Maroni "furioso" chiama in causa il Cav.

Perché la maggioranza va sotto proprio su due temi cari alla Lega

Salvatore Merlo

Schiaffoni alla Lega (affossati due provvedimenti che le erano carissimi). Maroni furioso. Invocato l'intervento del Cav.

    Dal blog di Salvatore Merlo:

    Roberto Maroni dice di essere “furioso” e invoca l'intervento di Berlusconi in quanto “capo del Pdl”. Il mite Roberto Cota rincara: “Serve un chiarimento”. Il ministro dell'Interno chiede che il Cav. assicuri la disciplina e governi quei cavalli imbizzarriti della maggioranza (dodici per l'esattezza) che oggi, sommandosi ai voti dell'opposizione, hanno affossato a scrutinio segreto l'emendamento, carissimo alla Lega, sui centri di permanenza per gli extracomunitari. Uno schiaffone per il partito di Umberto Bossi che arriva nel giorno in cui anche l'emendamento sulle ronde, complice l'ostruzionismo del Pd (ma anche la scarsa simpatia di cui il provvedimento gode in alcuni settori del Pdl), è stato stralciato e riconvertito in un ddl da blindare con la fiducia. La Lega chiede un chiarimento e minaccia, neanche tanto sottilmente, la tenuta della maggioranza di centrodestra.

    Ignazio La Russa, il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl che ieri aveva tentato una mediazione sulle ronde con i democratici, si rivolge al furioso Maroni: che si calmi il ministro, “noi siamo arrabbiati quanto lui – dice – Si tratta di dodici singoli, dodici scemi che hanno votato non so come. Nessuno nel Pdl ha mai pensato che la norma non fosse importante”. Insomma la volontà politica è una e indivisibile. Ma è davvero così?

    C'è una voce che si solleva nel centrodestra tra i meno simpatizzanti della Lega: “Questo incidente se lo sono provocato loro, i padani, ad arte. Per strepitare un po', tirare la corda della trattativa sulle provinciali e coltivare il martirologio della Lega tradita. Utile per il voto di giugno”. Possibile? Sì e no, ma più no. Tuttavia la dietrologia pidiellina rende l'idea di un rapporto diffidente nei confronti dell'alleato nordista. E pare una costante in Parlamento (al governo solo sorrisi). D'altra parte i voti piovuti sugli emendamenti dell'opposizione pare vengano sul serio dal Pdl.

    E non tutti si stupiscono del risultato. I cattolici (ma non solo) non hanno mai avuto simpatia né per le ronde né, tantomeno, per la norma sui centri d'accoglienza. Gianfranco Fini, al congresso del Pdl, aveva affondato una stilettata alle politiche securitarie di stampo leghista e persino il Cav., assecondando umori vivi nel suo partito, si era trovato a dire con inusitata durezza che “la Lega non può volere tutto”. E poi ci sono le nuove regole antipianisti. E c'è chi, come Giancarlo Lehner, può ricordare di averlo detto: “Alla Camera, con le nuove regole sulle impronte digitali volute da Fini, la maggioranza rischia di andare incontro a strane sorprese”. Eccole.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.