Il congresso di Rifondazione comunista a Chianciano

Falce e macello

Salvatore Merlo

Il “professor” Massimo Fagioli parla lungo e denso. Il suo fraseggio è così affollato di dottrine che è difficile individuare il soggetto, il verbo e il predicato. Ma poi a una domanda sulla successione al trono di Rifondazione (oggi il congresso) risponde chiaro.

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    Roma. Il “professor” Massimo Fagioli parla lungo e denso. Il suo fraseggio è così affollato di dottrine che è difficile individuare il soggetto, il verbo e il predicato. Ma poi a una domanda sulla successione al trono di Rifondazione risponde chiaro: “Né Paolo Ferrero né Nichi Vendola valgono mezzo Bertinotti. Vendola poi è un'aporia vivente. E' all'unisono cattolico, comunista e omosessuale. E' mai possibile conciliare queste tre identità?”. Pasolini lo faceva. “Ma non era candidato alla segreteria – dice Fagioli – Ferrero è rimasto ai tempi della svolta occhettiana, è incartato nel passato marxista leninista. Ridicolo”. Dice così il professore, il settantenne psichiatra che da quattro anni mantiene un sodalizio intellettuale con Fausto Bertinotti.

    Qualcuno (“i cretini”, dice lui) lo definisce il guru del subcomandante Fausto. “Fu nel 2004 – racconta al Foglio – che con Bertinotti ci ritrovammo nell'avviare la svolta non violenta” del partito. Un passaggio storico. Da allora l'ex presidente della Camera ha preso le distanze dalle violenze dei noglobal e ha emarginato Nunzio D'Erme, celebre per avere sparso letame davanti all'abitazione romana del Cav. Un rapporto, quello tra Fagioli e Bertinotti, difficile da decifrare. Abbastanza intenso da aver fatto storcere il naso a molti nel Prc e nella sinistra in genere. Epica la lite con Giulietto Chiesa, che abbandonò la rivista Left all'arrivo del professore, capo – diceva Chiesa – “di una setta”. “Io offro una nuova strada da percorrere – spiega Fagioli – dopo il fallimento del comunismo perseguo ‘la realtà umana'”. Mica poco. Un orizzonte che pare abbia ispirato anche l'ultima – non riuscitissima per la verità – svolta bertinottiana, il lancio di quella sinistra Arcobaleno poi naufragata lontano dal Parlamento.

    L'ultimo incontro tra i due è avvenuto lunedì scorso, quando Bertinotti ha presentato il sesto numero della rivista “Alternative” a un pubblico di così detti “fagiolini”, il gruppo di persone (qualche centinaio) che quattro volte alla settimana in piazza San Cosimato, nel rione Trastevere, partecipa a mastodontiche sedute di analisi collettiva che Fagioli chiama “psicoterapia di folla”. Cosa ha detto a Bertinotti? “Che il cardine della nuova sinistra non è più la classe operaia, ma sono gli immigrati. Questo è il terreno del nuovo scontro. Anche gli italiani in America, prima di diventare operai, erano immigrati”.

    Ma Bertinotti ha lasciato, si ritira per “dedicarsi alla ricerca – ha spiegato lunedì – alla teoria politica più che alla prassi”. Una perdita insostituibile per Fagioli, a cui i giovani duellanti di Rifondazione, Ferrero e Vendola, non piacciono affatto. Specie Vendola. “Come si fa ad accettare che il segretario di Rifondazione sia un cattolico praticante? Si rischia una sindrome bipolare, dissociativa. La religione cattolica non è un fatto personale. Come scriveva l'altro giorno Ritanna Armeni su Liberazione: la realtà umana conta in politica. Vendola è cattolico e in quanto tale non può fare il segretario”. Ma anche Ferrero è uomo religioso, è valdese. “Sì – dice Fagioli – ma essere valdesi è un fatto privato. La chiesa valdese non ha mai avuto influenze sulla politica e lo stato. Come farà invece Vendola a proseguire nel solco del pensiero laico tracciato in Europa da Zapatero su aborto, divorzio, fecondazione assistita ed eutanasia? Si iscriva al partito di Casini”. Eppure Vendola si è spesso smarcato dal Vaticano ed è un libertario omosessuale. “E' lo stesso discorso. La sessualità è un fatto privato, che si può coltivare all'interno di associazioni di scopo, ma non si può proporlo come identità politica. E poi cattolico e omosessuale sono in contraddizione – continua Fagioli – Non bisogna confondersi le idee, tanto più che noi ci proponiamo di cercare la realtà umana. Insomma chi è Nichi Vendola? Non si capisce”. Sarà. Ma è il favorito e gode della stima di Bertinotti (e non solo).

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.