La serena coabitazione della sinistra italiana con il negazionismo islamico

Alessandro Schwed

La sinistra coabita serena con il negazionismo islamico - nei giorni di guerra, si salda con Hamas, si tuffa nella sua propaganda. In questa scena, spicca un serafico hidalgo nazionale, che non chiameremo l'Innominato, ma l'Innominabile Ex della Farnesina,  intento nella sua permanente campagna anti-israeliana. Ormai, la sinistra è un effetto speciale visibile al microscopio.

    Per sedare l'angoscia ebraica dentro alla nuova ondata di antisemitismo; per ridimensionare il timore di pogrom etnici alle porte, alcuni dicono: non siamo a Sarajevo. Scheletrica consolazione. Gli ebrei vivono in un planetario ovunque dove di Sarajevo ce n'è a millanta. E l'odio etnico è un parente povero dell'antisemitismo. Siamo già dopo Gaza. Ma dovremmo scrivere già dopo i volantini sindacali per il boicottaggio dei negozi ebraici; le decisioni dei collettivi di fisica di boicottare le istituzioni scientifiche israeliane; la decisione catalana di disdire la marcia della Shoah; le grida olandesi “Hamas, Hamas, ebrei nelle camere a gas”; le settanta aggressioni ad ebrei francesi negli ultimi ventitre giorni - fonte La Repubblica, 21 gennaio - dopo questo e altro, le intime macerie diventano visibili. Si stendono attraverso la Storia fino al presente, e sono macerie ebraiche. In questi giorni, il sempre meno nuovo stato d'animo della sinistra, l'odio agli ebrei, cova il suo odio con amore, lo protegge, lo alleva. Il diritto all'esistenza di israeliani ed ebrei oscilla sotto le mazzate dei giudizi razziali, nella cui hit parade il maggior successo è il riff di “Ebrei nazisti”.

    Adesso, i remoti racconti degli ebrei cacciati dalla Spagna, dei loro cognomi cancellati, trasformati, che ancora occhieggiano dietro certi cognomi calabresi e siciliani, l'angoscia delle lettere di Maimonide su come gli ebrei vengano trattati dagli arabi, che li chiamano “I figli della morte”; le notti dei pogrom e ogni avvisaglia di caccia all'ebreo, tutto questo si avvicina fino a sentire sul collo il fiato del passato. Negarlo, richiamarsi all'idea che non siamo a Sarajevo, o che certo il nazismo è remoto, sono argomenti fuorvianti. Con il solo potere di distogliere l'attenzione dalla carta geografica e da quella politica. Quanto alla carta geografica, il nazismo oggi si trova in Iran; quanto alla carta  politica, gli alleati occidentali del nuovo totalitarismo antisemita sono europei e di sinistra; succhiano il latte ideologico dalle mammelle di Teheran. Dal terzo mondo del Che,  siamo all'altro mondo di Hamas.  L'altromondismo.

    Da anni, la sinistra italiana confina nella carta delle riviste politologiche il jihadismo e l'odio agli ebrei; poi nei titoli cubitali, nella cucina mediatica, negli occhi sdegnati delle dichiarazioni forbite, Israele ha diritto alla sicurezza, ma le reazioni al terrorismo sono  “spropositate”. Collegate i puntini e riconoscete chi sia il misterioso personaggio forbito. Ben altri toni, quelli usati da decenni, di volta in volta in direzione di Siria, Iraq, Iran, Hezbollah, Hamas. Ad Assisi, la Tv inquadra gli striscioni democratici “Due popoli due stati”, ma il bombardamento di Gaza è subito genocidio, infanticidio, strage degli innocenti (strage citata, strage eccitante, di memoria religiosa popolare, strage di bambini per altro ebrei, ad opera dei soliti ebrei). Quando una guerra è ebraica, l'orrore è metafisico: sale dalla terra al cielo con l'intima soddisfazione di celebrare un'altro processo alla colpevolezza ebraica.

    La crescita numerica delle vittime civili di Gaza è stata seguita morto dopo morto, unità dopo unità, dalla nuovissima macchina del tassametro televisivo. I suoi scatti sono stati amplificati in tutto il mondo con un conteggio minuzioso, mai applicato a una guerra, fino a rendere l'idea del genocidio di milioni di persone. Una drammaturgia dove il centro non è la morte degli oltre mille palestinesi, ma il soddisfacente paradosso che proprio gli ebrei sono dei carnefici. La macchina propagandistica di Hamas è avveduta. Sa bene come l'antisemitismo in Europa sia brace viva sotto la cenere di Auschwiz: basta soffiare su quella cenere, e a dispetto di quella cenere. Al contrario, in Europa, pochissimi sanno e vogliono sapere che sia successo nel corso dell'attacco terrorista al centro ebraico di Mumbai, il rabbino Gavriek e sua moglie Rivka denudati, violati sessualmente e uccisi. Per loro, nessun corteo. Le parole che circolano sono nazismo, sterminio, genocidio, infanticidio; e non è in corso la giornata della Memoria, ma un processo a Israele e dunque alla comunità ebraica mondiale. Eppure, niente, niente, sull'autostrada iraniana sotto Gaza: la sua vista è vietata alle telecamere.

    Che Gaza costituisca una immensa tragedia, è sotto gli occhi di tutti; che sia stata sceneggiata dal dipartimento iperrealista di  Hamas, traspare solo dai silenzi di Abu Mazen. Adesso vorremmo un'inchiesta totale su chi era asserragliato nelle scuole Onu, gli ospedali, le moschee. Pretendiamo un rapporto completo delle Nazioni Unite sulle bombe al fosforo e anche sul popolo-tirassegno. Intanto, dire-suggerire-alludere che la colpa è di Israele, è una rendita: offre consenso a piene mani. Che c'è di più popolare dell'antisemitismo? Gaza, che pacchia. Meno redditizio sarebbe dire che le braccia di Hamas cominciano a Teheran: e infatti chi lo dice? - In Europa, sessantacinque anni dopo il mattatoio nazista, un altro stralunato silenzio. Le sole parole della sinistra sono quelle di sostegno ad Hamas: ne omettono l'anima terrorista, la volontà di cancellare Israele.

    La sinistra coabita serena con il negazionismo islamico - nei giorni di guerra, si salda con Hamas, si tuffa nella sua propaganda. In questa scena, spicca un serafico hidalgo nazionale, che non chiameremo l'Innominato, ma l'Innominabile Ex della Farnesina, intento nella sua permanente campagna anti-israeliana; chino sul suo bacino elettorale, attua quella ricerca di consenso di cui accusa Fini. Ormai, la sinistra è un effetto speciale visibile al microscopio: una falange di mosche cocchiere in groppa a Teheran. Impercettibile, eppure oscena.

    Eppure, non è difficile vedere come il ruolo storico del nazismo lo stia giocando la potenza regionale che opera contrabbando di armi nel Mediterraneo orientale, paga lo stato sociale agli Hezbollah, finanzia  i tunnel di Gaza, i kamikaze e i libri-paga delle loro famiglie. La questione da porre a chi vuole permanere nelle marce della pace di Hamas, è se sia possibile immaginare una marcia della pace con Hitler. Dato che siamo in presenza di un progressivo sovrapporsi di obiettivi dell'Iran con la disperazione acefala della sinistra: dove l'antico fronte era Sinistra, Vietnam, Anticapitalismo, oggi è Sinistra-Hamas-Antisemitismo.

    Questo è il fondo morale della sinistra europea: priva di idee, a caccia di un consenso torbido, pronta a svendere la Shoah, a ritrovarsi alleata a Storace e al populismo mondialista di Forza Nuova. La sinistra europea è fasciocomunista; assume su di sé l'immaginario di Hamas, è fanatica. Ai convegni con l'icona dell'arcobaleno troveremo le caricature che già si vedono sulla nostra stampa di sinistra, dove gli ebrei sui carri armati israeliani hanno lo stesso nasone disegnato dall'umorismo nazista e poi da quello iraniano.  “…Il Profeta, Allah lo benedica e gli conceda salvazione, ha detto: il Giorno del Giudizio non verrà finché i Musulmani non combatteranno gli ebrei. Quando gli ebrei si nasconderanno dietro pietre e alberi, le pietre e gli alberi diranno: Oh Musulmani! Oh Abdulla, c'è un ebreo dietro di me, venite e uccidetelo”. Dall'articolo 7 dello statuto di Hamas.
    Ne è passato di tempo, da “L'Ideologia Tedesca” sotto braccio.