Perché c'è da preoccuparsi se uno youtuber ha un vizietto antisemita

Eugenio Cau

Lo svedese “PewDiePie” ha oltre 53 milioni di iscritti e da alcuni mesi aveva iniziato a pubblicare video con evidenti riferimenti anti ebraici

Roma. La più grande star di YouTube in tutto il mondo nonché uno degli uomini più influenti di internet è stato accusato in questi giorni di aver diffuso battute antisemite nei suoi video online e riferimenti al nazismo nei suoi sketch comici. Chi ha più di trent’anni probabilmente non ha mai sentito parlare di lui; chi ne ha meno lo conosce come PewDiePie, ed è praticamente impossibile che non abbia mai visto uno dei suoi video. Felix Kjellberg, questo il suo nome, ha oltre 53 milioni di iscritti al suo canale, i suoi video online hanno spesso più spettatori della finale di Sanremo e intorno a lui c’è un giro d’affari da decine di milioni di dollari. PewDiePie è influente in una maniera che è difficile da quantificare per chi non conosce YouTube: i prodotti che lui consiglia diventano dei successi planetari, e la sua vita sentimentale è seguita come quella di una star di Hollywood, anche se lui non finisce mai sui rotocalchi. Quando, negli ultimi mesi, alcuni suoi video hanno iniziato a popolarsi di riferimenti – sempre scherzosi, a volte velati – al nazismo e all’odio verso gli ebrei, molti utenti hanno iniziato ad allarmarsi. E’ montata una polemica sempre più grande, spinta anche da alcuni articoli pubblicati in questi giorni dal Wall Street Journal. Lunedì, alla fine, la Disney, che a partire dal 2013 aveva stipulato con lui un contratto di produzione attraverso una controllata, ha deciso di rescindere tutti i rapporti. Ieri la stessa Youtube ha annunciato di aver cancellato un reality show a pagamento realizzato su misura per PewDiePie e di averlo eliminato dal suo circuito pubblicitario più importante, anche se ha mantenuto aperto il canale video.

 

Un po’ di storia: Felix Kjellberg è un ragazzo svedese di 27 anni, nato a Göteborg e trasferitosi in seguito in Inghilterra, che nel 2010 ha iniziato a pubblicare video in cui filmava se stesso mentre giocava a videogiochi horror e paurosi. Le sue reazioni divertenti e il talento comico gli hanno guadagnato prima migliaia, poi milioni di visualizzazioni e iscritti, tanto che il canale fai-da-te del ragazzino di Göteborg si è trasformato negli ultimi anni in una corazzata online, con un introito di oltre 15 milioni di dollari all’anno.

 

A gennaio (ma c’erano state già alcune avvisaglie nei mesi precedenti) PewDiePie ha iniziato a pubblicare video con evidenti riferimenti antisemiti. In un video dedicato a Fiverr – un sito in cui per piccole somme di denaro si può chiedere alla gente di fare qualsiasi cosa davanti alla telecamera – PewDiePie ha chiesto a due ragazzi indiani di mostrare in video un cartello con scritto: “Morte a tutti gli ebrei”. In un altro video, ha chiesto a un attore travestito da Gesù che lavora per lo stesso sito di dire: “Hitler non ha fatto assolutamente niente di male”. In una serie di video a gennaio, PewDiePie ha prima filmato se stesso mentre indossa un’uniforme nazista e ascolta un discorso di Hitler, poi ha inscenato un rituale nazista. Altri riferimenti sono sparsi nei suoi filmati recenti.

 

Dopo lo scoppio della polemica, PewDiePie si è scusato più volte, ha detto che si trattava di scherzi e di paradossi, e sul suo blog ha scritto che stava cercando di mostrare “quanto è assurdo questo mondo” (il riferimento è agli utenti di Fiverr, che per cinque dollari farebbero o direbbero qualsiasi cosa). Ma l’ironia, nei video “nazisti” di PewDiePie, è spesso impercettibile, la frequenza di riferimenti antisemiti è sospetta, e i milioni (decine di milioni) di spettatori dello svedese sono spesso minorenni. La combinazione è sufficiente per essere pericolosissima. Lo sdoganamento e la penetrazione per osmosi di certi concetti è per molti versi più terribile della propaganda esplicita. Tanto che la parola finale sulle “buone intenzioni” di PewDiePie l’ha messa il famoso sito neonazista The Daily Stormer, che negli ultimi giorni si è ribattezzato “Il sito numero uno di fan di PewDiePie” e lo ha ringraziato per “rendere le nostre idee appetibili alle masse”. Enormi multinazionali con enormi responsabilità, da Disney a YouTube, hanno legato il loro nome a un ragazzo-bambino che per anni è stato una macchina fabbricasoldi e che ora sembra andato fuori controllo.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.