Foto di richard winchell via Flickr

Rimirare la biblioteca di carta nonostante i traslochi

Marco Archetti

A ogni cambio di casa si cade nella seduzione dell'ebook, ma le pene "fisiatriche" inflitte dai mattoni cartacei sono nulla in confronto alla bellezza degli scaffali domestici pieni di libri

Basta un trasloco e io mi faccio sfrenato cantore degli ebook e rancoroso elencatore degli infiniti lutti discali che m’addussero – in ordine fisiatrico – l’Adelphone smisurato (ma che fai? non ti porti tutto Faulkner?), il Rizzolone squadrato (troppi, troppi Lizard), il Mondadorione sovraccopertinato (Vojnovic, umorismo sovietico, roba introvabile), l’Einaudione multicolorato (Will Eisner che parla con Dio) e il Feltrinellone supercartonato (vorrai mica abbandonare nel viscido, lercio, piscioso madore della cantina i due Diari di Gombrowicz della gloriosa, infatti chiusa, collana Le Comete?).

 

Dal 2010 al 2015 i traslochi che la vita, vacca e sfinge, mi ha inflitto, sono stati tre: ne deduco che io, per almeno tre cicli omerici, sono andato in giro a srotolare pergamene digitali e a cantare, oh Diva, le seduzioni del Kindle. Ma andiamo con ordine. Dopo aver pubblicamente chiarito che, oltre a non percepire adeguato guiderdone per questo product placement, non ne percepisco nemmeno uno inadeguato, vorrei snocciolare i miei frondosi argomenti, che erano più o meno questi. Primo trasloco: “Vuoi mettere il bello di ricevere le puntate di un romanzo settimanale previo abbonamento, fremendo d’Ottocento perché ne attendi il seguito?”. Secondo trasloco: “Va bene, le puntate non funzionano, il mercato non è partito, però che dire dell’abbonamento all’autore che propongono alcune case editrici? Idea eccellente che incoraggia l’amore incondizionato.” Terzo trasloco: “Bello partire per le ferie e portarsi dietro 161 grammi di cinquecento libri”.

 

Ora, se c’è una cosa che non può sfuggire della suddetta lenzuolata entusiastica, è il severo ridimensionamento, l’arco drammaturgico-renziano di caduta, oserei dire l’anticlimax. Ma dopotutto anche la mia vicenda esistenziale segue un arco drammaturgico di caduta: sono stanziale, non trasloco più, e a 40 anni mi ritrovo a rimirare la mia biblioteca cartacea vestito come Gad Lerner, a dire cose da anziano Gad Lerner, del tipo “ah, il nitore della carta! ah, la fragranza della colla! ah, la setosità delle rilegature!”, le mie vertebre presto suoneranno come nacchere, il mercato degli ebook flette sempre più anche negli Stati Uniti dove sembrava invece ubertoso di possibilità, i festival letterari sono gremiti, le scuole di scrittura impartiscono a più non posso, escono sei libri all’ora che nessuno legge (di essi, cinque “scorrevoli e dolceamari”) e nemmeno io, in fondo – seppur continuo a dichiarare il contrario – mi sento tanto bene. 

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