Questa gauche fuori dal mondo - Anche in inglese

Nicoletta Tiliacos

La fine di un'epoca. Non è raro sentir definire così l'esito delle ultime elezioni politiche, e dell'ancor più spiazzante corollario di una Capitale conquistata dopo sessant'anni da una destra che più destra non si può. Il critico letterario Alfonso Berardinelli pensa che per capire davvero l'Italia che verrà, e che si è rivelata in modo così uniforme e inequivocabile, vada fatta una distinzione, in un certo senso preliminare, che riguarda i cosiddetti “valori della modernità”. Al Foglio spiega che “se sviluppo, libertà, benessere, comunicazione sono obiettivi più o meno neutri, a destra li si persegue storicamente mettendo l'accento su autorità, merito, importanza sociale dei ricchi, accumulazione, efficienza, ordine pubblico, repressione del crimine".

    La fine di un'epoca. Non è raro sentir definire così l'esito delle ultime elezioni politiche, e dell'ancor più spiazzante corollario di una Capitale conquistata dopo sessant'anni da una destra che più destra non si può. Il critico letterario Alfonso Berardinelli pensa che per capire davvero l'Italia che verrà, e che si è rivelata in modo così uniforme e inequivocabile, vada fatta una distinzione, in un certo senso preliminare, che riguarda i cosiddetti “valori della modernità”. Al Foglio spiega che “se sviluppo, libertà, benessere, comunicazione sono obiettivi più o meno neutri, a destra li si persegue storicamente mettendo l'accento su autorità, merito, importanza sociale dei ricchi, accumulazione, efficienza, ordine pubblico, repressione del crimine. A sinistra troviamo invece l'enfasi su equità, centralità dei poveri e degli emarginati, redistribuzione della ricchezza, tolleranza e permissività”. Siamo sicuri che tutto questo sia ancora vero? “Sì è ancora vero. E però è successo che la sinistra non sia stata in grado di rinnovarsi, proprio a causa della forte tradizione, stabilità e anche qualità del suo ceto politico. La sinistra non si è mai sentita responsabile dei guai dell'Italia, come se quei guai non fossero mai nati anche dalle politiche di sinistra. E la sinistra ha creduto troppo a lungo al peso politico ed elettorale della sua cultura. Come se bastassero un regista o un comico di successo o un cantautore o un manifesto di professori universitari a convincere l'elettorato. Non è così”. E infatti “Asor Rosa ha detto di votare Rutelli, e Rutelli non è stato votato. Cacciari qualche anno fa ha detto che Berlusconi era bollito, e invece Berlusconi ha conquistato l'Italia più di prima”. Il fatto è, prosegue Berardinelli, “che la cultura cosiddetta ‘alta' (che poi alta non è, perché è di massa anche la cultura universitaria) in Italia ha perso prestigio. E' chiusa nelle università e abita idealmente a Roma, dove ha il suo domicilio platonico, e non condivide i problemi ‘volgari' della maggioranza della popolazione”. Fare affidamento su un potere culturale logorato non ha consentito alla sinistra di “fare i conti con Berlusconi come specchio dell'Italia. Berlusconi infastidisce perché non ha forma, è spesso indecente ed è strapieno di contenuti, di istinti sociali primari e irriducibili, riconoscibili a vista. La sua immagine mediatica non nasconde e non sottintende niente”. L'apparenza come sostanza non vale affatto, d'altra parte, per la sinistra, “i cui politici, a parte le molte brave persone che naturalmente ci sono, fanno spesso l'impressione di essere vuoti o ipocriti o supponenti o snob”. Come se recitassero una parte, mentre i valori sono credibili “quando vengono fisicamente incarnati da qualcuno che davvero riesce a rappresentare strati e bisogni sociali che in quei valori si identificano”.
    La “politica vista da chi non la fa” e la “difesa dell'antipolitica” sono i titoli di due saggi scritti in passato da Alfonso Berardinelli, che alludono a due temi tanto ingombranti quanto sostanzialmente incompresi ma determinanti nella tornata elettorale appena conclusa: “Ingombranti soprattutto perché molto sottovalutati, nonostante il gran parlare che se ne fa. Gli italiani non si fidano dei politici, anche di quelli buoni. Veltroni e D'Alema rappresentano la politica, una politica che si pretende buona. Ma oggi la politica è sotto processo, e la società la sente come un peso di cui liberarsi, perché è identificata con lo stato. Ma lo stato è ancora quello che Marx chiamava ‘boa constrictor', il serpente che soffoca le forze sociali, coloro che producono, siano essi imprenditori o lavoratori dipendenti”. Oggi la produzione è contro la politica, “anche gli operai hanno smesso di credere nella sinistra. Epifani è il leader sindacale più in crisi proprio perché è il più politico e il meno sindacalista”.
    Invano la sinistra si è sgolata contro l'antipolitica, “immaginando che fosse un fenomeno da berlusconismo. Io credo invece che una vera sinistra debba essere anche antipolitica, e cioè guardare più alla società che al Palazzo, imparare a vedere la politica con gli occhi ‘di chi non la fa'. Il Sessantotto fu questo, al suo meglio, fu movimento extraparlamentare. Al suo peggio, produsse micropartiti settari, palestra per futuri politici e politicanti”. Berlusconi, Bossi, Fini e Alemanno sono stati quindi più bravi a vedere la politica con gli occhi di chi non la fa o a dare l'impressione di saperlo fare? “Trovo che almeno oggi siano sociologicamente più reali e più interessanti di Prodi, Veltroni e D'Alema, ai quali non nego affatto qualità umane e politiche. Possono essere bravi, onesti, ma non comunicano niente. Vale soprattutto per Prodi e D'Alema, mentre Veltroni comunica cose vecchie, minestre riscaldate, un eterno Sessantotto idealizzato e svuotato, ridotto a cinema e notti bianche, falsi e insignificanti ricordi degli anni Sessanta”. Berardinelli non crede nemmeno che Veltroni e Rutelli siano stati dei buoni sindaci: “Sono romano di Testaccio, dunque romanissimo, anche se non abito stabilmente nella mia città da dieci anni. Ma ogni volta che ci vengo la trovo sporca, squallida, inefficiente nei trasporti. Una città che non si sa come usare, nella quale non si può lavorare. O meglio: la gente a Roma lavora moltissime ore, ma è perlopiù lavoro inceppato, assorbito dalle burocrazie. Lavoro inutile, insomma, che spreca energie e dà pochi frutti. Roma è un paesone un po' patetico, ci vive bene solo chi non conosce le altre capitali”.
    Veltroni non ha fatto proprio nulla di buono? “Sì, ma non c'entra con Roma. Si è giustamente lasciato alle spalle la cosiddetta sinistra radicale, che tutto è fuorché radicale. Che cosa ha rifondato, Rifondazione comunista? Non ha prodotto un filo di analisi del comunismo e delle sue eredità, pessime o eventualmente buone, Diliberto è una caricatura e i Verdi non sono mai stati credibili. Il capolavoro di Veltroni è stato quello di dimostrare che basta il terrore di Berlusconi per svuotare di voti i partiti alla sinistra del Pd. Il solo contenuto politico che avevano in testa i comunisti-verdi era l'antiberlusconismo, per il quale hanno dimenticato subito qualsiasi comunismo ed ecologismo”. E a Berardinelli dispiace che “ora i vampiri come Toni Negri avranno buon gioco a succhiare sangue fresco da giovani ingenui e delusi, facendo loro credere che tra democrazia borghese e lager nazisti non c'è differenza. I sopravvissuti di Autonomia operaia sono il Sessantotto trasformato in un film horror”.
    Torniamo all'antipolitica e alla “tristezza di quelle facce incantate fisse su Beppe Grillo. Un comico che non ha mai fatto ridere e che recita una rabbia continua, da ictus. Non è osceno? E' l'identico speculare della politica che lui dal palco ordina di mandare ‘affanculo'. Se la prende con la comunicazione e fa solo pessima comunicazione demagogica. Soffia, soffia dentro il suo pallone aerostatico e lo gonfia a vuoto. Se la prende con i parolai e usa parolacce, spattacoli in piazza e dietro niente”. Non è questa l'antipolitica a cui pensa Berardinelli, che confessa di aver “imparato a odiare la politica a forza di non capirla. Credo che gli italiani non debbano aspettarsi miracoli dalla politica. Siamo un popolo di impazienti condannati ad avere pazienza. Ma se non ci mettiamo a studiare e lavorare seriamente i cinesi ci mangeranno vivi. Ci aggrappiamo al cibo, alla bellezza e all'immagine. E allora facciamolo fino in fondo: assumiamo l'ambiente, l'agricoltura, la salute fisica e mentale come cura di una società antisociale come è l'Italia. E salviamo l'educazione, dei bambini e dei ragazzi, senza credere in famiglia che l'educazione debba avvenire a scuola, e a scuola che debba avvenire in famiglia. Ma siamo un paese malato e difficile da guarire”.
    Come parte della cura, Berardinelli propone di “mandare a casa i politologi. Dall'autonomia del politico di Mario Tronti alla grammmatica istituzionale di Sartori, la scienza politica è uno dei modi più subdoli per chiudere gli occhi sulla vita sociale e individuale. Noi italiani siamo degli ‘idioti sociali', non vediamo mai le conseguenze pubbliche dei nostri comportamenti quotidiani. Manchiamo di immaginazione pratica e di semplicità, virtù politiche primarie. E dimentichiamo che principi e valori senza interessi immediati non pagano sul piano politico. Si può essere snob, noi addetti alla cultura e alla comunicazione spesso lo siamo, si possono ignorare gusti e inclinazioni della maggioranza. Ma allora non si può fare politica elettorale. Si fondano riviste e scuole di pensiero, si organizzano gruppi di collaborazione culturale, ma non si spera nelle maggioranze”.
    Ha allora fondamento l'ipotesi di un rancore popolare e “sanfedista” esploso contro le élite di sinistra, un rancore che nel caso di Roma si è materializzato nell'elezione di Alemanno, cosa impensabile ancora pochi mesi fa? E' il rancore contro chi non ha fatto quel che prometteva? Si sente dire che il modello di Italia politica che ne esce sarà refrattario alle regole, si parla di nuovo clientelismo, di uscita dall'Europa. Berardinelli racconta che la sera della vittoria di Alemanno ha ricevuto “un messaggio da un'amica tedesca, che mi parlava di ‘Roma fascista'. Quella reazione è frutto di una malattia ideologica. Parlare di fascismo, per la sinistra, è sempre autoconsolatorio e in generale anacronistico. Sono convinto che, a Roma, più che aver vinto la destra abbia perso la sinistra. Una sinistra cieca, incapace di capire i problemi materiali della città. Come diceva Pasolini, dall'interno del Palazzo non si vede la realtà. Io non ho votato. Mi sento di sinistra e non avrei votato Alemanno, ma non ho potuto votare nemmeno per Rutelli. Mi ricordo di quando era sindaco e, a quelli che vivevano a Campo de' Fiori e protestavano per il caos fino alle quattro della notte, diceva che potevano cambiare zona. L'elettorato capisce chi ha intenzione e chiarezza mentale per affrontare i problemi. A Roma l'elettorato non ha creduto che l'avrebbe fatto Rutelli, e ha creduto che lo farà Alemanno. Una brava persona, a occhio e croce, che per senso dell'onore proverà a mantenere quello che ha promesso, anche se sarà difficile”.
    Berardinelli crede che “gli ex fascisti vogliano fortemente uscire dalla dimensione passatista. Il fascismo è un anacronismo e chi lo teme politicamente delira. Fascismo e comunismo sono oggi due sindromi psichiatriche, che non vanno prese in senso politico ma in senso di automistificazione culturale dei singoli”. Ma anche Berlusconi ha accusato i suoi avversari di comunismo… “E ha avuto buon gioco, visto che a sinistra c'è chi si dichiara proprio comunista. Non puoi dirti comunista quando sai già che è una fandonia, perché non hai un'analisi delle classi, non hai una teoria del partito rivoluzionario, non hai una teoria della transizione: quindi non sei un comunista”. E stiano pur tranquilli i tedeschi, gli svedesi, gli europei trepidanti, perché “il fascismo storico è morto. Così come direi ad Angelo Panebianco che il Sessantotto non va abolito, perché è finito con l'assassinio di Aldo Moro”.
    Berardinelli constata che, dopo la sconfitta, “gli elettori di sinistra hanno dimostrato uno stato d'animo molto più apocalittico e accusatorio, mentre i loro leader sono stati più moderati. E allora mi meraviglia che le cose anche sagge che Bertinotti e Zingaretti hanno detto dopo i risultati non siano state pensate e dette prima. E ora sono curioso di vedere che cosa farà Alemanno: l'alternanza è una cosa disintossicante”. C'è chi pensa che alternanza, nella versione all'italiana, significa che non vince mai, o quasi, chi ha governato per ultimo: “Può essere così ma la cosa non mi preoccupa affatto. I risultati elettorali comunicano a tutti delle verità che, per quanto sgradevoli, sono comunque corroboranti”. In che senso? “Veniamo a sapere cose che non sapevamo, verità che la sociologia o la politologia o la statistica non riescono a cogliere. Questo plebiscito per la destra è anche un ricondurre la politica alle sue radici materiali, agli spiriti sociali primari. E' lo stesso meccanismo per il quale in America non si riuscirà mai a togliere le armi ai singoli cittadini. L'individuo laggiù si sente investito personalmente della difesa di quello che sente essere il proprio diritto. A una società non vanno chiesti idealismi. Ci si può aspettare solo che essa agisca secondo istinti sociali primari. I principi vanno affermati, ma questo è il compito degli intellettuali, mentre in politica la cosa produce sempre esperienze deprimenti. Sono un misantropo, lo ammetto, perché trovo che l'umanità associata sia spesso più pericolosa dell'individuo. La società vuole garanzie e vuole libertà, cosa che è stata detta, con accenti differenti, sia da Mussolini sia da Ferruccio Parri (rispettivamente: “E' inutile governare gli italiani” e “Questo popolo non merita niente”)”. Sul piano delle garanzie e della libertà, a torto o a ragione “stavolta ha funzionato più efficacemente la proposta della destra, percepita come più ‘autentica'. E' il vantaggio di cui ha goduto un uomo non simpatico ma orgoglioso come Alemanno. E nel feroce fastidio nei confronti della politica, le persone superbe e orgogliose come Alemanno hanno un senso di sé che le porta a essere credibili. Lui è il K2, l'alpinismo contrapposto all'estetica del trash. Nelle estetiche giovanili sta prevalendo l'attrazione per l'immondizia, il trash, per ciò che è malato, mortifero, morboso. Il fatto che Alemanno abbia un aspetto di contravveleno per tutto questo è significativo”. Ma allora c'è stato il ricongiungimento di un paese con la propria anima politica profonda? “Io darei un'interpretazione anche più radicale. Simone Weil, che i problemi li affrontava radicalmente, nel 1943 scrisse un saggio sull'abolizione dei partiti politici. Che non significa amore per il partito unico o dittatura di un partito, ma che per arrivare alla soluzione di problemi, i partiti fanno velo. Nei partiti, gli individui hanno paura di dire certe verità che temono possano essere usate dall'avversario. Le formazioni politiche nascono nei conflitti, ma si perpetuano anche quando il conflitto originario si è spento e affievolito. Non si può più perdere tempo, in Italia ci sono troppe cose che non vanno, dalle ferrovie all'università. Lo sforzo per capire le cose essenziali esige che si eviti di contrapporsi in modo partitico. Esige che si dia perfino torto ai compagni di partito in nome della verità”.

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    The end of an epoch, there's no other way to accurately define the outcome of the recent Italian elections, and even more so the conquest of the city of Rome by a seriously rightwing Centre Right coalition. In order to understand the new Italy that is being ushered in, according to literary critic Alfonso Berardinelli a brief meditation needs to be made on the nature of the “fundamental values of modernity”. “If development, freedom, wellbeing and communications can be defined as more or less neutral values, common to all sides of the political arena, traditionally the right has pursued them placing the accent on authority, merit, efficiency, respect for the creation of wealth, law & order. The Left has generally put the emphasis on equality, the importance of hearing the voices of the poor and the marginalized, the redistribution of wealth, tolerance and permissiveness". “If development, freedom, wellbeing and communications can be defined as more or less neutral values, common to all sides of the political arena, traditionally the right has pursued them placing the accent on authority, merit, efficiency, respect for the creation of wealth, law & order. The Left has generally put the emphasis on equality, the importance of hearing the voices of the poor and the marginalized, the redistribution of wealth, tolerance and permissiveness”. “The fact is that so called “high culture” (which is not so high these days anyway, considering how Universities are part of a mass culture) in Italy has lost a lot of its original prestige. It is closed in on itself, and lives in its Ivory Towers, especially in cities like Rome which is its ideal location, and has no time for the “vulgar concerns” of the vast majority of the population”. “Placing its trust in a discredited “power of cultural persuasion” did not in fact permit the Left to challenge Berlusconi effectively in his guise as “Mr Average Italian”. Berlusconi infuriates the Left because he is protean, over the top, unsophisticated and predictably unpredictable. In terms of his media image, what you see is definitely what you get”. “Appearance as substance” doesn't work at all for the Left, “whose political leaders – despite many of them being perfectly decent human beings – frequently appear to be “too good for the electorate”, thus snobbish, presumptious or hypocritical”. As though they were merely playing a part, whereas political values are only credible “when they are physically interpreted by someone who obviously seems to represent the social strata with which those values are identified”. Alfonso Berardinelli has also written about the Italian phenomenon of “anti-politica”, the formal rejection of the “rules” of standard politics, and he feels that it is severely underrated as a political system in its own right. “The Italians don't trust the political class, even those leaders who appear to be the “good guys”, such as Walter Veltroni and Massimo D'Alema. The Left have attacked the “anti-politica” phenomenon imagining that it was just synonymous with “Berlusconismo”. In my view a real Left wing movement should be paying more attention to Society and less to the Corridors of Power, learning how to view politics through the eyes of those who don't actually practice it. At its best, the whole “Sessantotto” movement was a a good example of this, but at its worst, it was simply a seed bed for producing sectarian mini parties and self styled future leaders”. So are Berlusconi, Bossi, Fini and Alemanno better at getting, or at least appearing to get, retail politics through the eyes of the voters? “They are more interesting figures than the likes of Prodi, Veltroni or D'Alema, who for all their undeniable political, ethical and personal qualities, don't really communicate anything in particular. Veltroni in particular projects this endless reheated nostalgic version of the Sessantotto, idealized and meaningless, all cinema and all night cultural events, with no real relevant content”. Berardinelli doesn't even believe that Veltroni or Rutelli were even much good as mayors or Rome “I was born and raised in Testaccio, so I'm the real deal, a proper Roman, even if I haven't lived here for some ten years, but every time I come back, Im amazed at how dirty and grotty it is, with such inefficient public transport. The only people who think its ok here, are those who have never lived in foreign capitals”. So hasn't Veltroni don't anything right? “Yes, but none of it as far as Rome is concerned. The best thing he's done is to drain the votes from the extreme left wing parties. The only political content of the residual communist parties and the greens was their anti-Berlusconi fervour, having devoted little time for either communist or ecological values”. “And then there are those vampires like Toni Negri, preying on the young and impressionable, making them think that there is no real difference between bourgeois democracy and the Nazi Holocaust”. His opinion of the satirical comedian turned protest politician Beppe Grillo is not much kinder “he was never funny as a comic and now he just spews out a continuous rage, the mirror image of the political culture which he says he condemns. He criticizes the media but his own demagogy is just as bad”. As a nation, Berardinelli thinks “we are clinging on for dear life to our cult of good food, physical beauty and of superficial appearances of well being. But we are a nation that is sick, and will be hard to make better. We Italians are a nation of “social idiots”, we never seem to spot the long term public consequences of our daily behaviour patterns. We seem to lack a sense of practical foresight and simplicity, which are in fact primary political values. We frequently forget that declaring principals and values without an immediate concrete benefit is unworkable as a political strategy. It's easy to feel very pleased with ourselves, as many of us within the cultural and media industries are, and even easier to forget the tastes and inclinations of the majority. If you're going to be like that, then there's no point in seeking a political majority, you should just stick to founding high brow magazines and schools of thought, and organizing cultural events. So could it be said that Alemanno's victory in Rome, which seemed so unthinkable just a few months ago, was the result of a explosion of popular resentment towards a political elite that had promised much, but achieved little? “More than a victory of the Right, this was a defeat for the Left, which is unable to understand the physical nature of the city's problems. Although I consider myself on the Left, I didn't vote; I couldn't have voted for Alemanno, but then neither could I vote for Rutelli. But here in Rome the electorate didn't believe that Rutelli would sort out the city's problems, whereas they were prepared to give Alemanno the benefit of the doubt”. For those who still wave the term “fascist” at the new mayor, Berardinelli explains that “the ex-fascists want to sever all links with the past. Fascism is now a political anachronism and anyone who says they fear its return is nuts. Fascism and Communism are nowadays just two psychiatric conditions, which should not be analysed in political terms, but understood as self referential aggrandizement of certain individuals”. “Society wants a balance of stability and of freedom, and rightly or wrongly, this time round it was the message of the Centre Right in Rome that came over as sounding more authentic. And this is the advantage of a man who is not instantly likeable, and who is somewhat proud like Alemanno; they have a sense of who they are which makes them politically credible". (translation by William Ward).