Eugenio Giani, presidente della regione Toscana (LaPresse)

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Ma è sempre la stessa Toscana?

Andrea Marcenaro

Quando la terra del Chianti, di Dante e del Brunello diventa un postaccio dove pare che vaccinino le lobby, lasciando i settantenni e gli ottantenni a schiattare, la domanda sorge spontanea

La geografia, quanto è bella. Sa essere sorprendente, rivelatrice, poetica, direi perfino affettuosa, la geografia. Può ricordarti una nascita che non supponevi, l’amico di cui scopri un frammento di percorso, quella sosta brevissima, ma decisiva. Oppure indicarti i due quartieri operai della Sampdoria, la prima squadra genovese senza più il fascismo, quantunque rimanesse il Genoa la squadretta dei portuali. Bella la geografia. Con i confini o senza, politica o no. È la Storia d’Italia attraverso i Comuni di pianura o di collina e con le sue regioni, infine, dove quelle di centro amministrate magnificamente, altro che le altre. Vedi bene perfino la Toscana. Un postaccio dove pare che vaccinino le lobby lasciando i settantenni e gli ottantenni a schiattare. Per cui ti domandi: ma sarà mica la stessa? La stessa Toscana del Chianti e di Dante e del Brunello? Quella bellissima, dolcissima terra strapiena di pecoroni i quali da più giovani, e sentendosi meno fragili in zona rossa, votarono a valanga nel Mugello per diffondere il virus di Antonio Di Pietro?

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.