Le ragazze dell'aglio fanno bene all'Asia

Giulia Pompili

Le storie di agonismo e successi della nazionale sudcorena femminile di curling

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In primo piano: dispaccio olimpico #2

 

 

Ogni olimpiade ha le sue fiabe, le sue storie dal lieto fine, crea i suoi personaggi indimenticabili. In queste Olimpiadi invernali di Pyeongchang ne abbiamo avuti tanti - anzi, un record, per dei Giochi che dovevano passare quasi inosservati. Anzituttto gli atleti nordcoreani, con lo speedskater di Pyongyang che tenta di far cadere il giapponese (geopolitica su ghiaccio), la coppia di pattinaggio artistico nordcoreana che balla sulle note dei Beatles e che stupisce tutti. Ma c'è anche altro: gli atleti russi, tencicamente esclusi per doping, che hanno vinto la prima medaglia d'oro soltanto ieri con la quindicenne Alina Zagitova - una sorpresa per tutti perché a essere favorita era la sua connazionale Evgenia Medvedeva, e la piccola Alina l'ha battuta per un solo punto, e i fotografi di tutto il mondo l'hanno immortalata piangere molto, poi, per quella medaglia d'argento.

 

C'è Ester Ledecká, la snowboarder ventiduenne di Praga che ha vinto l'oro a sopresa nello slalom gigante di sci alpino e poi pure quello nella sua specialità. Cioè due medaglie d'oro in due sport diversi, e non era mai successo a una donna, mai a nessuno nelle Olimpiadi moderne.

 

Abbiamo poi scoperto gli orsacchiotti di Yuzuru Hanyu, il pattinatore giapponese che è un "alieno", ma anche una rockstar in Giappone. Ne ho scritto un ritrattino qui, e dentro c'è anche un gran bel video di Quarz sui salti più difficili e controversi del pattinaggio artistico. Alcuni li sa fare solo Hanyu.

 

Ma veniamo al dunque. Tutte queste storie di agonismo e vittorie, sconfitte e trionfi, non sono nulla in confronto all'entusiasmo che - inconsapevolmente - hanno generato le "Garlic Girls", le ragazze dell'aglio, ovvero la nazionale sudcorena femminile di curling. Anzitutto perché il curling è uno sport pressoché sconosciuto in Corea del sud, ed è soltanto la seconda volta che la nazionale arriva alle Olimpiadi. I cinque membri della femminile sudcoreana si chiamano tutte "Kim" di cognome (un quinto dei sudcoreani si chiama Kim di cognome, succede per questo motivo) e quattro su cinque di loro vengono dalla contea di Uiseong, dove si produce l'aglio sudcoreano (e qui l'aglio, ve lo assicuro, è dappertutto, è il totem della regione). E' una zona rurale, dove la metà dei cittadini fa il contadino. Proprio qui, nel 2006, per la prima volta in Corea del sud è stata inaugurata un'arena di curling. Le quattro ragazze (due di loro sono sorelle) erano compagne di scuola al liceo, e hanno iniziato a fare curling dopo le lezioni, fino ad arrivare alle Olimpiadi. Scott Cacciola e Chang W. Lee del New York Times sono andati a Uiseong per saperne un po' di più, e ne è uscito questo reportage strepitoso, dove c'è qualcuno che dice che il motivo del successo delle ragazze è l'aglio, e la gente si prende giorni di ferie per andare a vedere la nazionale con gli altri, sul maxischermo. Reuters invece ha incontrato la novantaduenne nonna di Kim Eun-jung, la skipper e capitano della nazionale, che è molto felice per la nipote ma ancora non ha capito come diavolo funziona il curling. Una di noi, insomma.

 

Come scrive il New York Times, il team di cinque ragazze sembra costruito a tavolino tanto è pop e caratterizzato. Tutte e cinque si sono già da tempo trovate un soprannome - facile trovare sudcoreani con i soprannomi english-friendly, per via della difficoltà occidentale di pronunciare correttamente i loro nomi di battesimo. Loro hanno scelto quelli legati alla colazione, e si chiamano quindi ChoCho, Pancake, Sunny, Steak, Yogurt. Ma è Yogurt in particolare, ovvero Kim Eun-jung, la skipper, la boss, quella da cui dipende la strategia di tutta la squadra - è l'atleta che nel curling si abbassa e guarda la direzione della stone - ad essere arrivata nei cuori del pubblico internazionale. Ventisette anni, Eun-jung è di bell'aspetto ed ha "uno sguardo da pokerista", come ha scritto qualcuno. Un'espressione che cambia raramente, neppure dopo le vittorie. Sembra perennemente concentrata. I suoi occhiali da vista, i “plume p-2710” della Fantom Optical, una piccola azienda sudcoreana, sono già andati sold out.

 

La cosa più divertente è che loro cinque ancora non hanno capito bene di essere diventate delle rockstar, e che autorevolissimi media parlano di loro praticamente ovunque nel mondo. Essendo giovani e inesperte, non essendo mai state al centro della scena, per mantenere la concentrazione durante queste Olimpiadi hanno deciso di eliminare tv e smartphone. La scelta ha pagato, visto che hanno battuto tutte, e dico tutte le squadre tradizionalmente più forti, in semifinale l'altro giorno hanno superato di un punto il Giappone, e stanotte si giocano la medaglia d'oro con la Svezia. E insomma, sapete per chi tifare.

 

PENISOLA COREANA

  

Cose più serie. Come già ampiamente previsto, la Corea del nord ha deciso di mandare un'altra delegazione di massimo livello alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali prevista domenica. A guidarla sarà il generale Kim Yong Chol, ed è una presenza piuttosto controversa perché, oltre ad avere un sacco di titoli ufficiali (qui la sua scheda di NK leadership watch), il generale è anche il responsabile dell'intelligence sul Sud ed è personalmente colpito dalle sanzioni sudcoreane perché ritenuto il mandante delle aggressioni nordcoreane del 2010 (l'attacco all'isola sudcoreana di Yeonpyeong che uccise due soldati sudcoreani e l'affondamento della nave Cheonan, che uccise 46 marinai sudcoreani). Il governo di Moon è stato molto criticato per aver accettato questa visita.

 

E' già arrivata a Seul la delegazione americana. A guidarla c'è Ivanka Trump, la figlia del presidente americano, per cui la Corea del sud ha steso il tappeto rosso ed è trattata un po' come la first lady - lo dimostra il fatto che ad accompagnarla agli eventi sportivi c'è la moglie del presidente sudcoreano Moon Jae-in, e non lo stesso presidente come è successo invece con la sorella del leader nordcoreano Kim Jong-un. C'è poi tutta una questione sulle slippers, le pantofole che si usano per entrare negli ambienti chiusi in Corea dopo essersi tolti le scarpe. Quelle assegnate a Ivanka durante la cena ufficiale alla Casa Blu erano rosse e particolarmente pregiate, disegnate dalla first lady sudcoreana. Alla portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, che accompagna Ivanka, sono state assegnate delle banalissime slippers rosse.

 

Mentre Ivanka atterrava a Seul, il Tesoro americano ha reso note le nuove sanzioni economiche contro la Corea del nord (il timing è importante, naturalmente). Sono tra le più dure mai imposte, riguardano un individuo con passaporto taiwanese, 27 aziende che fanno trasporti marittimi e una lunga lista di 28 navi, usate dalla Corea del nord per continuare i commerci nonostante le sanzioni pregresse. Società e cargo non sono solo nordcoreane, ma anche e soprattutto cinesi. Trump ha detto che spera che questa fase sanzionatoria funzioni, altrimenti si passa alla fase due: "Phase two may be a very rough thing, may be very, very unfortunate for the world. But hopefully the sanctions will work".

 

Scriveva giorni fa il quotidiano conservatore Chosun Ilbo che è possibile che la mano tesa della Corea del nord verso il Sud venga proprio dalle sanzioni economiche, che cominciano a essere particolarmente dure per la vita quotidiana.

 

Sempre nella guerra della propaganda, c'è anche questa velina del Dipartimento di stato americano. Due settimane fa, quando il vicepresidente Mike Pence è andato ad assistere alla cerimonia d'apertura delle Olimpiadi, era previsto un incontro segretissimo con la delegazione nordcoreana. Poi però sono stati i nordcoreani ad annullare tutto, all'ultimo momento.

 

E poi si riparla molto del possibile attacco americano contro Pyongyang alla fine delle Paraolimpiadi (che potrebbe essere solo cibernetico) e del fatto che per anni abbiamo sottovalutato le capacità degli hacker nordcoreani.

 

Ogni volta che un grande evento si celebra in Corea del sud, torna fuori il problema dei sudcoreani che mangiano la carne di cane. Qui c'è Haeryun Kang che spiega perché è piuttosto un luogo comune, dato che l'acquisto di carne di cane (che non è totalmente legale) si è ridotto negli anni considerevolmente. Un pattinatore olandese - che voleva fare quello impegnato politicamente e durante una conferenza stampa aveva detto "voi sudcoreani impegnatevi a trattare meglio i cani" - ha dovuto scusarsi ufficialmente. Leggete questo articolo, e capirete quanto la Corea del sud sia pazza per cani e gatti. Altro che mangiarli.

 

Choi Soon-sil, la consigliera speciale dell'ex presidente sudcoreana Park Geun-hye, insomma quella che è stata definita da più parti "la sciamana" della Casa Blu, è stata condannata a vent'anni di carcere. Ricorderete tutta la storia incredibile, che alla fine del 2016 portò all'impeachment della presidente Park.

 

Capire l'educazione sudcoreana - ma più in generale, quella asiatica - non è facile per un occidentale. Però sono capitata su questa bella intervista con la giovanissima rockstar del pianoforte Cho Seong-jin che spiega tutto, mica solo la musica e le sue capacità, in poche semplici parole: "You can achieve just about anything through practice. On the contrary, I believe that being technical is an inborn talent. Anyone can reach their goals through practice. The only difference would be the intensity of the practice depending on what you are born with or without".

 

Luoghi comuni, oppure no

 

In questi giorni sono stati in Italia il regista Wes Anderson e Bill Murray (che è, sia detto per inciso, l'uomo dei miei sogni). Presentavano "L'isola dei cani", dopo la prima proiezione al Festival di Berlino. Ora, il film è tutto d'animazione ed è ambientato in Giappone. Chi l'ha visto (tipo Mariarosa Mancuso) dice che è divertentissimo, tuttavia iniziano già a circolare recensioni nelle quali si parla di "insensibilità culturale" da parte di Anderson, che cita il Giappone esclusivamente "attraverso i suoi luoghi comuni", cioè il sushi, il sumo, i samurai, e l'uso di Scarlett Johansonn come una pupa senza qualità.

  

 

Negli stessi giorni su Netflix è stato lanciato "The Outsider", che è invece un film di Martin Zandvliet con protagonista Jared Leto. Non serve nemmeno vederlo questo, di film, perché può essere riassunto in una manciata di parole: soldato americano fortissimo catturato dalla yakuza si paga la liberazione lavorando per la mafia giapponese. Non vi sembra abbastanza luogocomunista? Ecco, questo però non è stato criticato perché è un film banale e mediocre, ma perché Jared Leto è bianco (cioè l'unico motivo a reggere il film e la sceneggiatura, ma tant'è).

 

 

GIAPPONE

 

 

Parlare di Chongryon in Giappone non è facile. Chongryon è l'Associazione dei residenti nordcoreani, un'istituzione che esiste dagli anni Cinquanta, ha rapporti diretti con il governo di Pyongyang con la quale Tokyo - che non riconosce la Corea del nord come stato - non ha rapporti. E insomma funge un po' da ambasciata, anche se nel corso degli anni questi nordcoreani residenti in Giappone hanno molto poco dei nordcoreani. Tempo fa sui media giapponesi si polemizzava molto sulle loro scuole, perché il governo giapponese gli ha tolto i contributi e rischiano di chiudere quasi tutte (qui un vecchio reportage del Japan Times, ne ha fatto uno più recentemente Pio d'Emilia su SkyTg24, molto bello, ma non lo ritrovo online). Comunque, l'altra notte sono stati sparati dei colpi di pistola contro la sede centrale della Chongryon a Tokyo. Due persone sono state già arrestate, e sono legate ad ambienti di estrema destra. Nessuno si è fatto male.

La vecchia generazione di imprenditori giapponesi è piena di personaggi romanzeschi, cinematografici, altro che Mark Zuckerberg. A fine gennaio, per esempio, è morto a centodue anni (centodue) l’ex vicepresidente di Sharp Tadashi Sasaki, altrimenti conosciuto come “Rocket Sasaki” – un soprannome che gli piaceva, visto che perfino sui suoi bigliettini da visita c’era una vignetta di lui a cavallo di un missile. Soprattutto, Sasaki san era il mentore dell'uomo più ricco del Giappone, il ceo di Softbank Masayoshi Son. Qui c'è un bellissimo obituary.

Il governo si sta muovendo per ridurre nelle scuole primarie i libri di testo tradizionali e usare gli ebook.

La Mongolia ha preteso scuse ufficiali da un famoso editore giapponese dopo che uno dei suoi magazine mensili ha ritratto Genghis Khan con dei "genitali maschili sopra alla testa".

Ci sono ancora un sacco di paesi che vietano l'importazione di qualunque prodotto proveniente dalla prefettura di Fukushima. La Commissione europea ha alleggerito il divieto nel novembre scorso, giorni fa lo Yomiuri Shimbun, maggior quotidiano giapponese, è uscito con un editoriale per chiedere al governo di spingere affinché Cina e Corea del sud eliminino il divieto.

Tsutaya è una società giapponese che disegna negozi noti e riconoscibili, soprattutto librerie, come la catena Culture Convenience Club (i suoi negozi sono quasi tutti trasparenti e calmi). Ora lavorerà anche per gli immobili abitativi, ed è una bella novità.

All'esame di stato per diventare infermieri ad almeno due donne musulmane è stato chiesto dagli esaminatori di togliere l'hijab perché controllare che non nascondessero i bigliettini di appunti. E' successo sul serio, in Giappone, ed è bastata una lettera di scuse da parte del ministro della Salute.

 

ALTRE STORIE

 

Cina. Secondo il South China Morning Post, Liu He, il consigliere economico di Xi Jinping che è stato all'ultima edizione del Forum di Davos a rappresentare la Cina, potrebbe diventare il nuovo governatore della Banca centrale cinese.

Myanmar. Tre bombe sono esplose a Sittwe, capitale dello stato del Rakhine, cioè il centro della crisi dei rohingya.

La giornalista Sara Perria, che conosce bene l'area, scrive qui cosa sta succendendo anche nei rapporti tra Yangoon e il resto del mondo (sempre più complicati).

Bangladesh. Siccome le tragedie non vengono mai da sole. La zona dei campi profughi dei rohingya, nella parte all'interno del territorio bangladeshi, è anche una zona dove gli elefanti asiatici vivono liberi. Ma i campi si stanno ingrandendo, e finiscono nelle aree governate dai pachidermi. Giorni fa un elefante impaurito e aggressivo è finito dentro un campo profughi, e ha ucciso un bambino.

Filippine. Non ci credevo ma l'ha detto davvero. Rodrigo Duterte, presidente di un paese dove l'Hiv sta tornando a far paura, con undicimila casi registrati nel 2017, ha consigliato alle donne - parlando di controllo delle nascite - di usare la pillola e non il preservativo "che non fa sentire niente". Lo ha fatto pure con l'esempio di una caramella non scartata. C'è il video.

Per capire la storia dei rimpatri delle governanti filippine dal Kuwait, e che cosa c'entrano i due governi, dovete sapere che tutto ha inizio con questa triste storia di una filippina fatta a pezzi e messa in un freezer.

Adesso c'è pure la Us intelligence community, che nel suo report delle minacce globali annuale mette il presidente filippino Rodrigo Duterte e il leader cambogiano Hun Sen tra le minacce dell'area asiatica. Manila non l'ha presa bene.

India. La visita in India del primo ministro canadese Justin Trudeau è stata un disastro completo. Il viaggio con tutta la famiglia, durato una settimana, alla fine si è concluso con un bilaterale con il primo ministro indiano Narendra Modi e il solito abbraccio, ma in generale del leader canadese in India si ricordano solo fotografie "in stile Lonley Planet"  - e niente, niente di più.

Del resto, tutte le attenzioni dei media indiani sono per Nirav Modi, il celebre gioielliere indiano sospettato di una frode bancaria che raggiungerebbe cifre da capogiro. Per ora gli è stato ritirato il passaporto.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.