Beppe Grillo (foto LaPresse)

Tana libera tutti

Redazione

Caduto il governo del bieco rottamatore, le Grandi Firme si riposizionano. Tutti con Grillo!

Via Matteo, avanti un altro. Grandi Firme a Cinque stelle. E’ bandwagoning per tutti. Caduto il governo del bieco rottamatore è tana libera tutti per i giornalisti felici di liberarsi dalla sudditanza verso Matteo Renzi e saltare sul carro del futuro vincitore.

 

Via Matteo, avanti un altro. Grandi Firme a Cinque stelle. Comincia, da par suo, MaryMely. Libera finalmente il Corriere della Sera dall’obbligo d’incartare i retroscena di Renzi e dopo averlo consegnato all’oblio di Pontassieve si getta a capofitto al Quarticciolo, ridente sito romano, intercettando non una, bensì due Taverna: le sorelle Paola e Annalisa, facendone le candidate di Via Solferino per un Governo istituzionale.

 

Via Matteo, avanti un altro. Grandi Firme a Cinque stelle. Ha ragione Angelo Panebianco. Tra vincitori e vinti avanzano nei giornali i futuri convertiti al grillismo. E’, quello di Beppe Grillo, “il partito che al momento gode di migliore salute rispetto a tutti gli altri”.

 

Via Matteo, avanti un altro. Grandi Firme a Cinque stelle. Tutto il Corriere della Sera si ritrova compatto, infatti, nell’endorsment postumo sollecitato da MaryMely: “Il nostro candidato”, scrive Ernesto Galli Della Loggia, “non potrà che venire dalla base, avrà un reddito di cittadinanza e sarà enologicamente corretto”.

 

Via Matteo, avanti un altro. Grandi Firme a Cinque stelle. Anche il ciuchino – la mascotte di Lucianino Fontana, libero di muoversi nella Sala Albertini in obbedienza alla linea animalista del giornale – sceglie i Cinque stelle. La Casaleggio Associati minaccia la quota di maggioranza di Urbano Cairo ma uno, uno solo, dice no. Fedele sino alla morte Joe Servegnini si dà alla macchia nelle alture intorno a Pontassieve: “Matteo sarò il tuo Farinacci, nulla chiedo, neppure la direzione di Sette, se non il privilegio di combattere per te”.

 

Via Matteo, avanti un altro. Grandi Firme a Cinque stelle. E figurarsi con Gigino Di Maio non passava quello, il solito avido Jago di nome Johnny e di cognome Riotto. Folgorato sulla via di Savona, Gianni & Riotto detto Johnny acquista tutti i botteghini del tour di Beppe Grillo, mette a frutto tutte le sue competenze elettroniche e digitali e organizza uno streaming su se stesso mentre declama pagine su pagine di Rousseau e così indicare a Sergio Mattarella – con “l’amico Luigi, il buon selvaggio” – il candidato ideale.

 

Via Matteo, avanti un altro. Grandi Firme a Cinque stelle. Luca Lotti, furibondo per il tradimento di Riotto, si affida a WhatsApp per comunicare coi propri fidati: “Lo darò in pasto ai miei molossi e della sua barba ne farò uno spazzolone”. Le rappresaglie del regime morente vanno a vuoto e comunque Riotto non riesce a orientare la linea del proprio giornale.

 

Via Matteo, avanti un altro. Grandi Firme a Cinque stelle. “Il candidato cui Mattarella deve affidare l’incarico per il nuovo governo istituzionale è uno e solo uno: Alessandro Dibattista”. L’editoriale della Stampa – come da tradizione ponderato e alto – non lascia spazio a equivoci o ripensamenti e la firma, infatti, è ben più che pesante, è autorevole: Marcello Sorgi. E Marcel, quindi, ancora una volta, costringe Riotto ad arretrare tra i numeri due degli ultimi due arrivati sempre secondi. Con contorno di patate.

 

Via Matteo, avanti un altro. Grandi Firme a Cinque stelle. Tutti i renzianissimi si ritrovano a uscire e a rivedere le stelle. Anche Moiro Orfeo detto Orfei, direttore del Tg1, con slancio dantesco getta tra le vampe tutti i servizi del telegiornale dedicati a Maria Elena Boschi e dà ordine di fare solo cantiche speciali per Chiara Appendino con Marco Frittella, inviato sotto la Mole, incaricato di celebrarne le gesta magnificandola come sindaco ma anche per ben altro, proiettandola infine alla più degna missione: l’onere di formare il nuovo governo istituzionale.

 

Via Matteo, avanti un altro. Grandi Firme a Cinque stelle. Non può certo mancare, tra i redenti, Marione Calabresi, il direttore di Repubblica, ben lieto di festeggiare la Liberazione dalla dittatura di Pontassieve. Uscito a vedere le stelle, non può che affidare l’autocritica a Massimo Recalcati. Con un lungo articolo (perfino doppio del reportage dalla rivoluzione bolscevica di Ezio Mauro), lo psicoanalista di Largo Fochetti, il Freud di Via Cristoforo Colombo in Rona, così scrive: “Con Renzi ci siamo liberati di Edipo, adesso è il tempo di Eros”. Ebbene sì, intercettando il dibattito, Repubblica, ha un proprio candidato da segnalare al capo dello stato: “Non lo nego e qui lo dico: è Roberto Fico”.