Gli appunti di Mark Zuckerberg (foto LaPresse)

Un asset per l'America

Eugenio Cau

Uno dei fatti più interessanti della doppia udienza di Mark Zuckerberg davanti al Congresso americano è stato quando il numero uno di Facebook si è allontanato lasciando aperto un portacarte con dentro i suoi appunti

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Un asset per l'America

Uno dei fatti più interessanti della doppia udienza di Mark Zuckerberg davanti al Congresso americano è stato che martedì, durante una pausa al Senato, Zuckerberg si è allontanato dalla sua poltroncina rialzata lasciando aperto un portacarte con dentro i suoi appunti. I fotografi si sono avventati come avvoltoi, con i loro teleobiettivi. Dagli appunti di Zuckerberg (li potete leggere trascritti qui) si vede, per esempio, che il team di Facebook aveva previsto un sacco di domande che gli impreparati legislatori americani non hanno avuto la prontezza di porre.

 

Una delle argomentazioni in particolare è più interessante delle altre. Prevedendo che i legislatori gli avrebbero chiesto se è il caso di rompere il monopolio di Facebook, Zuckerberg scrive: “Le compagnie tecnologiche americane sono un asset fondamentale per l’America, spezzarle significa rafforzare le compagnie cinesi”. Facebook è un asset fondamentale per l'America, sostiene Zuck, nella grande corsa per il predominio mondiale, "too big to break up".

 

Evgeny Morozov, il celebre critico della Silicon Valley, ha scritto su Twitter che è per questo che il Congresso americano non interverrà mai contro Facebook o contro Google: è una questione geopolitica, Washington non si può permettere di dare un vantaggio alla Cina in un settore strategico.

 

Ora leggete questa dichiarazione, rilasciata da poco: “Abbiamo dato la priorità soltanto all’espansione su scala della piattaforma, e non siamo riusciti a rafforzare qualità e responsabilità, venendo meno ai nostri doveri nei confronti degli utenti”.

 

Sembra Zuckerberg, vero? In realtà è Zhang Yiming, un imprenditore cinese che ha fondato Toutiao, una specie di Facebook solo per le news, che è diventato una sensazione in Cina: tutti quelli che leggono news online in Cina, oggi lo fanno su Toutiao. C’è un problema: spesso gli articoli di news proposti da Toutiao sono poco controllati, e il governo cinese si è arrabbiato.

 

Così, questa settimana ha costretto il povero Zhang a inviare una lettera umiliante di scuse. “Sono pieno di rimorsi e sensi di colpa, non riesco più a dormire”, scrive Zhang. “Il nostro prodotto ha preso una cattiva strada, il contenuto non rispettava i valori socialisti fondamentali e non indirizzava l’opinione pubblica correttamente”. Traduzione: siamo stati troppo lievi nell’applicazione della censura del regime.

 

Toutiao, che è sempre stato un servizio piuttosto vivace, sta per finire mangiato dal controllo stretto dell’informazione imposto dal governo cinese.

 

Esattamente in quegli stessi giorni, martedì scorso, il governo cinese ha chiuso un’altra app controversa. Neihan Duanzi era una app con 200 milioni di utenti che si scambiavano battute, video stupidi, scherzi. La app era ludica e divertente. Ma quando gli scherzi sono diventati poco controllabili, Pechino ha fatto chiudere tutta la baracca.

 

Se ci pensate, Toutiao e Neihan Duanzi sono le due facce di Facebook: condivisione di news da una parte, dall’altra video e stupidaggini. In Cina, queste app sono state una massacrata e l’altra chiusa dal governo.

 

Ora, è vero, come lo stesso Zuckerberg ha ricordato, che in Cina esistono aziende tecnologiche fortissime – i lettori di Silicio lo sanno bene. Ma ecco, prima di usare il ricatto di: “Facebook è un asset per l’America”, il fondatore dovrebbe ricordarsi che anche l’America – e la democrazia e la libertà assoluta di parola – è un asset per Facebook.

 


 

LE COSE SU FACEBOOK

Cosa è successo questa settimana

 

  • Oggi rivediamo un po' le sezioni di questa newsletter, visto che ormai lo scandalo Facebook si è mangiato tutta la discussione a tema tech, e non solo.

 

 

 

  • Poi bisogna capire quali conseguenze avranno queste deposizioni. I legislatori americani massacreranno Facebook? Probabilmente no.

 

 

 

  • I giornalisti sono stati in assoluto i più critici di Zuckerberg e della sua creatura. Ma l'hanno sfruttata, eccome se l'hanno sfruttata.

 

  • Momento vintage: avete visto quanto Zuck, seppure robotico, fosse preparatissimo e per molti versi tagliente davanti ai legislatori americani. Guardate com'era invece nel 2010, quando ha avuto una crisi di traspirazione davanti alle domande del giornalista Walt Mossberg (proprio sulla privacy, per altro).

  

 

Commenti

  • Mark Zuckerberg Refuses to Admit How Facebook Works – Bloomberg.

 

 

  • Zuckerberg won’t give a straight answer on data downloads – TechCrunch.

 

  • The Infuriating Innocence of Mark Zuckerberg – New Yorker.

 

  • What to make of Mark Zuckerberg’s testimony – Economist.

 

 

 

  • Facebook and the Price of Tech Utopia – Wired.

 

  • Infine, beccatevi questo Ted Talk fresco fresco di Jaron Lanier, guru, che fa il Lanier e dice che Facebook e Google stanno rovinando l'utopia di internet, e abbozza una soluzione: dovete pagare.

  

 


 

LE COSE NON SU FACEBOOK 

  

Un tribunale russo ha bandito Telegram dal paese.

 

Ricordate l'auto di Tesla che aveva fatto un incidente terrificante con l'autopilota inserito qualche settimana fa? Al contrario di Uber, dove le responsabilità della macchina erano piuttosto evidenti, Tesla ha deciso di combattere. Dapprima ha detto che l'incidente è stato colpa del pilota, poi si è fatta buttare fuori dall'indagine congiunta con la polizia.

 

Amazon ha depositato un brevetto che consente ai suoi assistenti domestici, in futuro, di ascoltare e registrare in continuazione tutto quello che si dice nelle loro vicinanze, anche senza attivazione.

 

Il ceo di Reddit ha detto che il razzismo ci può stare nella sua piattaforma.

 

Hanno hackerato Despacito.

 

Apple è la società più ricca del mondo, ma come mai i suoi manager sono (relativamente) poveri?

  

La più ricca compagnia di intelligenza artificiale di tutto il mondo è cinese. Si occupa di riconoscimento facciale.

 

Per capire perché il riconoscimento facciale è un affare importante, questo articolo di Npr è un buon punto di partenza.

 

Il riconoscimento facciale è ottimo per catturare i criminali (ma c'è chi teme che possa servire ad altro).

 

Occhio al prossimo gigante finanziario cinese.

 

A proposito di criminali catturati: quella volta che un turista sardo a New York è stato scambiato per sbaglio per un simpatizzante dell'Isis – e sono andati a prenderlo fino in Sardegna, usando la tecnologia.

 

L'America ha appena approvato una macchina medica che fa le diagnosi da sola – senza bisogno di un medico che la controlli.

 


 

VIDEO BONUS

Un video pazzesco che mostra come si può fare arte con tutto, anche con le immagini satellitari di Google Maps (via Il Post) 

 

Arena from Páraic Mc Gloughlin on Vimeo.

 


 

LONG READ, METTETEVI COMODI

A proposito di Telegram. Un gran ritratto del suo fondatore e delle sue possibili ambizioni politiche. Pavel Durov raccontato sul Foglio.

 

Sam Altman, presidente di Y Combinator e una delle figure più importanti dell'industria tech americana, spiega come essere produttivi.

 

Lo streaming della musica sta rovinando i nostri gusti musicali?

 

Qui sotto, la foto di un computer Ibm nel 1956, con un notevolissimo disco fisso da 5 megabytes.

 

 

Parliamo tanto di Cina, ma anche in India si stanno dando da fare per la creazione di una società orwelliana ottenuta con tecniche digitali.

 

Per chi è fotografo o appassionato: gran storia della sfida classica del mondo della fotografia, Nikon vs. Canon, e di come Canon ha finito per vincere, raccontato con immagini e aneddoti.

 

Perché, per sviluppare l'intelligenza artificiale, è necessario imparare anzitutto come funziona il cervello umano.

 

Dare un nome a un attacco hacker o un virus è come dare un nome a un uragano: risulterà sempre ridicolo, e tutti finiranno per criticarti.

 


 

APP DELLA SETTIMANA

Qui a Roma, alla periferia dell'impero, sono arrivate soltanto da qualche settimana. I milanesi e i fiorentini le conoscono (e le odiano) già da tempo. Le biciclette di bike sharing che si attivano via app sono una pacchia (comodissime) e una maledizione (sono parcheggiate dappertutto). A Roma è arrivato OBike, ma nelle città più evolute ci sono anche Ofo e Mobike. 

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.