Il nuovo Casaleggio

Redazione

Mieli accende il dibattito grillino e pubblica: “Il dovere della verità, le scie chimiche ci sono”.

 

Paolo Mieli a Cinque stelle. Beppe Grillo non è più solo. Morto un papa se n’è fatto subito un altro. Ecco il nuovo Casaleggio. E’ l’insigne storico – editorialista del Corriere della Sera, di cui è stato per ben due volte il direttore – il nuovo guru dei grillini. Già s’era capito a Spoleto, al Festival dei Due Mondi, dove Luigi Di Maio – a ogni passo – veniva celebrato da Mieli quale asso.

 

Paolo Mieli a Cinque stelle. Beppe Grillo non è più solo. C’è il pensatorio del direttorio. Ancora più di Paolo Becchi (comunque arruolato quale editorialista di Via Solferino al posto di Joe Servegnini, confinato presso il convento delle suore laiche dalla frezza bianca) è Mieli che, da par suo, al grido stentoreo di onestà-onestà riesce ad accendere il dibattito pentastellato.

 

Paolo Mieli a Cinque stelle. Beppe Grillo non è più solo e Mieli – fatto fuori da internet Servegnini – s’impossessa di tutti i profili dei social, smanetta su Istangram da dove diffonde gli scatti di Di Maio che gioca a calcetto con Diba, quindi giura su “Gea”, il documentario di Gian Roberto Casaleggio, e affida al popolo della rete il suo primo importante articolo stampato sulla prima pagina del Corriere della Sera. Il titolo è già un programma: “Il dovere della verità, le scie chimiche ci sono”.

 

Paolo Mieli a Cinque stelle. Beppe Grillo non è più solo. Mieli si adopera al suo meglio: invita a colazione la dolcissima Paola Taverna, suggerisce a Francesco Chiamulera, patron della prestigiosa rassegna Una Montagna di Libri di chiamare Roberta Lombardi nel ruolo di madrina; chiede a Sette di dare la copertina a Chiara Appendino mentre a Io Donna suggerisce di far la doppia cover con Mario Michele Giarrusso in salopette su petto villoso; allerta Rcs e prepara il ritorno in libreria di un suo grande successo:“La Goccia cinese”.

 

Paolo Mieli a Cinque stelle. Beppe Grillo non è più solo. Ed è goccia che ricolma di luce il grande mare della rivoluzione grillina. In questo volume, sempre ricco di spunti su cui start-up di lettori si mobilitano postandone in crescendo virale tutti i più interessanti passaggi della trattazione, – aggiornandone i capitoli – il grande giornalista fa un’importante rivelazione: “Stavo sotto la doccia, mi stavo facendo lo shampoo quando sulla nuca sento qualcosa, ebbene sì, un microchip”..

 

Paolo Mieli a Cinque stelle. Beppe Grillo non è più solo. Meglio di qualunque Becchi, Mieli – che dall’analisi del microchip scopre una manovra occulta di Gianni & Riotto detto Johnny, espressione dei poteri forti – assolve al ruolo di pensatorio del direttorio.

 

Paolo Mieli a Cinque stelle. E’ il pensatorio del direttorio. Beppe Grillo può dedicarsi al tour senza per federe tempo con gli attivisti pentastellati. Se a suo tempo Eugenio Scalfari fu padrino e consigliere di Ciriaco De Mita, così oggi Paolo (non Becchi, Mieli) consiglia e fa da padrino al futuro presidente del Consiglio. Con una muta da sub aderente che ne svela le forme sculturee, nuotando da Quarto al Volturno, assistito da una torpediniera di 999 grillini guidati da Carlo Bixio Freccero, Paolo (non Becchi, sempre Mieli) si getta nella grande impresa. Non più l’unità, ma l’Onestà d’Italia.

 

Paolo Mieli a Cinque stelle. Beppe Grillo dorme tra due guanciali, ormai è tutto un Mieli che vai, Di Maio che trovi e siccome l’estate prepara la transizione, è in questa stagione che ci si adopera per dare alla nazione una legge speciale da far approvare subito e un premier tecnico ideale in attesa di arrivare al compimento della legislatura.

 

Paolo Mieli a Cinque stelle. Matteo Renzi è solo un ricordo del passato. Il bullo attualmente regnante a Palazzo Chigi si destina a perdere il suo Referendum. Neanche Maria Elena Boschi può porvi rimedio. Tutto è un Mieli che vai, Di Maio che trovi ma ecco che – oplà – i Cinque stelle hanno la soluzione da offrire a Sergio Mattarella non certo intenzionato a sciogliere le Camere e indire le elezioni. Ed è presto detto: un Di Maio che cerca, un Mieli lo trova. Ed è presto fatta: ecco il premier tecnico ideale del governo di transizione. Un Paolo (non Becchi, ma Mieli) a Cinque stelle!

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