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L'orfanello mannaro

Andrea Marcenaro

Ultime cattive azioni di D’Alema, un senza famiglia (politica) che sbatacchia zio Pisapia senza un perché

Ci commuovono, è naturale che sia così. Gli orfanelli in letteratura non possono che commuovere e farti palpitare dalla loro parte. Tom Sawyer era il ragazzino più intelligente della città, un combattente di dieci anni al quale pareva impossibile non affezionarsi. Scusate la brutalità: ma allora perché Massimo, a suo modo un orfanello anche lui, a suo modo intelligentissimo, combattente poi non ne parliamo, tratta in quel modo lo zio Pisapia? Lo sbatte come uno straccio bagnato? Lo deride, lo scherza, lo umilia? Fosse cattivo. Ma cattivo? Lo zio Pisapia? Con quegli occhioni? Che lo seguono, lo ascoltano e lo curano? Andiamo, su. C’è qualcosa, nel piccolo D’Alema abbandonato, un qualcosa che sfugge, come se l’ottica infantile ormai straniata volesse sottoporre a radicale tortura l’incomprensibilità del mondo adulto. Chi lo conosce sa che non lo è, eppure un po’ maligno sembra. Malignetto, diciamo. In ogni caso, zio sopporta. E fa bene, intendiamoci, è proprio della sua natura di testimone di un’umanità che mostra il meglio di sé. Cazzo quanto sopporta, però.

 

L’orfanello, che essendo molto intelligente l’aveva senz’altro già capito, deve averlo definitivamente sgamato quando il suo protettore di Milano si scelse Lerner come consigliere: “Sopporta Gad? Sopporterà anche me”, probabile che si sia detto. E si comprende. Solo che il fatato mondo degli orfanelli si capovolge, in questo modo. Laddove con David Copperfield e con Oliver Twist noi si partecipava da testimoni della semplicità e della potenza della lotta innocente contro il Male, qui c’è uno zio col sorriso di sghimbescio da quante sono le bastonate sui denti ammollategli dall’orfano suo. Dice che la strada verso la sinistra unita non è asfaltata col velluto. E questo è vero. O meglio. Sarebbe ancor più vero se non avessimo prova dell’esistenza di Tom Riddle, vale a dire dell’orfanello antagonista di Harry Potter, il quale non cercherà mai di farsi capostipite di una nuova generazione di buoni. Sarà piuttosto l’incarnazione sempiterna dell’immorale scassamaroni.

 

Zio Pisapia, nell’infinita pazienza che eroicamente conserva, e fa benissimo, dovrebbe forse stare più attento a questi fenomeni che chissà poi dove ti portano. Guai se finisse, intanto, col dramma dello zio il quale, in un accesso di momentanea quanto intrattenibile ira, accoppa il protégé. E’ già successo, sapete? O vi è sfuggito il caso dell’orfanello Speranza? Nel caso l’aveste trascurato, è capitato questo: che l’orfanellissimo Speranza, adottato, tu vedi come va la vita, dall’orfanello Massimo, ieri abbia detto: “Non mi sento più nella maggioranza”. Minchia! Un ragazzo intelligente, forte, combattivo e, se la barba è sincera, debordante di ormoni, è arrivato a dire che non si sente più nella maggioranza. E gliel’ha suggerito lo zio Massimo. E l’Italia, come il Foglio spiegherà a Firenze il 21 e 22 ottobre, ha le spalle larghe dell’ottimismo. Che sopporta di tutto, dai terremoti a Davigo a Montezemolo. Ma una botta così mortale, inferta da un orfanino per mano di un orfanello, riparato da un sorriso di sghimbescio, era dai tempi di Grasso presidente del Senato.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.