Mario Calabresi e Sergio Mattarella. Foto LaPresse

Tutti al Colle

Si vergano le liste dei ministri e i giornalisti si mettono al passo. Cairo agli Interni, alla Difesa, dappertutto

Non solo Di Maio, ecco i ministri proposti dai giornali. Come il leader del M5s già in possesso dei nominativi per il futuro governo, così i direttori delle più autorevoli testate hanno pronte le liste dei ministri da sottoporre al Quirinale. E se Giorgio Napolitano ha già proposto di ibernare Paolo Gentiloni, Sergio Mattarella, per non darla vinta all’invasivo predecessore, pensa di procedere consultando esclusivamente i grandi giornali e tramite loro creare il nuovo esecutivo.

 

Non solo Di Maio, ecco i ministri scelti dai giornali. Comincia il Corriere della Sera con il direttore in carica, Lucianino Fontana, che da par suo, oltre al governo propone un’immediata sostituzione al Colle: mettere direttamente Paolo Mieli e non darsi più pensiero. Con l’ex direttore di via Solferino, infatti, è garantita la terzietà, il cerchiobottismo, l’autorevolezza, l’eleganza, l’aplomb e pure quel certo frisson che manca, in Italia, dai tempi del Duca d’Aosta.

   

Non solo Di Maio, ecco i ministri scelti dai giornali. Capo del governo, nella lista di Fontana, è – manco a dirlo – Urbano Cairo; agli Esteri, Urbano Cairo; alle Attività Produttive e Industria, Urbano Cairo; all’Economia e allo Sparagno, Urbano Cairo; all’Agricoltura, Urbano Cairo; ai Beni Culturali, Vittorio Sgarbi; alle Telecomunicazioni, Fedele Confalonieri.

  

Non solo Di Maio, ecco i ministri scelti dai giornali. Ovviamente, nel governo proposto dal Corriere, non tutto può fare Urbano Cairo. Ed ecco che al Viminale va Antonio Polito che sulle droghe ha le idee chiare, alla Difesa va Aldo Cazzullo immancabilmente scortato dai Lancieri di Montebello, alla presidenza della Rai va Francesco Verderami (e così volge al meglio) mentre sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con ampia delega, dunque erede di Maria Elena Boschi (vero, Irene?), va Joe Servegnini.

  

Non solo Di Maio, ecco i ministri scelti dai giornali. Marione Calabresi, direttore di Repubblica, sempre a suo agio al Quirinale, rassicura innanzitutto Mattarella che, oltre ad avere addosso Napolitano, deve preoccuparsi di Mieli: Eugenio Scalfari è per la monarchia e l’idea di diventare presidente della Repubblica gli suona peggio che insulto.

  

Non solo Di Maio, ecco i ministri scelti dai giornali. Alla presidenza del Consiglio, va da sé, Calabresi indica Ezio Mauro; agli Esteri, Concita De Gregorio; alle Attività Produttive e Industria, Corrado Augias; all’Economia, Paola Ferrari; all’Agricoltura, Michele Ainis mentre sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti va Mario Orfeo, attuale direttore generale della Rai, e perciò – per grazia ricevuta – erede di Gianni Letta.

   

Non solo Di Maio, ecco i ministri scelti dai giornali. Non manca la casella del Viminale, anzi, anche la Stampa, con Maurizio Molinari, sale al Quirinale e il responsabile dell’Interno scelto dal direttore del quotidiano torinese, ripete lo stesso nome vergato da Repubblica: Roberto Saviano.

   

Non solo Di Maio, ecco i ministri scelti dai giornali. Nella strategica casella degli Esteri, Molinari non dovrebbe avere dubbi. Mettere Gianni & Riotto detto Johnny che ha dalla sua un’esperienza unica: l’amicizia con gli amici degli amici di Detroit grazie al quale s’è guadagnata la medaglia delle medaglie.

  

Non solo Di Mario, ecco i ministri scelti dai giornali. E certo che Molinari dovrebbe mettere Riotto. Lui, infatti, è pur sempre quello che, in virtù delle sue qualità di stratega e di illuminato visionario, è inteso da tutti come il Kissinger di Raffadali. E invece no. Al posto di Johnny, Molinari – proprio crudele – gli va a mettere il suo stagista: Jacopo Jacoboni.

  

Non solo Di Maio, ecco i ministri scelti dai giornali. Ovviamente la Stampa ha in serbo un autorevole nome per la carica di presidente della Repubblica, un nome squillante, importante, alto e definitivo se si pensa che dalle cancellerie, nel mondo, non aspettano altro: Marcel, ossia Marcello Sorgi.

   

Non solo Di Maio, ecco i ministri scelti dai giornali. E’ una vera e propria perla, Sorgi, ma obiettivamente poco per lui è un’istituzione repubblicana, poco perfino una monarchia, ben più adatto qual è – per statura – a un trono imperiale ed è per questo che John Elkann, l’editore, ha comunque voluto dotare Sorgi di un risciò. Da far tirare, manco a dirlo, a Riotto. Per la prima volta, però, Gianni si trova un passo avanti a Marcel. “Bravo Johnny, sono comunque soddisfazioni”, lo esorta Molinari.

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