Foto LaPresse

Come superare il dibattito eterno tra chi vuole una scuola senza compiti e bocciature e chi no

Antonio Gurrado

La concezione del peso della scuola e i tre dilemmi su cui stanno dibattendo insegnanti, genitori ed esperti a vario titolo

Che differenza passa fra uno studente che va a scuola schiacciato tutti i giorni dal peso di uno zaino onusto di manuali ponderosissimi, letteralmente nonché metaforicamente, ma poi viene bocciato perché non fa mai i compiti a casa; e uno studente che a scuola smanetta tutto il tempo su un tablet dove utilizza materiali didattici interattivi, senza mai fare i compiti ma sapendo che a fine anno verrà sicuramente promosso? Parrebbero tante ma la differenza è soltanto una: la concezione del peso della scuola. Questi due studenti fittizi incarnano, estremizzandoli, i corni di tre dilemmi su cui stanno dibattendo insegnanti, genitori ed esperti a vario titolo: l’utilità o il danno dei compiti a casa; la necessità o la vetustà dei libri di carta; l’opportunità o la crudeltà del far ripetere l’anno.

 

Quest’ultima è stata la diatriba più eclatante. A fine agosto il governo ha varato un decreto in cui rende rara come un dodo la bocciatura alle elementari o alle medie: bisogna, si legge, respingere “solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione”, per opporsi ai quali basta il veto di un solo membro del consiglio di classe, laddove si viene invece promossi “anche in presenza di livelli di apprendimento in via di prima acquisizione”. E’ poi giunta la notizia che 166 classi di cinque province italiane (Biella, Milano, Torino, Trapani e Verbania) sperimenteranno una diversa organizzazione del tempo scolastico: lezioni teoriche al mattino, correlate attività pratiche al pomeriggio, per due settimane interamente dedicate allo stesso macroargomento affrontato dalla prospettiva mutevole delle varie discipline, e niente compiti a casa. Intanto è stato varato il cosiddetto zaino digitale: un’iniziativa dell’Associazione Italiana Editori che mette a disposizione le versioni dematerializzate (con contenuti integrativi) dei manuali scolastici tramite una piattaforma online unificata.

 

A prima vista, gli schieramenti pro e contro su questi tre fronti sembrano divisi in conservatori e innovatori. Un’occhiata più approfondita rivela invece che, in effetti, l’idea di abolire le bocciature è vecchia come il cucco, anzi come don Milani; e che una scuola senza compiti né zaini era l’orizzonte onirico di intere generazioni di studenti poi diventati insegnanti o padri di altri studenti sottoposti alle medesime vessazioni. Si tratta piuttosto di uno scontro fra due opposte fazioni di conservatori, i quali si distinguono non per la maggiore o minore novità apportata dalle loro convinzioni bensì per il diverso peso specifico che assegnano alla mitologia della scuola che hanno in mente.

 

Per qualcuno la scuola deve zavorrare, puntellare. Sono i pesantisti: quelli che reputano che da uno strumento di alto intrattenimento come un tablet non si possano ricavare nozioni altrettanto radicate di quelle che si traggono sudando su pagine di carta. Se la scuola pesa, bisogna sacrificarsi; si deve accettare che gli impegni scolastici si diffondano anche nelle ore casalinghe divorando il relax, e chi non è in grado di sopportarlo va corretto per mezzo di una selezione che lo scarta fin quando, ripetendo ripetendo, non s’è fatto abbastanza muscoli. Per altri la scuola deve liberare, anzi librare. Secondo questi leggeristi, l’alunno che non detiene tutte le nozioni necessarie non è uno scalatore che si affanna al di sotto dei compagni di classe bensì volteggia in un altrove, e per ovviare alla dispersione la scuola ha l’obbligo di ampliare le proprie vedute fino a includere il piano su cui si trova quell’alunno, che sarà pur bravo a fare qualcosa d’altro rispetto a quanto richiesto dalle materie curricolari. Allo stesso modo costoro reputano che un ragazzino non possa essere costretto a trascinare chili di sapere sul tragitto da casa a scuola, e da scuola a casa chili di impegni che gli oscurano le fuggevoli giornate della giovinezza. Ma con la scuola pesante si cola a picco, con quella leggera si vola via, e non sembra esserci soluzione se non una via di mezzo dinamica, dibattuta, a tratti rissosa, per sempre irrisolta.

Di più su questi argomenti: