Ines Rau (foto Instagram)

Le donne su Playboy? Sessismo. Meglio i transgender

Simonetta Sciandivasci

L'edizione americana della rivista fondata da Hugh Hefner, per la prima volta nella storia, ospiterà una coniglietta transgender. Sicuri si tratti di una rivoluzione?

Mentre nell'angusto, noioso mondo cisgender, il sesso oscilla tra sentimento e pentimento e la rivoluzione sessuale sembra ritorcersi in controriforma, la carne è nuda e regina e festante nel mondo transgender. A novembre, la coniglietta del mese di Playboy America (dunque del vero Playboy, the original, the first one) sarà, per la prima volta nella storia, una modella transgender di ventisei anni, Ines Rau: i giornali, nelle ultime ore, la stanno annunciando come una rivoluzione. Lo è?

 

 

Playboy sta includendo nel canone della desiderabilità - lo stesso che ha sempre mantenuto piuttosto ristretto - anche un corpo transgender, sta addrizzando quella che finora è stata considerata una perversione, indipendentemente dall'elevato numero di passioni clandestine che suscitava. Playboy ha ratificato, non rivoluzionato (c'è, in questo, una differenza abissale con quello che, per esempio, fanno le categorie di YouPorn, dove si crea un immaginario sessuale a tavolino e lo si vende).

All'indomani del caso Weinstein, qualcuno ha sentenziato che sta chiudendosi un cerchio: morto Hefner, sventato un produttore maniaco sessuale, tutto sta concorrendo ad archiviare il mercimonio sessuale costruito sulla pelle delle donne. Ne sta cominciando un altro sulla pelle dei transgender?

 

Come tutte le conigliette, anche Ines Rau avrà diritto a una lunga intervista in cui racconterà la sua vita e il percorso che ha intrapreso per accettare la sua identità sessuale e scoprire come meglio conformarcisi. A febbraio dello scorso anno, quando a Playboy il nudo era stato bandito perché l'erotismo era diventato pornografia e l'esibizione non faceva più scandalo, ma s'era anzi fatta retorica e stucchevole e perché si voleva puntare a un rilancio dei contenuti, l'edizione italiana aveva ospitato una lunga intervista a Vittoria Schisano, transessuale, che aveva detto: “Non è un bisturi a renderti donna, lo sei innanzitutto nella tua anima” (roba che fa drizzare i capelli a Germaine Greer, la femminista de “L'eunuco femmina”, che continua a farsi bandire dalle università americane perché è solita rispondere, ad affermazioni come quella di Schisano, che “le transessuali non sono vere donne: per esserlo è necessario ritrovarsi i pantaloni zuppi di sangue a tredici anni”). Ieri, Schisano ha rilasciato un’intervista al Fatto Quotidiano: ha detto che è più facile nascere uomo, ma più divertente essere donna. E questo è molto vero, ma pure molto cisgender, insomma un po’ noioso. Qualche tempo fa, invece, disse: “voglio un maschio che mi domini”. Esiste una donna eterosessuale che direbbe mai qualcosa del genere? Forse no: lo considererebbe, lo considereremmo mortificante. Nel mondo cisgender, purtroppo, a letto si fa la morale, mica il sesso.

 

Probabilmente, è tedioso notare la disparità delle reazioni, per cui la coniglietta donna è sessismo, mentre la coniglietta trans è rivoluzione. L'annuncio della presenza di Ines, ovviamente, è stato accolto da pareri contrastanti, ovvero da tweet contrastanti, ma se Hefner avesse badato alle reazioni delle persone, avrebbe fatto l'avvocato. Invece, continua a farci incazzare, a spostarci lo sguardo, a darci quello che non avremmo mai osato chiedere, pure da morto.