Aumentano i nati, diminuiscono le complicazioni e gli aborti

Turco contro l'evidenza, i dati dicono che la legge 40 funziona

Nicoletta Tiliacos

Un dato appare con grande evidenza nell'ultima relazione – relativa al 2006 – sullo stato di attuazione della legge 40 che regola la procreazione medicalmente assistita. Il dato è che quella legge sta funzionando egregiamente. E siccome a pensar male ci si indovina sempre, o quasi, forse è stata proprio l'impossibilità di usare quella relazione contro la legge, la spiegazione del suo deposito alla Camera in forma semiclandestina da parte dell'ex ministro della Salute, Livia Turco: venerdì scorso, con i deputati già tutti a casa e nessun comunicato ufficiale di lancio.

    Roma. Un dato appare con grande evidenza nell'ultima relazione – relativa al 2006 – sullo stato di attuazione della legge 40 che regola la procreazione medicalmente assistita. Il dato è che quella legge sta funzionando egregiamente. E siccome a pensar male ci si indovina sempre, o quasi, forse è stata proprio l'impossibilità di usare quella relazione contro la legge, la spiegazione del suo deposito alla Camera in forma semiclandestina da parte dell'ex ministro della Salute, Livia Turco: venerdì scorso, con i deputati già tutti a casa e nessun comunicato ufficiale di lancio. Eppure la relazione sul 2006, elaborata a partire dalle rilevazioni raccolte nell'apposito registro che ha sede presso l'Istituto superiore di Sanità, Livia Turco l'aveva firmata già il 30 aprile scorso.
    L'ex ministro poteva lasciare al suo successore l'onore e l'onere dell'interpretazione dei dati, ma è evidentemente quello che la Turco meno aveva voglia di fare. La sua è dunque la solita lettura dai toni negativi, perfettamente in armonia con quelle nuove linee guida della legge 40, a loro volta emanate fuori tempo massimo, a mandato ministeriale ultrascaduto, che pure provano a smantellare alcuni punti fermi e irrinunciabili della legge 40. Vediamo allora che cosa dicono concretamente i numeri riportati nella relazione, e quale fondamento hanno le considerazioni dell'ex ministro. Che lamenta, a riprova dei peccati della legge 40, “un mancato incremento atteso nelle percentuali di gravidanze, come invece si registra in tutti gli altri paesi europei” e una “rilevante percentuale di gravidanze gemellari e trigemine nella popolazione femminile più giovane”.
    Con le regole stabilite dalla legge 40, nel 2006 sono nati 7.507 bambini su 10.608 gravidanze ottenute, mentre nel 2005 (la legge è stata approvata nel febbraio del 2004) i nati erano stati 4.940. Bisogna però considerare che al registro dell'Iss non sono pervenute, per il 2006, notizie sull'esito di 2.500 gravidanze. Il fenomeno di mancato follow up, che per il 2005 era stato addiritura macroscopico (interessava il 41,3 per cento delle gravidanze), l'anno dopo è diminuito, riducendosi al 21,5 sul totale, ma è ancora molto rilevante. 
    Aumentano, a smentita delle recriminazioni sul “turismo procreativo”, le coppie che si rivolgono ai centri italiani. Erano 43.024 nel 2005, sono diventate 52.506 nel 2006. Chi va all'estero, insomma, lo fa per ottenere quello che la legge 40 proibisce (eterologa, soprattutto). Ma il fenomeno, come si può constatare leggendo Libération di domenica (vedi articolo in questa stessa pagina) accomuna l'Italia a molti altri paesi europei, anche a quelli assai più permissivi del nostro, perché ci sarà sempre un luogo (Spagna zapatera, o paesi dell'est totalmente deregolati) dove chiunque può fare qualcosa che altrove è proibito o limitato.
    Rispetto al 2005, dunque, aumentano i nati, aumentano le coppie e aumentano anche i centri che applicano tecniche di procreazione medicalmente assistita, diventati 342 (erano 330 quelli censiti per il 2005). La relazione appena depositata segnala tuttavia come dato negativo il fatto che la percentuale di successi, nel 2006, ricalchi semplicemente quella dell'anno precedente, sia cioè del 17,4 per cento sul totale dei pazienti trattati. Un numero, dice la Turco, inferiore ad altri “paesi europei”. Scrive l'ex ministro: “Il fatto che tali percentuali non aumentino non rappresenta un successo dell'efficacia delle tecniche, ma semmai un risultato del loro insuccesso”. Tradotto: in altri paesi si possono scegliere gli embrioni “migliori” e scartare gli altri, per avere più gravidanze. Ma alla base della nostra normativa c'è proprio la scelta di escludere qualsiasi pratica eugenetica, compresa la selezione degli embrioni, e le percentuali di nati sono sostanzialmente in linea con i dati europei.
    Una delle risposte più nette a chi parla a vanvera di “legge crudele, contro le donne”, viene poi dal crollo delle complicazioni da iperstimolazione ovarica: erano 670 i casi nel 2005, sono 161 nel 2006. Il limite massimo di tre embrioni da impiantare significa, infatti, trattamenti ormonali meno pesanti per produrre ovociti. Diminuiscono anche gli aborti spontanei e tardivi, le morti intrauterine, le gravidanze ectopiche. Le gravidanze gemellari, invece, aumentano di uno 0,5 per cento, davvero poco per bocciare la legge. A rendere ancora più chiaro il suo buon funzionamento, c'è infine un ultimo rilievo: è aumentata, dal 2005 al 2006, l'età media delle donne che accedono alle tecniche di fecondazione. Nel 2006, il 24 per cento dei cicli ha riguardato donne attorno ai 40 anni, nel 2005 era il 20,7 per cento. La legge funziona bene anche perché all'aumento dell'età non corrisponde una diminuzione dei successi. Eppure, siamo certi che gli attacchi alla legge 40 non finiranno qui.