Il calcio non è uno sport per ballerine (cit.) (foto LaPresse)

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L'ultima bestemmia della Fifa: Mondiale a 48 squadre

Jack O'Malley

Gianni Infantino parla di "felicità delle nazioni coinvolte" ma guarda al portafoglio. Se certe squadre non hanno giocato mai i Mondiali, un motivo ci sarà. In Italia Tavecchio si impunta sulle feste comandate, in Premier Conte si dà al complottismo.

Manchester. La “felicità delle nuove nazioni coinvolte” è la ragione invocata da Gianni Infantino per organizzare il mondiale a 48 squadre, e ci manca poco che il segretario della Fifa si metta a parlare di reddito di cittadinanza.

 

L’aumento degli introiti della burocrazia di Zurigo (+605 milioni fra diritti televisivi e marketing) non c’entra ovviamente nulla, Infantino è preoccupato della felicità delle nazioni, mica del bilancio, e se sotto Blatter l’inutile organismo era un bulimico mastodonte corporativo progettato per ingurgitare a dismisura, ora s’ammanta dell’improbabile allure dell’organizzazione filantropica. Perfino l’ingresso del Movimento 5 stelle nell’Alde è più credibile di questa farsa che viene approvata oggi.

 

Che Maradona sia d’accordo con la riforma mi mette all’istante nella posizione contraria, e la motivazione è una pugnalata al cuore per qualunque appassionato di sport: “Così si dà la possibilità di far entrare squadre che altrimenti non parteciperebbero mai”. Se certe squadre non giocano mai nella fase finale dei mondiali, un motivo ci sarà pure. Perché violare l’ordine naturale delle cose? Per ammirare la selezione di Andorra? Rummenigge, persona seria, nota giustamente che il mondiale così com’è funziona, ma la cieca ideologia del cambiamento, quella per cui ogni mutamento è un passo in avanti, s’impossessato della pelata di Infantino, che a tendere vorrà organizzare i mondiali onusiani, con 193 squadre partecipanti e qualche membro osservatore. Poi saranno valorizzate le identità etniche non statali, dai boscimani ai navajo, o forse tutto questo ecumenismo sarà insabbiato quando darà fastidio a qualcuno, come direbbe anche Antonio Conte. Alla sconfitta con il Tottenham dopo tredici vittorie consecutive, l’allenatore del Chelsea ha svelato una vena complottista: “Il fatto che siamo dove siamo dà fastidio a qualcuno”.

 


 

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Forse dà fastidio a quelli che sono dietro, ché l’obiettivo di solito è vincere, ma qui il sottotesto parla di sgambetti, congiure e piani orditi dai poteri forti. Accuse notevoli per uno che sguazza nello stagno dei poteri forti da quando era giovane e calvo. Dopo avere passato anni a seguire le pagliaccesche premiazioni del Pallone d’Oro per poi raccontarvele qui, ammetto di non avere avuto il cuore e il fegato di seguire ieri la consegna del Fifa Player of the Year, anche se temevo che lo potesse vincere Messi. Il trofeo, brutto come pochi, è invece andato a Cristiano Ronaldo, e va bene così. In lizza per il premio Cultura Cattolica c’è sicuramente Carlo Tavecchio. Il presidente della Figc da settimane se la gioca con Papa Francesco ed Ernesto Galli della Loggia su chi difende meglio i valori della cristianità. Tavecchio però va oltre, inventando nuove feste di precetto e nuovi obblighi morali per i timorati di Dio: “Le feste comandate – ha spiegato – sono Natale, Capodanno e la Befana – mica l’Epifania – e in questi giorni non si dovrebbe giocare. Tutti gli altri giorni sono disponibili, come il 26 dicembre o il 24”. Conservatore e progressista insieme, Tavecchio ha detto pure che “la serie B alla vigilia di Natale mi è piaciuta. Il tabù è parlare del Natale ma se si intendono le feste natalizie e le società si mettono d’accordo, per me va bene”.

 

Ci pare brutto spiegargli che anche la domenica, da sua definizione, sarebbe “festa comandata”, per cui non bisognerebbe giocare manco quel giorno. Il piccolo ma tignoso presidente patisce le scadenze precise, evidentemente. Portavoce di un’Italia pane e salame, in cui tutti andavano a messa e le fabbriche chiudevano ad agosto, ha risposto così alla richiesta del ct Giampiero Ventura di cominciare prima il campionato: “Giocare a Ferragosto la vedo difficile perché nel nostro paese il Ferragosto è sacro ma in prossimità del 15 agosto ci credo”. Da noi in Premier Legue c’è Klopp che si lamenta delle troppe partite durante le feste, così che il 2017 è iniziato con molte più squadre in corsa per più obiettivi, in Italia invece leggo già tremende analisi sul fatto che tante società già adesso non avrebbero più obiettivi concreti in campionato, e di come questo sia un problema. Come se le partite tra quelle che hanno ancora degli obiettivi fossero avvincenti, in serie A.

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