Villa Getty (foto Pixabay)

Entrare in automobile a Villa Getty, tra ippogrifi e “veri odori della Roma antica”

Michele Masneri

L'unico museo al mondo dove il pedone non è ammesso

Ma poi scendendo giù ancora dalla mitica freeway “1” ecco Malibu e la sua grandiosa Villa Getty, costruita dal magnate petrolifero Jp, l’uomo più ricco del suo tempo, a imitazione della villa dei Papiri. Con uscita autostradale tipo Autogrill, mentre ci si avvicina alla città più automobilistica del mondo, Los Angeles. Dunque tutto è garagistico: questa originale domus romana ha al piano terra il suo bell’autosilo ariosissimo con ippogrifi e portico e sopra la loggia (“Altezza massima veicoli 8,2 piedi”, recita la scritta, con tanti mattoni finti tipo pizzeria o Playmobil). In onore delle fortune benzinesche della casa è l’unico museo al mondo dove si può entrare solo in macchina, il pedone proprio non è ammesso e anche quando esci se non hai l’auto e ti inoltri nella residuale uscita pedonale ti rimandano indietro molto sospettosi. Al posto dei guardiani ci sono parcheggiatori.

   

Cartelli informano che anche i romani avevano caldo e dunque indossavano la toga equivalente a un “business suit” anche d’estate, ecco perché si scappava in villa. Dentro, tutto nuovissimo, pavimenti di seminato, fontane, cortile, porte di legno chiaro, tutto naturalmente indistinguibile dagli outlet di Las Vegas che appaiono così contemporanei. Al centro, piscinona azzurra però a secco, in manutenzione. Sotto i portici, molte attrazioni educational tra grottesche e mosaici e ascensori e prese di corrente: “Annusa i veri odori della Roma antica! ecco l’antico ketchup, l’odore di stireria, odore di riti precristiani” (manca l’afrore di monnezza). Mentre ai piani superiori da poco rifatti che ospitavano le collezioni “moderne” di Jp Getty e ora invece le mostre temporanee (eccone una grandiosa dedicata ai mosaici antichi che si apre con una caccia all’orso del 300 avanti Cristo in onore del genius loci californiano ursino). Però con un’estetica diversa, marmorea-aeroportuale, un po’ cantina da archistar a Napa Valley e un po’ di industrial style con cavi e tiranti bronzei per rafforzare il peristilio.

 

È cambiato l’architetto. Poi giù, un orto vegetale tipo Michelle Obama, con verza e salvie e rosmarino rarissimi e cavolfiori ornamentali con peschiere in cui sguazzano tinche e carpe giganti. Nel cinemino della villa va in onda il classico filmino celebrativo del fondatore, con la vita e le fortune di Jp Getty (famoso tirchio, si dice che nella casa romana avesse messo il telefono a gettone, e quando il nipote Jp Getty III fu rapito a piazza Farnese a Roma, riuscì a far scendere il prezzo del riscatto da 14 a 2,2 milioni di dollari, massima cifra deducibile dalle tasse). Al bookshop il suo manuale “Come diventare ricchi” (1965), continuamente ristampato. Mentre di fronte, un casamento tipo cinquecentesco però riservato agli studiosi qui ospitati pare proprio identico alla casa di Palo Laziale, oggi hotel Posta Vecchia, con veduta forse uguale su questa Aurelia che sembra tanto Malibu. Mentre poi Uber notoriamente non funziona, e per tornare alla civiltà è tutto un continuo sbagliare posti e cancellazioni e uberista aggressivi e “è lei? No, mi spiace”.

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