Matteo Renzi (foto LaPresse)

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Edoardo Narduzzi

Il vino è, allo stesso tempo, il miglior nettare per valutare con distacco l’arroganza del potere e l’antidoto ideale per curare le sconfitte che fanno male alla psiche

Il vino è, allo stesso tempo, il miglior nettare per valutare con distacco l’arroganza del potere e l’antidoto ideale per curare le sconfitte che fanno male alla psiche. La scorsa domenica l’Alto Adige è stato oggetto di una doppia tornata elettorale a cavallo del Brennero. Il nazionalista austriaco sconfitto, Norbert Hofer, era fiancheggiato anche dagli ultimi scampoli politici di indipendentismo altoatesino, mentre il nuovo presidente a Vienna, Alexander Van der Bellen, non si è mai posto il problema dei confini. Ma l’Alto Adige ha dato qualche soddisfazione anche al presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, rottamato soprattutto dalla sua inspiegabile arroganza. Le urne della provincia di Bolzano hanno votato per il Sì al referendum a stragrande maggioranza, allargando la frattura tra estremo nord ed estremo sud dell’Italia.

Per brindare allo scampato “pericolo Hofer”, i saggi altoatesini domenica sera hanno degustato l’etichetta che rappresenta la miglior vendemmia tardiva di un vitigno autoctono: il Gewürztraminer vendemmia tardiva Terminum 2012 della Cantina Termen. Un bianco che costa circa trenta euro la bottiglia e che da anni raccoglie premi e riconoscimenti in Italia e nel mondo. La vitis vinifera fu portata nelle valli altoatesine dalle legioni romane secoli fa e da allora non ha più lasciato il terroir. Oggi l’enologia è un importante motore del benessere e dello sviluppo economico di Bolzano e il mercato italiano per consumi il più importante, anche più di quello tedesco. Perché i consumatori tedeschi sono sempre con il braccino corto quanto si tratta di spendere per la qualità: regola che vale anche per i bianchi e i rossi ormai premium dell’Alto Adige.

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