Piersilvio Berlusconi, Fedele Confalonieri (foto LaPresse)

Non è mai troppo tardi per il digitale

Anche Mediaset un po’ in affanno si unisce alla bonanza della tv online

La decisione di Mediaset di lanciare all’inizio dell’anno prossimo una piattaforma gratuita su smart  tv  e su vari dispositivi mobili per la diffusione di contenuti della televisione generalista è solo l’ultima dimostrazione della migrazione sul digitale dell’intrattenimento. Lo storico broadcaster privato italiano della famiglia Berlusconi ieri ha pagato in Borsa le notizie incerte sul futuro dei diritti Champions League e quindi della pay tv Premium i cui risultati consigliano un cambio di strategia. Con lo spostamento sul digitale Mediaset si aggiunge a concorrenti – seppur tutti con modelli di business diversi tra loro – come Sky (Now Tv) e Rai (Rai Play) in un segmento popolato da società di distribuzione di contenuti televisivi e cinematografici in streaming o download come l’americana Netflix, fenomeno mondiale, o l’italiana Chili, realtà europea. La tendenza alla diffusione di contenuti digitali per incrementare le entrate pubblicitarie d’altronde è palese e determinata dalle preferenze dei consumatori italiani. Secondo il rapporto Univideo sul settore dell’intrattenimento domestico, elaborato dalla società di ricerche di mercato GfK, il fatturato del digitale si è confermato in crescita a 82,5 milioni di euro (il 21,6 per cento del mercato), mentre il fatturato dei supporti fisici (dvd e blue-ray) è statico a 299 milioni (il 78,4 per cento del mercato) con gli acquisti nelle edicole e il videonoleggio che perdono gradualmente appeal. Inoltre la pirateria online di contenuti diffusi via streaming senza licenza raggiunge la cifra stimata di 686 milioni di euro di giro d’affari. Chi utilizza un contenuto senza pagarlo dice che lo fa per risparmiare. Ma la seconda motivazione è la velocità nel reperimento del contenuto. Quello che gli operatori di mercato intendono garantire.

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