Dries Mertens (foto LaPresse)

Dries Mertens, "falso nueve" ma campione vero

Leo Lombardi

L'attaccante con il suo talento regala al Napoli la vetta della classifica. Storia di un'ascesa inarrestabile

Il Napoli deve ringraziare due uomini se si presenta da solo in testa alla classifica alla pausa del campionato. Uno gioca nell'Atalanta ed è Etrit Berisha. Se il portiere albanese non avesse annullato il rigore (calciato in maniera sufficiente assai) di Dybala, la Juventus avrebbe collezionato un'altra vittoria e sarebbe rimasta a punteggio pieno. Invece lassù c'è soltanto il Napoli, che prosegue sull'onda lunga della passata stagione: siamo a dodici vittorie consecutive. E in questo primato c'è tanto, tantissimo Dries Mertens. Non si scopre alcunché di nuovo, ma vedere il belga in azione è come gustare per l'ennesima volta i Blues Brothers: non ti stanchi mai. Anche contro il Cagliari ha saputo regalare meraviglie e concretezza al tempo stesso. La meraviglia è nel fantastico assist con cui ha tagliato in verticale l'intera linea difensiva rossoblù per mettere Hamsik nella condizione migliore per segnare l'1-0. La concretezza risiede invece tutta nel contatto malandrino cercato con Romagna, trasformatosi in un rigore realizzato in tutta scioltezza.

 

Perché la scioltezza è la sottile linea rossa che caratterizza il rendimento del belga da due anni in qua. Prova le cose e gli vengono con estrema naturalezza: un passaggio, un'apertura, un colpo di tacco. Fino a lampi di puro genio, come il pallonetto da posizione defilata contro la Lazio. Maturazione tardiva, è vero: Mertens ha trent'anni, da giocatore importante si è trasformato in elemento insostituibile solo ora. Ma pure una maturazione in cui il destino, come sua abitudine, vi ha apposto la firma, sotto forma di infortunio. Quello capitato a Milik, che a ottobre di un anno fa va a giocare con la nazionale e vede un crociato saltare proprio mentre stava cancellando il fantasma di Higuain, appena passato alla Juventus. Maurizio Sarri prova Gabbiadini, sostituto naturale del polacco, ma non va. Il mercato di gennaio è lontano, giunge l'intuizione giusta: trasformare Mertens in un centravanti atipico.

 

Nulla di clamoroso, per carità. La storia del calcio è piena di quello che, pigramente, definiamo “falso nueve”. Sembrano averlo inventato or ora – vedi alla voce Barcellona –, in realtà la fantastica Ungheria aveva sconvolto il calcio sessant'anni fa schierando un interno come punta per non dare punti di riferimento, quello che sarebbe diventato il cosiddetto centravanti alla Hidegkuti. Mertens si è inserito in questo filone, con qualche perplessità iniziale: sua, legata al ruolo; altrui, legata a un fisico tutt'altro che imponente. Ma tale leggerezza si è rivelata la carta in più in mano al belga. Il continuo movimento non lascia punti di riferimento all'avversario, bagaglio tecnico e intelligenza tattica realizzano il resto.

 

Da un anno a questa parte Mertens è presenza fissa nel Napoli. Prima andava e veniva, facendosi concorrenza con Insigne a sinistra. Il passaggio a centravanti ha azzerato l'imbarazzo di una scelta ed esaltato il Napoli, con un tridente completato da Callejon a destra. Per Mertens la passata stagione sono arrivati ventotto gol, nell'attuale siamo già a quota sette in altrettante partite. Una cifra destinata a salire, visto che Sarri è nuovamente senza alternative in attacco, dopo che a Milik è saltato un altro crociato. Dal piccolo belga passa il guanto di sfida lanciato alla Juventus. Il primo posto non è una novità. Era stato un fuoco di paglia la passata stagione alla quarta giornata, era stato più sostanzioso (sei giornate di fila) nel campionato precedente. In tantissimi avevano pronosticato quest'anno il Napoli come alternativa più credibile alla squadra di Allegri, è venuto il tempo di dimostrarlo.

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