Foto di Henrik Dreisler via Flickr

Dimenticate i camionisti, nella Silicon Valley sono già in prova gli autocarri che si guidano da soli

Michele Masneri

Quello dell’autotrasporto sarà il primo a essere automatizzato “a causa dei percorsi ripetitivi e dell’ambiente controllato come quello autostradale, che non richiede intervento umano”

San Francisco. Si fa un gran parlare di auto senza conducente, ma ben prima potrebbe arrivare il camion. Se la flotta Uber è al momento chiusa in garage dopo il capottamento di una delle sue Volvo (accaduto nel weekend scorso in Arizona, ma pare per un automobilista “umano” che non ha rispettato la precedenza contro il povero robot), il settore dei camion pare che verrà toccato prima. Settore vitale dell’economia americana, vale 700 miliardi di dollari l’anno, impiega 1,7 milioni di persone, rappresenta un indotto fondamentale (concessionari, meccanici, ma anche autogrill, servizi vari) ed è considerato oggi la miglior opportunità di impiego per la popolazione a bassa scolarizzazione, con stipendi medi che possono arrivare anche a 100 mila dollari.

 

Tutto questo potrebbe presto scomparire; la stessa Uber ha la sua divisione camion (si chiama Otto, è stata sviluppata da Google e comprata lo scorso agosto dalla compagnia del ride-sharing). Secondo il Los Angeles Times quello dell’autotrasporto sarà il primo a essere automatizzato “a causa dei percorsi ripetitivi e dell’ambiente controllato come quello autostradale, che non richiede intervento umano”. “Le tratte svolte dai camionisti a lungo raggio sono un tipico esempio di come i robot potranno sostituire gli umani”, dice al quotidiano californiano Jerry Kaplan, docente a Stanford e autore di libri su tema come “Humans Need Not Apply” e “Artificial Intelligence: What Everyone Needs to Know”. Intanto i camion senza conducente sono già in circolazione sulle autostrade californiane, e test vengono svolti regolarmente sulle trafficatissime superstrade 101 e 280, quelle che da San Francisco portano alla Silicon Valley.

 

Otto impiega camion di serie sempre Volvo a cui applica sensori (tra cui il lidar, il sofisticato radar sviluppato dalla startup israeliana Mobileye, comprata nei giorni scorsi da Intel per 15 miliardi di dollari). Secondo il ceo di Otto, l’israeliano Lior Ron, nei prossimi anni le aziende di trasporti risparmieranno miliardi perché i camion potranno viaggiare 24 ore su 24; un addetto umano sarà a bordo come sorvegliante, anche se sembra più che altro un contentino psicologico. Si pone anche il tema di quanto pagare un autista che non guida più ma sorveglia e basta, e certamente la paga sarà inferiore dei suoi colleghi anziani che guidavano. “E’ un tema molto dibattuto nelle aziende del settore”, dice Ron.

 

Altre startup come Peloton, azienda di Mountain View, stanno studiando camion robotizzati che viaggiano in convoglio, uno dietro l’altro, con software che permettono di ottimizzare frenate, accelerazioni, e risparmi di carburante del 7 per cento. Ma è chiaro che i risparmi maggiori arriveranno dal personale. E forse non è un caso che il presidente Donald Trump abbia ricevuto con tutti gli onori alla Casa Bianca i rappresentanti dei camionisti americani la settimana scorsa, sedendo in cabina di un gigantesco automezzo nero per foto già virali, in quello che potrebbe venir ricordato come un funerale in grande stile di un glorioso impiego novecentesco.

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