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Meglio non dire delle ipocrisie nell'accoglienza in Ungheria (e pure da noi)

Andrea Marcenaro

Quando rimprovera a Orbán la xenofobia dell'altroieri, l'Europa grassa ha ragioni da vendere e va applaudita. Purché riservi un’occhiatina a se stessa e alla sua fuga ventennale dai barconi africani coi buchi

Il capo ungherese Orbán sta accogliendo decine di migliaia di ucraini in fuga dalla guerra. Gli siamo tutti grati. Di fronte a tanta generosa apertura, l’Europa più ricca, e forse meno incivile, gli contesta tuttavia le posizioni xenofobe tenute tra l’altro nei precedenti esodi. L’Europa grassa ha ragioni da vendere e va applaudita a sua volta. Purché, purché riservi un’occhiatina a se stessa e alla sua fuga ventennale dai barconi africani coi buchi. Vedi mai si sia scoperta oggetto di un soprassalto di verecondia. Gli ungheresi al governo, nemicissimi dei diritti umani e per fortuna rispettosissimi almeno dei diritti (politici, eh, economici guai) degli ucraini, hanno infatti osato esplicitare il titolo di un paragrafetto trascurabile, eppure largamente condiviso dai governi e dai popoli europei. Recita così: occhio però, che il negro ancora puzza.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.