Il petrolio fuorimoda

Maurizio Sgroi

Crollano gli investimenti nei settori tradizionali. Si salva solo lo shale oil

Sembra che i petrolieri abbiano perso interesse a investire nei settori tradizionali dell'oro nero. Stressata dal crollo dei prezzi, l'iniziativa si è raffreddata e con lei anche il desiderio di fare di più e meglio. L'IEA, ci dice che i progetti autorizzati per andare a caccia di petrolio sono al livello più basso degli ultimi 70 anni e che nel 2016 sono stati riempiti solo 2,4 miliardi di barili di nuova produzione a fronte della media di nove degli ultimi quindici anni. E' come se il vecchio caro pozzo di petrolio, gloria d'inizio secolo a origine di così tanti fortune, sia finito fuori moda. Le trivellazioni offshore, che pesavano circa un terzo del totale, si sono ridotte a un misero 13 per cento, muovendo appena 25 miliardi di investimenti, la metà del 2014. Per converso s'assiste alla rigogliosa crescita dello shale made in Usa. I produttori sono stati bravi e hanno abbassato i costi di produzione, portandoli intorno ai 40-45 dollari nel bacino texano, casualmente (?) poco sotto al livello raggiunto dai prezzi dopo che Opec e russi hanno deciso di ridurre la produzione. Sicché mentre il vecchio pozzo finiva fuori moda, il nuovo petrolio estratto dalla roccia diventava celebre e remunerativo. Gli Usa producono già oltre sei milioni di barili al giorno e potrebbero aumentare di altri due milioni entro il 2022 e forse più se aumentano ancora i prezzi. I petrolieri forse hanno perso interesse. Ma non tutti.

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