La Festa della Repubblica a Milano del 2 giugno 2017 (foto LaPresse)

Milanesi, il 2 giugno fate un atto di resistenza glamour: non manifestate

Costantino della Gherardesca

Né con Salvini, né con Di Maio, né con Mattarella

Cittadini milanesi, queste parole sono rivolte soprattutto a voi. Io, romano di nascita, mi rivolgo a voi, che mi avete accolto in questa città, e faccio appello al vostro senso civico.

 

Il 2 giugno, quando una buona parte del paese sarà esortata a scendere in piazza per difendere un orrendo governo che non c’è, fate una scelta davvero glamourous. Non sfilate con nessuno: né per Salvini e Di Maio né per Mattarella.

 

E mi raccomando: non commettete l’errore fatale di trascurare la manifestazione del 2 e di prendere parte a quella organizzata dal Pd per il giorno prima. Nessuna fiacca manifestazione di sinistra può competere a livello di decibel con la rabbia forcaiola che andrà in scena ventiquattr’ore dopo. Anziché unirvi ai cortei, portate a spasso il cane, buttate un occhio alle vetrine e tornate a casa.

 

Pensate quanto sarà bello, cari milanesi, vedere nei servizi del tg due Italie nettamente contrapposte: quella che a Roma si è data appuntamento per indignarsi a comando anche nei giorni festivi, e quella che a Milano ha deciso di far due passi in via Montenapoleone. Da una parte l’Italia che si dispera per aver perso l’occasione di avere un governo razzista, reazionario e anacronistico (in poche parole, un governo in cui tanti avrebbero potuto finalmente riconoscersi), dall’altra l’Italia che preferisce stendere un velo pietoso su un agghiacciante risultato elettorale e continuare la sua vita.

 

Quello che vi chiedo, cari milanesi, è di fare un piccolo atto di disobbedienza civile. Un po’ come quando, nel gennaio del 1848, vi inventaste lo sciopero del fumo: niente più sigari né pipe, per evitare che l’invasore austriaco riempisse le sue casse grazie al monopolio sul tabacco. Allora quel vostro piccolo gesto simbolico segnò l’alba di una serie di moti rivoluzionari che attraversarono tutta l’Europa. Stavolta mi accontenterei di molto meno.

 

Mi basta, infatti, che continuiate a fare quello che vi riesce meglio: avere scarsissima tolleranza per le stronzate. Di certo la vostra non-manifestazione non stravolgerà gli assetti europei come nel ‘48, ma perlomeno potrebbe tranquillizzare lo spread, che al momento sta crescendo con la stessa serenità di un bambino rinchiuso in una gabbia di ratti.

 

Pensate, cari milanesi, a tutti quegli italiani che il due giugno, davanti al tg, assisteranno al deprimente spettacolo del corteo grillo-leghista: un concentrato di dietrologia e ignoranza che appesterà le vie della città eterna, come se non bastassero i cumuli di spazzatura che già troneggiano sulle stesse strade. Come potranno tirarsi su il morale e ritrovare la fiducia quei telespettatori innocenti? Come potranno ancora sperare d’essere parte di un Paese civile, europeo e progressista, dopo che la gente avrà sfilato per rivendicare pubblicamente il proprio inalienabile diritto a essere razzista nel 2018?

 

E’ qui che entrate in ballo voi, cari milanesi. Mentre all’ombra del Colosseo arriveranno corriere piene di poveri vecchi disorientati (cui molto probabilmente era stata promessa una visita al Papa), i telegiornali mostreranno le strade della capitale morale sgombre, invase dal sole, attraversate soltanto da altere signorotte nel pieno controllo delle proprie facoltà mentali, donne che sanno stare al mondo e conoscono i veri piaceri della vita.

 

Sciure che sanno, per esempio, che il numero di buoni ristoranti cinesi abbordabili è il metro di misura della civiltà di una città. E se Milano può vantare posti come Gong, Lon Fon e Dim Sum, Roma – ahimè! – non può far lo stesso. Sciure che preferiscono una retrospettiva di contortissimi film francesi allo Spazio Oberdan, piuttosto che sorbirsi l’ennesima commedia con Enrico Brignano. Sciure che hanno sviluppato una certa allergia nei confronti della retorica delle umili origini, e che preferiscono sentir parlare di integrazione e progresso. Sciure che non hanno tempo da perdere con delle pose anti-establishment che di sinistra non hanno più nulla e che sono ormai patrimonio grillino.

 

Sciure, per concludere, che non hanno nulla a che spartire con l’italiano medio. Perché l’italiano medio vuole un politico che urla e non combina nulla. In parole povere, un politico che lo rappresenti.

 

E magari, alla fine di questo non-corteo meneghino, una piccola delegazione di queste sciure illuminate potrebbe concentrarsi a San Babila e poi marciare compatta alla volta del Duomo. Arrivate a destinazione, la più anziana del gruppo sfilerà dalla sua borsetta un foglio e lo affiggerà sulle porte della chiesa. Un carabiniere di piantone, vedendo le sciure allontanarsi, si avvicinerà al foglietto e butterà un occhio a quel che c’è scritto sopra. Immaginate la sua sorpresa quando si accorgerà che non si tratta di un invito a un torneo di canasta, ma di una lunga lista di proscrizione: l’elenco di tutti i giornalisti che negli ultimi anni non hanno fatto altro che gettare benzina sull’incendio populista.