Robe da Maddox

Carlo Stagnaro

All'età di 83 anni, è scomparso John Maddox, due volte direttore di Nature – dal 1966 al 1973 e dal 1980 al 1995 – e principe indiscusso della divulgazione scientifica negli ultimi decenni. Maddox si è sempre distinto per l'ampiezza dei suoi orizzonti intellettuali e, al tempo stesso, per la consapevolezza che comunicare la scienza al pubblico laico è almeno altrettanto importante che garantirne il progresso.

    All'età di 83 anni, è scomparso John Maddox, due volte direttore di Nature – dal 1966 al 1973 e dal 1980 al 1995 – e principe indiscusso della divulgazione scientifica negli ultimi decenni.

    Maddox si è sempre distinto per l'ampiezza dei suoi orizzonti intellettuali e, al tempo stesso, per la consapevolezza che comunicare la scienza al pubblico laico è almeno altrettanto importante che garantirne il progresso. La scienza non può procedere, se si avvita su se stessa, e non può convincere, se non si sforza di parlare la lingua della gente comune. Da direttore, ha compiuto diverse rivoluzioni: ha aperto per la prima volta un ufficio di Nature a Washington, cogliendo il dinamismo della ricerca americana, e ha accolto sulle sue pagine visioni eterodosse, per esempio sull'omeopatia. Ma, soprattutto, Sir John ha vissuto profondamente la sua missione di giornalista scientifico coltivando quelli che per lui erano quasi due comandamenti: il dubbio verso le visioni apocalittiche e la fiducia nella razionalità umana.

    “John non ha mai perso il suo approccio giornalistico alla scienza – ha detto Michael Barnard, numero due della casa editrice MacMillan, che per quasi 30 anni ha lavorato al suo fianco – e mi è sempre parso che gli uffici di Nature, quando lui ne era direttore, avevano qualcosa di simile a quelli di un quotidiano”. Per la forza delle sue convinzioni, Maddox è stato protagonista di diverse polemiche con gli atteggiamenti fideistici e catastrofisti.

    A metà anni Settanta, il tema di scontro era la popolazione e la crescita demografica. Mentre l'ecologismo radicale muoveva i suoi primi passi e si raccoglieva attorno alla paura della sovrappopolazione, Maddox dava voce all'ottimismo. Scriveva nel 1972: “sebbene queste profezie [su crescita demografica, inquinamento, esaurimento delle risorse, eccetera] abbiano un qualche fondamento scientifico, sono in verità pseudoscienza. L'errore più comune è supporre che le cose andranno sempre per il peggio. E nella misura in cui si fondano su ipotesi relative al comportamento umano, ignorano il modo in cui le istituzioni sociali e le aspirazioni umane possono contribuire a risolvere i problemi più complessi”. Quarant'anni dopo, la polemica continua.

    E Maddox ha continuato fino all'ultimo a osteggiare i profeti di sventura. Non solo sul fronte della demografia, ma anche su altri temi, a partire dal cataclisma più gettonato del momento, cioè il riscaldamento globale. La discussione climatica era, per lui, una sorta di jihad, più che un dibattito radicato nella scienza. “L'Ipcc – disse nel 2005 – è monolitico e compiacente, ed è probabile che esso stia esagerando rispetto alla velocità dei mutamenti”. Un uomo di scienza deve essere scettico; un uomo di comunicazione, deve parlar chiaro. Maddox sapeva fare entrambe le cose, per rubare le parole a Barnard, “con fascino ed entusiasmo”.