La questione Morales

Oggi la Bolivia vota in un clima da tempesta perfetta

Maurizio Stefanini

Oggi si vota in Bolivia in un clima di caos per il referendum revocatorio che Evo Morales ha convocato per controbattere ai
referendum sulla devolution con i quali i quattro dipartimenti di Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija si sono dotati di statuti di autonomia sul modello catalano.

    Oggi si vota in Bolivia in un clima di caos per il referendum revocatorio che Evo Morales ha convocato per controbattere ai
    referendum sulla devolution con i quali i quattro dipartimenti di Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija si sono dotati di statuti di autonomia sul modello catalano. Da una parte, infatti, il compromesso della Corte elettorale ha stabilito che i prefetti dovranno dimettersi solo se si avrà una percentuale contraria del 50 per cento + 1, e non un voto in più di quelli con cui erano stati eletti (tra il 38 e il 48 per cento), a differenza di quanto stabilito nella legge con cui il revocatario è stato istituito (per Morales resta invece il principio di superare il 53,7 con cui è stato eletto). Ma il vicepresidente Álvaro García Linera dice di non accettare il compromesso e che secondo lui dovranno dimettersi i prefetti anche solo con un voto contrario in più di quelli eletti, secondo quanto previsto in origine. Ma, d'altra parte, il prefetto di
    Cochabamba Manfred Reyes Villa ha detto che lui non si dimetterà e non andrà neanche a votare. Insomma, si vota senza sapere quali potranno essere gli effetti del voto. D'altra parte, sul paese si è abbattuta un'ondata di proteste, anche se venerdì è tornata un po' di calma: due morti in una manifestazione di minatori contro la riforma pensionistica; sciopero di maestri; una manifestazione che ha impedito a Morales di recarsi a Sucre; un'altra manifestazione che ha impedito a Morales, Chávez e Cristina Kirchner di atterrare all'aereoporto di Tarija: uno sciopero della
    fame di 1000 oppositori; un misterioso attentato a un ministro… L'opposizione è frammentata come non mai: il Podemos, principale partito d'opposizione, che ha appoggiato il referendum; 5 prefetti di opposizione che l'hanno accettato solo dopo la modifica della Corte elettorale; Reyes Villa che non accetta; un'ala dell'opposizione di Santa Cruz che ormai sogna l'indipendenza; il sindacato Cob che attacca Moralres da sinistra. Paradossalmente, però, invece di rafforzare Morales questa frammentazione lo indebolisce, contribuendo ancora di più a rendere la situazione ingovernabile.