Matteo Renzi, Giorgio Gori e Carlo Calenda (Ansa) 

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Calenda è un leone, e morde (riformisticamente, chiaro)

Andrea Marcenaro

Ruggisce, dà zampate, ha obbligato i detrattori a fuggire nella macchia a rotta di collo. Poi gli nomini Renzi...

Un leone. Che piaccia o che non piaccia, che lo si apprezzi oppure no, Carlo Calenda è un leone. Non solo in grado di valutare, è il tipo che ruggisce, dà zampate. Ha ruggito alla proposta di primarie fasulle per la candidatura a Roma; ha ruggito presentandosi, contro ogni pronostico, in una lista tutta sua; ha azzannato Letta, Bettini e il Pd; ha obbligato i detrattori a fuggire nella macchia a rotta di collo. Calenda sa estrarre gli artigli in quei ring da tre copechi che sono i talk-show. Vogliono il sangue? occhio che sono io, il maschio alfa della savana, e io son qui. Lui apprezza l’odore del sangue, morde (riformisticamente, questo sempre) e reagisce. Taci che ci siamo, ti dici. Poi gli nomini Renzi. Oh madonnina santa: mai visto un leone maschio con quei tacchi da Gruber.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.