Una banca a cinque stelle

Maurizio Sgroi

Il bilancio della Banca del Giappone sfiora il 100% del Pil

Leggo alcune allocuzioni di autorevoli esponenti politici italiani che individuano nella sostanziale nazionalizzazione del credito e quindi nella sua illuminata - perché pubblica - dispensa, il rimedio alla scarsa voglia di fare e di comprare che la contabilità nazionale fotografa nel calo degli investimenti e nella pigrizia dei consumi. E mi torna in mente un vecchio libro di Proudhon del 1851, Le Idéé générale de la Révolution au XIX siècle, dove il filosofo economista immaginava una Banca nazionale elargire credito pressoché gratuito alle persone di buona volontà, a cominciare ovviamente dal governo, individuando in tale concessione l'autentica fonte della felicità economica. Il pensiero di Proudhon ha trovato epigoni illustri nella storia - qualcuno ricorderà la Banca nazionale leninista - e ancora oggi a quanto pare. Non tanto nei politici, come sempre sedotti dalla magia del moneta, le cui dichiarazioni appassiscono terminata la bella stagione che precede le elezioni. Quanto nei governatori delle banche centrali. Fra queste svetta la Banca del Giappone, con i suoi attivi (e quindi anche i passivi) ormai a sfiorare il 100% del pil nazionale, la sua dichiarata intenzione di tenere i tassi di interesse più possibile vicino a zero sui bond decennali del governo e il suo spergiurato impegno a innalzare l'inflazione per un periodo lungo al di sopra del target del 2 per cento nella speranza di arrivarci almeno vicino. Senonché la Banca del Giappone ci prova da vent'anni e più a centrare l'obiettivo, così come a risvegliare a suon di credito facile un'economia che rimane svogliata, malgrado la Banca e nonostante il governo, che a furia di stimoli fiscali ha accumulato intorno al 230% di debiti pubblici sul pil e ancora promette deficit. Perché poi è questo il problema. Il denaro gratuito di Proudhon, che ormai si elargisce addirittura a tassi negativi, una Banca nazionale generosa e persino un governo imprenditore servono a nulla se nessuno ci crede. La fiducia e il desiderio non li emette nessuna banca. Neanche a cinque stelle.