Come Sarahah è passata da essere l'app dell'onestà a quella del “sei figo”

Enrico Cicchetti

È la app del momento: invita a scrivere messaggi (anonimi) “onesti e costruttivi”, ma i critici dicono che offra una scusa per “fare i bulli”. Basta vedere all’hastag #Sarahah per rendersi conto che il “pericolo” sembra fortemente esagerato

È la app del momento – che nel mondo di internet potrebbe benissimo voler dire “di questi cinque minuti”. Nella classifica dell’App store di Stati Uniti, Australia, Irlanda e Gran Bretagna Sarahah ha già sorpassato tutti i big, colossi come WhatsApp e Facebook e in 25 paesi è il programma più scaricato in assoluto. Tutti i messaggi che si ricevono possono essere condivisi via social media, su Snapchat o Facebook, ad esempio. Questo significa che si possono fare domande anonime e poi aspettarsi una risposta sui social: i “pizzini” di Sarahah hanno iniziato a viaggiare tra gli smartphone e a diffondersi a macchia d’olio.

   

In origine, la app – sviluppata dal programmatore saudita Zain al Abidin Tawfiq – era pensata per consentire ai dipendenti di un’azienda di inviare ai propri superiori messaggi completamente anonimi e senza possibilità di replica. Un canale per dare consigli diretti e “onesti”. Ma anche un modo per denunciare problemi senza rischiare ritorsioni. Sarahah significa proprio "onestà" in arabo. La app è l’ultima di una serie di social che hanno basato il loro successo, e poi la loro caduta in disgrazia, sull’anonimato. E' successo a Secret, a Whisper, fino ad Ask.fm (finito sotto accusa dopo alcuni casi di teenager che si sono suicidati dopo una serie di insulti ricevuti sulla piattaforma).

    

L'app invita a scrivere messaggi “onesti e costruttivi”, ma non tutti hanno deciso di seguire il suggerimento. I critici dicono che la piattaforma offre agli utenti una scusa per “fare i bulli” con le persone e che porterà ad abusi: la solita storia su rispetto della privacy, cyberbullismo e hate speech. Insomma, quando ricapita di poter offendere qualcuno senza essere querelati?

   

Ma basta fare un giro su Twitter all’hastag #Sarahah per rendersi conto che il ventilato “pericolo” sembra del tutto esagerato. A giudicare dai “baloon” verdi condivisi dagli utenti, il divertimento maggiore sembra quello di mandarsi messaggini a sfondo sessuale, magari volgari e provocatori ma in fondo divertenti. Chissà cosa ne pensano in Arabia Saudita, un paese conservatore al punto che ieri un cantante è stato arrestato per aver fatto la “dab dance”, di una app nata nel segno dell’"onestà" ma che presto ha spopolato tra gli adolescenti occidentali, che ora la usano come una versione digitale dei bigliettini lasciati sotto il banco, quei “Mi piaci” o “Ti vuoi mettere con me: sì, no, forse”. Solo un po’ meno castigati.

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