Apple in campo contro l'epidemia del Terzo millennio: il diabete

Maurizio Stefanini

Cupertino sta studiando un sensore da inserire nello smartwatch per poter monitorare i livelli di glucosio nel sangue senza punture

Il 5 ottobre 2011 Steve Jobs morì a soli 56 anni di diabete (sviluppatosi da una rara forma di tumore maligno al pancreas). Quasi sei anni dopo Apple è al lavoro per inventare un nuovo dispositivo in grado di curare questa malattia. Così, dopo aver rivoluzionato il mondo della tecnologia con il Mac, l’iPod, l’iPad, l’iTunes Store, l’Apple Watch e la Apple TV, adesso la famosa azienda di Cupertino scende in campo per provare a combattere quella che gran parte del mondo medico considera come “l'epidemia del Terzo Millennio”. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità oggi sono 422 milioni gli adulti affetti da diabete, ogni anno ne muoiono un milione e mezzeo mentre almeno 30 milioni sono a rischio di cecità. Oltre i quattro quinti delle morti per diabete avvengono in Paesi poveri, ed entro il 2030 il loro numero potrebbe raddoppiare.

 

Tecnicamente il diabete è provocato da una carenza assoluta o relativa di insulina: ormone prodotto dal pancreas che ha il compito di regolare il livello di glucosio nel sangue, oltre che stoccare i grassi all’interno del tessuto adiposo e fornire il senso della sazietà. Con meno insulina del dovuto, l’organismo tende a ingrassare e il glucosio nel sangue a crescere in maniera eccessiva. Diventa dunque importante monitorare questi livelli il più frequente possibile ed è proprio su questo che Apple lavorando.

 

Obiettivo: trovare una tecnologia non invasiva che, senza necessità di prelevare un campione di sangue, possa verificare i livelli di glucosio. Un gruppo di ingegneri biomedici starebbe dunque cercando di realizzare un sensore in grado di operare attraverso il semplice contatto con la pelle. La cosa non è semplice, e infatti secondo CNBC la ricerca del “Santo Graal per trattare il diabete”, è iniziata 5 anni fa. Adesso Apple ha deciso di venire allo scoperto. Ad occuparsi del progetto è l’ex-vicepresidente della divisione hardware Johny Srouji. Con lui un team di 30 persone che sta realizzando gli studi di fattibilità in laboratori clinici della Bay Area, l'area metropolitana che circonda la baia di San Francisco, in California. Probabile che il sensore venga integrato nell’Apple Watch, in modo da assicurare un controllo costante. Il lancio, però, difficilmente arriverà il prossimo settembre quando, assieme all’iPhone 8, Cupertino presenterà la terza generazione dello smartwatch.

 

La ricerca si inserisce nella strategia di Apple che da qualche mese ha ampliato il suo interesse verso il biomedicale (settore in grande espansione anche per il crescente interesse verso tecnologie che aumentino la durata della vita). Lo scorso agostola società aveva infatti acquistato Gliimpse: una startup specializzata nella gestione e nella condivisione dei dati medici personali. Qualche anno fa era stata Google, invece, a tentare di realizzare lenti a contatto in grado di monitorare i livelli di glucosio nelle lacrime. Ma si arrese per la difficoltà di ottenere una misurazione accurata. Apple sembra aver risolto il problema concentrandosi sulla pelle. Intervistato da Reuters Terrance Gregg, presidente esecutivo di DexCom Executive, ha spiegato che il successo nell’impresa potrebbe valere un miliardo di dollari.

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