Tommaso Cerno

In carrozza!

Tommy-Tommy è la new entry del firmamento dei giornaloni. E’ lui: salta sul treno e spariglia

Più di Joe, meglio di Johnny. Altro che Servegnini, è ancora meglio di Gianni & Riotto. Una new entry si staglia nell’empireo di Nove Colonne e non può essere altrimenti perché lui – Tommy Cerno, novello condirettore di Repubblica – chiamato a far da tutor, da badante, da capomastro a Marione Calabresi è il Tommy-Tommy del new journalism, una specie di Elton John nel firmamento fighetto (arrivato a risollevare le sorti di Repubblica spiegando come Silvio Berlusconi sia il grande inganno!).

 

Più di Joe, meglio di Johnny. Ecco Tommy-Tommy. La tournée ferroviaria di Matteo Renzi finì a schifio, in America è andata perfino peggio e Cerno allora, sempre spiegando come il Cav. sia il grande inganno, prende in pugno la situazione: “Treno anch’io!”.

 

Più di Joe, meglio di Johnny. Ecco Tommy-Tommy. Calabresi si perde tra i binari mentre il Master & Commander di Largo Fochetti gli organizza immantinente un convoglio. Tommy-Tommy una ne fa, cento ne pensa. Attrezza il treno con tanto di gigantografie di Matteuccio – inanellato nella sequenza dei santini di Marx. Lenin, Confalonieri e Berlusconi – e però non manca di gratificare Calabresi: lo nomina capostazione con berretto, galloni e fischietto. E lo piazza agli incroci della Cristoforo Colombo, tra i lavavetri che lo guardano in cagnesco.

  

Più di Joe, meglio di Johnny. Ecco Tommy-Tommy. Ed eccolo subito nel ciuf-ciuf! Eugenio Scalfari che assiste alla scena non riesce a trattenere una risata. Ezio Mauro, pur allibito, ma ormai preso dal suo racconto sulla Rivoluzione Bolscevica per non sbagliare si prenota la carrozza di coda a e da lì, dal balconcino, si affaccia e arringa il pubblico delle grandi occasioni.

 

Più di Joe, meglio di Johnny. Ecco Tommy-Tommy. Lo stesso canovaccio sulla Rivoluzione lo porta Paolo Mieli che, da par suo, col suo “Era d’Ottobre”, disdegna le sale minori. Abile come non mai, convince Tommy-Tommy a farne, delle sue prolusioni, una filodiffusione tra i vagoni. Sbigliettando come neppure Beppe Grillo può fare.

 

Più di Joe, meglio di Johnny. Ecco Tommy-Tommy. Ed eccolo nel suo ciuf-ciuf! Scalfari, da par suo, come il Franti nel libro Cuore, sorride. E dice: “E lo sapevo, io, faccio bene a stare con Io; e glielo dicevo a tutti loro, a Ezio, a Paolo… quando smetterete di fare quello che avete fatto bene, vi resterà la Rivoluzione Russa”.

Più di Joe, meglio di Johnny. Ecco Tommy-Tommy. Dopo neppure mezz’ora il treno è guasto e si ferma. Cerno intima a Calabresi il da farsi ma il direttore dimezzato, che pure ha pensato a tutto – rinfreschi, tozzetti col vinsanto, caffè fatto al momento con le manine sue – arrotolate le maniche, s’improvvisa fuochista e spala carbone al ritmo di un personaggio di Zola: “Tommy-Tommy lo vuole!”.

Più di Joe, meglio di Johnny. Ecco Tommy-Tommy. La locomotiva accenna uno sbuffo, le rotaie stridono sotto il peso delle imponenti narrazioni ottobrine di Mieli, i lettori supplicano pietà, qualcuno obietta – “ma non le può fare al Corriere?” – ma dagli altoparlanti della filodiffusione, peggio degli spietati bolscevichi di Ekaterinburg, come raffiche arrivano le lezioni sui Soviet.

 

Più di Joe, meglio di Johnny. Ecco Tommy-Tommy – che risolleva le sorti di Repubblica spiegando come Berlusconi sia il grande inganno – eccolo, insomma, ed è ciuf-ciuf! Tutto questo accade mentre Ezio Mauro, affacciato alla balaustra dell’ultimo vagone, tale e quale Anna Karenina più che Lenin, vede rotolare sotto le ruote, lungo la strada ferrata stritolato e ricoperto dalla neve – non per fortuna un operaio, ma il berretto da capostazione di Calabresi. L’epopea di Cerno, comincia da qui: in carrozza, si parte!

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