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Bambino aggredito perché indossa la kippah. La Francia riscopre il suo antisemitismo

Mauro Zanon

Il presidente Macron: “Ogni volta che un cittadino è aggredito in ragione della sua età, della sua appartenenza o della sua confessione, è tutta la Repubblica ad essere aggredita”

Parigi. La scena si è consumata in una strada di Sarcelles, banlieue multiculturale alle porte di Parigi. Lunedì sera, attorno alle 18:30, un bambino di 8 anni, di confessione ebraica, è stato aggredito da due ragazzi, mentre si recava ad un corso di sostegno scolastico. Il bambino indossava una kippah quando è stato attaccato, e secondo quanto riferito da una fonte del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia (Crif) al canale all-news Bfm.tv, avrebbe subito uno sgambetto, prima di essere riempito di botte. I due aggressori, entrambi di quindici anni secondo le prime ricostruzioni, non sarebbero ancora stati identificati. “Un bambino di 8 anni è stato aggredito oggi a Sarcelles. Perché portava una kippah. Ogni volta che un cittadino è aggredito in ragione della sua età, della sua appartenenza o della sua confessione, è tutta la Repubblica ad essere aggredita”, ha scritto su Twitter il presidente francese, Emmanuel Macron. E ancora: “Tutta la Repubblica oggi vuole mostrare la sua vicinanza ai francesi di confessione ebraica per combattere con loro e per loro ognuno di questi atti ignobili”.

 

  

Non ci sono dubbi sul carattere antisemita dell’aggressione, l’ennesima in Francia negli ultimi tempi. Un’aggressione che ha suscitato l’indignazione dell’intera classe politica e certifica le paure della comunità ebraica francese in merito alla recrudescenza dell’antisemitismo. “Lottare contro il razzismo e l’antisemitismo significa anzitutto avere il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome, il coraggio di riconoscere che esiste una nuova forma di antisemitismo violento e brutale”, ha dichiarato il primo ministro, Edouard Philippe, davanti ai deputati dell’Assemblea nazionale.

 

L’ex sindaco di Sarcelles, François Pupponi, in quota Nouvelle Gauche, si è detto “inorridito da questo atto gratuito” ai danni di un bambino aggredito soltanto per il fatto di portare il copricapo degli ebrei, aggiungendo che “la paura deve cambiare sponda”. Lo stesso Puppioni propone, sulla scia del primo ministro, un inasprimento delle pene nei confronti dei colpevoli degli atti antisemiti. “Dinanzi alla recrudescenza di questi atti, il nostro quadro legislativo deve cambiare”, ha dichiarato l’ex sindaco.

 

A Sarcelles risiede una nutrita comunità ebraica, concentrata in gran parte in un quartiere soprannominato “la piccola Gerusalemme”. “Siamo tra i 10mila e i 12mila”, dice Moïse Kahloun, presidente della comunità ebraica di Sarcelles, definendo l’aggressione un’altra goccia d’acqua nel vaso dell’antisemitismo. “C’è stata una liberazione della parola, di cui il fenomeno Dieudonné e i social network sono i simboli (…) In questi ultimi mesi, in Francia si constata un ritorno dei ‘piccoli’ atti antisemiti che, messi uno dopo l’altro, alimentano un clima di paura”, ha dichiarato Ariel Goldmann, presidente della Fondazione del giudaismo francese. Quest’ultimo, che conosce bene il contesto di Sarcelles, dove la comunità islamica sta prendendo il sopravvento, sottolinea che gli scontri del 2014 durante una manifestazione pro-Palestina al grido di “Boycott Israel”, hanno lasciato dei segni.

 

“Prima del 2010, qui si viveva meglio che altrove. Da un po’ di tempo, invece, constatiamo diversi atti antisemiti”, spiega Goldmann, secondo cui l’ascesa dell’islamismo radicale figura tra le principali cause di questo fenomeno che sta inquietando le autorità. “A Sarcelles, c’è un terreno fertile di radicalizzati pronti ad attaccare persone provenienti dalla comuità ebraica”. Sul piano delle cifre, il 2015 è stato un anno record per l’antisemitismo, con 808 atti recensiti. Nel 2016, c’è stato un calo significativo, - 58,5 per cento, e nel 2017 l’orientamento verso il basso è continuato, con un’inflessione “di quasi il 20 per cento”, secondo il primo ministro francese. Tuttavia, secondo Frédéric Potier, delegato interministeriale alla lotta contro il razzismo e l’antisemitismo, “bisogna uscire dall’aspetto puramente quantitativo: tutti sanno che l’affaire Sarah Halimi (dal nome della donna ebrea defenestrata lo scorso aprile a Parigi dal suo vicino musulmano, ndr) ha traumatizzato intere famiglie, ma nelle cifre conta come un solo atto”. “Le parole sono importanti, ma aspettiamo ancora delle azioni concrete”, ha commentato Françis Kalifat, presidente del Crif, secodo cui il fenomeno dell’antisemitismo è ancora sottovalutato dall’esecutivo.

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