Una scena di Terminator

Il piano di Elon Musk per salvarci dai robot intelligenti ricorda Terminator

Eugenio Cau

Vanity Fair descrive l'atteggiamento apocalittico di Musk nei confronti dell’Ai a metà tra paranoia e trovata pubblicitaria. Intanto il ceo di Tesla promuove Neuralink, progetto futuristico per “fondere il cervello umano con l’intelligenza artificiale”

Roma. Elon Musk è il più grande evangelista al mondo della paura contro l’intelligenza artificiale. Giusto lunedì ha ribadito la possibilità concreta di scenari apocalittici parlando con Maureen Dowd, celeberrima commentatrice del New York Times per una volta prestata al mondo dell’alta tecnologia. Dagli op-ed sulle macchie del clintonismo e sui fallimenti del trumpismo, la Dowd è passata –  temporaneamente – a scrivere un pezzo monstre sul futuro dell’umanità e dell’intelligenza artificiale per Vanity Fair – non senza qualche difficoltà, ma con un accesso ai più grandi protagonisti della vicenda impensabile per chiunque altro, il che rende l’articolo imperdibile. Dowd descrive Musk come un eroe “Ayn Rand-iano” e un predecessore di Tony Stark, con un atteggiamento nei confronti dell’intelligenza artificiale a metà tra la paranoia e la trovata pubblicitaria. Tutto è iniziato nel 2014, in una conferenza al Mit, quando il quarantacinquenne Musk – fondatore dell’azienda di macchine elettriche di lusso Tesla e costruttore dei razzi spaziali riutilizzabili di SpaceX, oltre che animatore di infinite altre imprese – ha detto alla platea che “con l’intelligenza artificiale, stiamo evocando il demonio”.

L’idea, piuttosto semplice, è che arriverà un tempo non troppo lontano in cui l’intelligenza artificiale e i robot, ormai indipendenti e dotati di capacità molto al di sopra di quelle della razza umana, si ribelleranno ai loro creatori, eliminando gli uomini dalla faccia della Terra. Musk sostiene perfino che questa è una buona ragione per velocizzare la colonizzazione di Marte: se la Terra sarà conquistata dai robot, almeno avremo un altro pianeta in cui scappare. L’idea di Musk è stata sostenuta, con gradazioni differenti, da pesi massimi come il fondatore di Microsoft, Bill Gates, e l’astrofisico Stephen Hawking, ma man mano che i toni del fondatore di Tesla si facevano più apocalittici, aumentava anche lo scetticismo intorno a lui. Dowd ha sentito molti esperti di rilievo mondiale, tra cui il ricercatore Andrew Ng e lo scienziato visionario Ray Kurzweil, e la loro opinione su Musk varia moltissimo, dal credente a chi lo considera un “drama queen”. Musk, è l’idea degli scettici, abbaia alla luna dell’intelligenza artificiale per mantenersi sulle prime pagine, ma lui per primo sa che dall’Ai arriveranno meravigliose possibilità di profitto.

Elon Musk, Chief Executive Officer di Tesla (foto LaPresse)


Una notizia interessante in questa direzione è arrivata giusto ieri, ad appena un giorno dalla pubblicazione dell’articolone di Dowd. Secondo il Wall Street Journal, Musk sta promuovendo un’altra impresa futuristica con una nuova compagnia, Neuralink, il cui scopo, nella sintesi fatta da The Verge, è “fondere il cervello umano con l’intelligenza artificiale”. Suona come un controsenso: l’uomo che ci dice di guardarci dall’Ai adesso vuole mettere l’Ai direttamente nel nostro cervello. In realtà, dice Musk, è tutto funzionale al grande piano per difendere l’uomo dalle macchine: solo migliorando le capacità del proprio cervello l’umanità potrà salvarsi da robot superintelligenti – lo stesso Musk ha fatto riferimento a questo nell’articolo di Dowd, e ha tuittato ieri un riferimento alla necessità di accelerare il lavoro di Neuralink perché “il rischio esistenziale è troppo alto”.

 

A giudicare dalle anticipazioni (non è ancora stato fatto alcun annuncio ufficiale) gli ingegneri di Neuralink vorrebbero impiantare dei minuscoli elettrodi nel cervello umano per unire l’intelligenza biologica all’intelligenza digitale, in maniera da poter caricare e scaricare sul cloud ricordi e pensieri, ampliare le nostre capacità cognitive grazie a processori esterni, interfacciarci alle macchine senza bisogno di smartphone e telecomandi. Ma è facile immaginare che, esattamente come Musk prevede per l’intelligenza artificiale “standard”, qualcosa possa andare storto. Il senso di Elon Musk per l’intelligenza artificiale funziona così: è eclettico, e il richiamo della futurologia è più forte di tutti i moniti apocalittici sui robot che conquisteranno la Terra. Alla fine, Musk non è molto diverso dagli scienziati che accusa di giocare a fare Dio con una tecnologia troppo pericolosa.

Di più su questi argomenti:
  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.