"L'urlo" di Edvard Munch

Il circo degli esami di terza media

Mario Leone

Tra tesine deliranti e studenti esausti vanno in scena le prime prove orali, in attesa di una vibrazione

E intanto noi professori delle medie siamo qui, tra i banchi disposti a ferro di cavallo, pronti per le prove orali. Ci trasciniamo stanchi dopo cinque scritti, i soliti. Italiano: scrivi una lettera al tuo amico raccontando le esperienze più belle di questi tre anni di scuola media, le tue paure per l’esame e le aspettative per il futuro. Inglese e francese: questionari di comprensione sull’inquinamento del pianeta o il cibo americano. Matematica: equazioni, solidi, e poi gli Invalsi che quest’anno si congedano dalle prove d’esame per la gioia di chi ne ha fatto una battaglia ideologica. Così dopo la ratifica dei compiti scritti, ore e ore di firme e timbri su quintali di carta, iniziano gli orali. La commissione, con la sola e commovente compagnia di ventilatori singhiozzanti che muovono aria calda e polvere, è lì sudaticcia che arranca. Prova a seguire gli strani ragionamenti di adolescenti esausti. Tablet e cellulare sempre sottomano per controllare la timeline di Facebook e i messaggi di WhatsApp o addirittura per qualche sfida su Ruzzle. Gli esami non finiscono mai, diceva Eduardo, anche per la pazienza di un prof. chiamato ad ascoltare per otto, nove ore al giorno ragazzi che ripetono tesine deliranti, scopiazzate da internet, Wikipedia o appartenute al cugino del cugino. Esaminandi convinti che la guerra fredda sia “una battaglia combattuta d’inverno”, la Notte dei cristalli sia una “vendita organizzata di gioielli” e le scuole nazionali siano “scuole per ricchi e poveri”.

 

Da qualche tempo, in una specie di autodifesa, cerco di conoscere il meno possibile l’argomento d’esame che i miei alunni svilupperanno. Evito di sapere chi consiglia loro alcuni collegamenti (ci sono colleghi che hanno fantasia molto, molto viva). Mi provoca un dolore fisico, alle viscere. Mi si chiude la bocca dello stomaco e quella sul viso. “Prof io porto come tesina ‘il colore nero’, con che cosa posso collegare musica?”. “Prof, io porto i pinguini, posso collegare l’abito dei musicisti che assomiglia ai pinguini?”. “Prof, io porto le malattie psichiche, posso portare Simone Cristicchi?” (sembra quasi un pacco da consegnare). Sono solo alcune domande dell’anno scolastico 2016/2017. Roba da matti. E poi lì si susseguono, veloci, ragazzi emozionati, genitori in preda a crisi di panico che assistono a tutti gli orali. Alunni di prima media che vogliono vedere come sarà l’esame, fidanzatini che attendono l’esito della fidanzatina per poi dare inizio a un’estate libera e felice. Il catalogo è questo, cantava Leporello.

 

Il caldo si fa sopportabile

Mentre questo circo si perpetua da tempo immemore, immodificabile e immobile nella sua forma, la scuola è in moto con gente che si vuole iscrivere (le iscrizioni non chiudevano a febbraio?!), genitori che protestano per le bocciature o per voti troppo miseri, professori alle prese con le scadenze non rispettate per consegnare documenti, relazioni, verbali. Poi ci sono i neoassunti che devono sostenere l’esame di conferma al cospetto della commissione di valutazione. Le commissioni appunto. La scuola ha più commissioni del Parlamento. Commissione uscite didattiche, commissione RAV, commissione formazione delle classi. Commissione progetti. Commissione bisogni educativi speciali. Trasecolo, spaesato in questa selva di non luoghi dove ci si perde in ore di chiacchiere per decidere se è meglio andare a Firenze più che a Torino.

 

Intanto il via vai dalle classi è costante, il barista porta vassoi di caffè, cornetti e succhi. Le commissioni si svuotano per rifocillarsi ma gli esami vanno avanti anche con un solo commissario. E tra un momento di ristoro e l’altro, capita pure di sentire belle interrogazioni. Quelle dove ragazzi più intraprendenti portano un argomento non “perché si collega con” ma “perché mi ha interessato”. E allora senti qualcosa vibrare e, tra i banchi disposti a ferro di cavallo, il caldo diventa più sopportabile.

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