Il coraggio di essere idiota

Gaia Montanaro

Igor Sibaldi
Mondadori, 192 pp., 16,90 euro

La felicità è l’idea fissa dei grandi autori, cioè degli autori che non temono di occuparsi di qualcosa di abbastanza grande da riguardare chiunque. […] E’ di questo che ogni grande autore narra. E ne narra non perché sappia cosa sia la felicità (nessuno lo sa di preciso), ma perché non si accontenta di non saperlo. La cerca, e non trovandola in ciò che esiste già, immagina storie che non sono ancora esistite, e che sono tutte ricerche di felicità”. E’ questa la premessa contenutistica da cui parte l’ultimo volume di Igor Sibaldi, Il coraggio di essere idiota, nel quale il saggista e fine conoscitore della letteratura russa prova a rileggere l’opera di Dostoevskij traendone una sorta di vademecum per i lettori di ogni tempo che, come ben sa, riconoscono la grandezza in un autore (cioè di colui che “aggiunge” qualcosa a ciò che esiste già) nel momento in cui costui narra qualcosa di famigliare e che li riguarda. Sono molte le suggestioni che Sibaldi propone, dai punti di tangenza tra l’opera di Dostoevskij e Shakespeare, all’analisi della figura del junior in Memorie del sottosuolo, passando per il punto di vista espresso da Kirillov nei Demoni il quale sostiene che Dio abbia privato gli uomini della loro libertà e quindi della felicità perché costoro non abbiano la spinta di sottrarsi alla vita veicolando implicitamente il suicidio come affermazione ultima di libertà e per estensione quindi di felicità. Sibaldi si addentra poi nell’indagine di grandi autori e pensatori che hanno avuto punti di contatto con il pensiero dell’autore russo rispetto al tema della felicità tra cui Rousseau, Kant con la sua condanna alla ricerca di una felicità personale a cui va anteposto invece il primato della ragione, Hegel e la ricerca di un ideale che egli identificava con il termine Storia passando per Darwin e i nichilisti. Non manca infine uno sguardo ai tipi umani che costituiscono un corollario di personaggi ricorrenti nell’opera del drammaturgo russo tra cui particolare attenzione è data da Sibaldi ai bambini, a un vizioso rapace (ovvero Karamazov) fino al delirante Raskòl’nikov di Delitto e Castigo.
Con una prosa accattivante e leggera nonostante l’oggetto del racconto sia decisamente impegnativo, l’autore ci porta a scoprire come Dostoevskij tratti di argomenti e tipi umani fortemente innervati nella nostra contemporaneità e come i suoi scritti possano diventare un punto privilegiato di osservazione del mondo e delle sue dinamiche. Dell’autore russo, come di tutte le grandi personalità, viene messa in evidenza la capacità di suscitare nel lettore delle domande esistenziali e profonde a cui poi ciascuno tenterà di dare una risposta secondo i propri criteri e le proprie esperienze. Alain Finkielkraut, noto critico letterario e filosofo francese, diceva che il principale ostacolo tra noi e noi stessi è di ordine romanzesco in quanto il velo steso sulle cose ha una tessitura narrativa non diversamente dal loro disvelamento. In questo Dostoevskij ci appare come un compagno di viaggio che, con la sua opera, ha contribuito e contribuisce a dare una chiave interpretativa del reale e quindi del suo potenziale disvelamento. E Sibaldi si rende viatico di questa possibilità.

 

IL CORAGGIO DI ESSERE IDIOTA
Igor Sibaldi
Mondadori, 192 pp., 16,90 euro

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