La sfiducia dei benestanti

Maurizio Sgroi

Nei paesi Ocse più della metà dei cittadini non si fida del governo

La fiducia nei governi è caduta nei paesi Ocse, dice l'organizzazione parigina, in uno dei suoi tanti studi che provano a fotografare lo spirito del tempo. E chissà perché mi sembra del tutto ovvio che sia così, né mi stupisce che questa caduta di fiducia nei paesi benestanti del mondo, ché tali in gran parte sono i partecipanti all'Ocse, si sia consumata fra il 2008 e il 2011, quando l'economia diede prova così cattiva di sé e i governi di conseguenza. Malgrado si tenda a dimenticarlo, dall'economia alla politica il passo è brevissimo e le popolazioni ci mettono poco ad accusare il governo ladro, quando piove. Perciò nessuno stupore che al picco del malumore, intorno al 2011, appena poco più del 35 per cento rispondesse sì alla domanda se avesse fiducia nel proprio governo. Ossia che più di due cittadini su tre non ne avessero affatto. Lo stupore semmai è che prima del disastro la quota di popolazione fiduciosa nel governo fosse di poco superiore al 40 per cento. Mi domando di cosa si fidino, queste popolazioni benestanti, e li sospetto di una certa ingratitudine nei confronti del sistema che li ha coccolati per così tanti decenni. Ma in fondo non è questo il punto. Il problema è che la sfiducia è una malattia che dal capro espiatorio politico finisce col contagiarsi al sentimento economico. Dall'economia alla politica il passo è brevissimo, abbiamo detto. Vale anche il contrario.

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