Solo tra donne ci si può odiare così grandiosamente

Julie Burchill contro Madonna, odio sublime tra due cinquantenni

Annalena Benini

"Tre cose, è meglio saperlo, saranno sempre con noi: i poveri, le tasse e Madonna”. Julie Burchill, scrittrice inglese ed editorialista di sinistra super scorretta, che abbandonò il Guardian per il Times accusando il Guardian di antisemitismo, poi disse che si prendeva un anno sabbatico perché aveva scoperto Dio, poi abbandonò il Times, infine spiegò che lasciava il giornalismo perché non aveva più bisogno di soldi (avendo scritto libri e una serie tivù e avendo anche venduto una casa), ha scelto ancora il Guardian per distruggere Madonna, il suo vecchio incubo.

    "Tre cose, è meglio saperlo, saranno sempre con noi: i poveri, le tasse e Madonna”. Julie Burchill, scrittrice inglese ed editorialista di sinistra super scorretta, che abbandonò il Guardian per il Times accusando il Guardian di antisemitismo, poi disse che si prendeva un anno sabbatico perché aveva scoperto Dio, poi abbandonò il Times, infine spiegò che lasciava il giornalismo perché non aveva più bisogno di soldi (avendo scritto libri e una serie tivù e avendo anche venduto una casa), ha scelto ancora il Guardian per distruggere Madonna, il suo vecchio incubo. E' un'ottima versione di feroce sorellanza femminile, questa, ma è anche grassa contro magra, cinquantenne rassegnata contro cinquantenne in corpetto di lattice, stivali sadomaso da ernia e dinamico spogliarello nel nuovo video (con salti sopra le macchine che in effetti alla sua età provocano un po' di apprensione). “Se Madonna non avesse dedicato la sua vita ad annoiarci, cosa avrebbe potuto fare tutto il giorno? Ricordate, questa è una donna con talmente tanto tempo libero che può perdere quattro ore al giorno ad allenarsi. Ora, io lo so che sono grassa, ma devo dire che, se spendessi quattro ore al giorno ad allenarmi, pretenderei di essere molto più figa di Madonna: quelle mani piene di vene, quel triste collo rigato – disgustoso!”. E' odio puro, e senza nessun riconoscimento alla carriera: un quarto di secolo da incubo, venticinque anni di punizioni immeritate con Madonna dappertutto, “cosa abbiamo fatto per meritarci questo sadismo?”. Julie Burchill è indignata (lo era anche nel 2003, ma sperava a torto che Madonna stesse per estinguersi ) per la sfacciata corsa contro il tempo, per la voce mediocre, per i balletti ciarlatani, soprattutto per dovere ammettere che Madonna è la miglior venditrice di dischi del Ventesimo secolo, la miglior leggenda, forse il miglior genio, e che la supremazia planetaria non crolla, nonostante “le canzoni spazzatura, per non parlare di quegli spaventosi libri per bambini e dei suoi ridicoli film”.
    Ancora troppa Madonna ovunque, ancora non svanito il ricordo di quel libro fotografico molto spinto, Sex: “Non sono i fan senza una vita privata, i paparazzi e la stampa cattiva a perseguitarla, è lei che perseguita noi. Che io sappia, non ho mai mostrato a Madonnna la mia vagina, per esempio, ma lei certamente l'ha mostrata a me e a un sacco di altra gente”. Burchill usa poi immagini terribili con uova da friggere per spiegare che “quella visione mi rincorre ancora ogni giorno”. Solo tra donne, e soprattutto tra coetanee sul viale del tramonto, ci si può odiare così grandiosamente. Perché anche gli uomini sanno benissimo che Madonna è in via di decadimento, che Material girl è preistoria, ma non osano, non così. Lei è sulla copertina di Vanity Fair America di maggio, piena di borchie e di lacci (che a cinquant'anni faranno un male cane), e Rich Cohen azzarda: “Madonna compirà cinquant'anni in agosto. Madonna ha fatto la sua fortuna vendendo sesso – cosa venderà quando il pensiero del sesso con Madonna suonerà fetish?”, cioè quando lei non sarà più eroticamente credibile – tra non molto. E' una coltellata e Madonna non la prenderà bene, ma è niente in confronto al mancato amore delle compagne di strada, quelle di mezz'età come lei che meglio di tutti dovrebbero comprendere e consolare la fatica mostruosa di quest'ultimo quarto di secolo: la dieta macrobiotica, il lavoro, le lamentele del marito, l'assurdo tentativo di impedire ai figli di guardare la televisione, il collo che cede, tutte le cose solite a cui aggiungere la scomodità dei bustini, la palestra tutti i giorni e le contorsioni in concerto.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.