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Una strana voglia di mazzate ai fascisti

Andrea Marcenaro

Sono tempi in cui, tutto sommato, questa attività conserva un suo fascino. Insieme al teppismo di rigare le Porsche e perfino riportare in palmo di mano quel leader che è Enrico Letta

Comunque vivere in questi tempi un suo fascino lo conserva. Io, ad esempio, non escludo tra qualche tempo di aver voglia di prendere di nuovo a mazzate i fascisti diventati nel frattempo fintodemoparafascisti;  o di farmi riprendere dall’indicibile teppismo di rigare le portiere delle Porsche posteggiate per strada; o di avvisare Caselli che dopo tutte quelle riunioni organizzate col Pci per garantire l’autonomia della magistratura, i capelli alla Wanda, beh, erano il minimo; o di informare Mario Segni che il suo erede più vivace sarebbe stato Toninelli; o di ospitare un’altra volta quelli di Arafat insieme a quelli dell’Ira nella casetta di Camogli, solo questa volta per prenderli a calci nel culo tutti quanti; ma perfino per esaltare Enrico Letta e riportarlo in palmo di mano esattamente come nel 1998 quando D’Alema Amato e Prodi, tre formidabili talent scout, ne fecero un leader molto, ma molto, ma molto promettente.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.