Paola Perego (foto LaPresse)

Il misticismo televisivo di Paola Perego, artista magnetica e incompresa

Costantino della Gherardesca

Ogni volta che la tv cammina sul filo della catastrofe, lei c’è

Novembre 2008. Durante un’intervista televisiva, a Giulio Andreotti viene chiesto cosa si augura per il futuro dei nostri bambini. Per tutta risposta, il senatore a vita si estrania dal piano dell’umano e, fissando un punto imprecisato – a metà tra le teste del pubblico e l’infinito – resta in sospensione metafisica per quasi un minuto. Questa domenica, il contenitore pomeridiano di Canale 5, interrompe quella quarantina di secondi di silenzio estatico (che in tv corrispondono più o meno all’eternità) con un intermezzo pubblicitario non previsto, che spezza quel momento contemplativo e riporta i telespettatori sul prevedibile piano dell’umano.

  

  

Novembre 2013. Le telecamere de La vita in diretta sono puntate su un ragazzo disabile riemerso da un decennio di coma vegetativo. L’uomo, in collegamento da casa sua, è attorniato dalla sua famiglia che da sempre si prende cura di lui con grande amore. Dallo studio, i due presentatori decidono di coinvolgere nella discussione anche Alda D’Eusanio, senza precisare che non si trova lì in veste di giornalista/opinionista, ma come persona con un’esperienza personale: Alda, infatti, è reduce da un terribile incidente e anche lei di coma ne sa qualcosa. Con la serenità di chi ha vissuto sulla sua pelle quel dolore, la D’Eusanio si permette il lusso della franchezza e si lascia andare a commenti inaccettabili per il palinsesto del pomeriggio di Rai1 e, rivolgendosi pubblicamente a sua madre, la prega di non tenerla in vita nel caso le capiti quello che era successo al povero ragazzo, che è ancora in collegamento insieme alla sua famiglia, stravolta dalle parole della D’Eusanio. Si tratta di uno dei più grandi faux pas della storia della televisione italiana.

  

  

Marzo 2017. “I motivi per scegliere una fidanzata dell’Est”. E’ questa la scritta che campeggia nello studio di Parliamone... sabato, trasmissione del pomeriggio di Rai1. La presentatrice elenca le sei ragioni per cui le donne dell’Est sono infinitamente meglio delle italiane, troppo lagnose e cesse per meritarsi le attenzioni che pretendono dai loro poveri uomini. La reazione del pubblico da casa è spietata: le parole dette in studio feriscono il fragile ego collettivo delle mogli e delle fidanzate italiane che, in un impeto revanscista, si scagliano contro la povera presentatrice. La trasmissione chiuderà due giorni dopo.

  

  

Cosa hanno in comune questi tre momenti fondanti negli annali della televisione italiana? La risposta è semplice quanto illuminante: la presenza in studio di Paola Perego. Qualcuno di voi dirà: “E’ solo un caso, poteva succedere a tutti!”, dimostrando in questo modo una grave mancanza di rispetto nei confronti di Paola e una profonda ignoranza in fatto di storia dell’arte.

 

E’ chiaro, in nessuno dei tre casi Paola ha delle responsabilità sostanziali: Andreotti era un uomo di una certa età, le affermazioni pro-eutanasia non le ha pronunciate lei ma Alda D’Eusanio e “I motivi per scegliere una fidanzata dell’Est” erano chiaramente una trovata dei suoi autori. Eppure, guarda caso, ogni volta che la tv ha osato camminare sul filo della catastrofe, Paola Perego era lì, presente e determinante, o meglio, per come la vedo io, determinante perché presente.

   

    

Paola è un magnete che catalizza l’espressione artistica, ha un potere che le consente di non doversi sporcare le mani dedicandosi attivamente alla realizzazione di un’opera. Non è limitata come un pittore o uno scultore, costretti a compiere l’atto egotico e volgare della creazione: ella è pura, intonsa, e si offre all’imponderabile come tramite necessario per la manifestazione del sublime. Come una Bernadette a Lourdes, Paola è il medium necessario per l’apparizione dell’estasi mistica.

  

E’ fin troppo facile trovare collegamenti altissimi fra questi tre momenti della storia professionale di Paola e la storia dell’arte contemporanea, collegamenti che permettono anche allo spettatore più impreparato e carico di pregiudizi di capire quanto l’ispirazione di Paola sia sincera quanto incompresa e lontana da ogni compromesso. La sospensione di Andreotti ricorda le azioni sciamaniche di Joseph Beuys, come quella in cui l’artista abbracciava per ore una lepre morta. Le esternazioni della D’Eusanio richiamano da vicino Cemetery of Splendour di Apichatpong Weerasethakul, un film in cui si mette in discussione il confine tra la vita e la morte. E lo shitstorm che fece seguito alla famigerata lista anti-italiane di Parliamone… sabato – cavalcato anche da dei parlamentari membri della Commissione di Vigilanza Rai – fa tornare in mente lo scandalo destato dalle performance post-dadaiste dei COUM Transmission (che di lì a poco sarebbero diventati più celebri come Throbbing Gristle), talmente brutali da inorridire i politici del Regno Unito, incluso il conservatore Nicholas Fairbairn che li definì “Wreckers of Western civilization”, etichetta che il gruppo accolse con infinito orgoglio e che, anni dopo, ispirò il titolo di un libro dedicato alla loro storia.

  

Per troppi anni ci siamo chieste se un albero che cade nella foresta senza che nessuno lo senta faccia rumore. E’ ora che i filosofi aggiornino le loro domande esistenziali: se durante una diretta tv sta per accadere qualcosa di potenzialmente sublime ma in studio non c’è Paola Perego, quel qualcosa sarà davvero sublime?

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