Il campus futurista sull'Himalaya

Massimo Piattelli Palmarini

L' International Institute of Invincible Rhythms che tra musica e neuroscienze studierà i ritmi dell'universo

Alle pendici dell’Himalaya, nella ridente cittadina di Simla, un tempo rifugio estivo delle autorità inglesi di occupazione dell’India, a 2.200 metri di altezza, arroccata su sette crinali di sette colline, si inaugura domani, 19 novembre, un nuovo istituto scientifico e tecnologico chiamato International Institute of Invincible Rhythms. Il respiro di questa futuristica entità è non solo (almeno sulla carta) mondiale, ma anche proiettato nel tempo. I venticinque progetti già selezionati, infatti, spaziano dalla medicina molecolare all’agricoltura integrata, dal radicale riciclaggio dei rifiuti all’armonia dell’intero organismo, sia esso vegetale, animale o umano. Le promesse, i problemi e i pericoli dell’incalzante modernità verranno affrontati a vari livelli, dalla bioingegneria, a nuovi microcircuiti, su su fino alla musica, la meditazione vedica e un completo archivio dei documenti di svariatissime culture, spesso trascurate. Il documento costitutivo chiama all’Iioir ogni inventore, promettendo di facilitare lo sviluppo delle invenzioni, fino a portarle al brevetto e all’applicazione industriale.

 

Uno dei membri fondatori, il fisico e neuroscienziato indiano Anirban Bandyopadhyay, capo di un agguerrito laboratorio a Tsukuba, la citta giapponese della scienza, nei pressi di Tokyo, ha costruito delle sonde ultra ultra sottili, capaci di registrare le vivacissime attività all’interno dei singoli neuroni. Con la sua formidabile equipe di ricercatori, ha scoperto un mondo di microscopiche vibrazioni, prodotte dai cosiddetti microtubuli e dalle singole molecole che li compongono (le tubuline). Migliaia di volte più rapide dell’impulso nervoso che coinvolge un intero neurone, queste vibrazioni producono serie di tre impulsi principali. All’interno di ciascuno di questi picchi di segnale, si registrano altre triplette e altre triplette ancora al loro interno. Le frequenze spaziano da pochi hertz a centinaia, milioni, miliardi di hertz. Anirban ama dire che, nel cervello, ci sono orologi entro orologi entro orologi. Ha costruito, con aggregati di molecole assai complesse, ma strettamente non organiche, un nano-brain, un cervellino modello, che svolge alcune funzioni di cervellini veri, per esempio quelli degli insetti. Su lavagne zeppe di equazioni illustra un nuovo concetto: il cristallo temporale (time crystal), cioè un’organizzazione rigida di eventi vibratori nel tempo, i ritmi (lui dice) non solo del pensiero e della coscienza, ma della materia vivente in generale. Ha aperto la pratica per ottenere un brevetto, visto che la stimolazione di alcuni ritmi cerebrali ha effetti positivi nella depressione e che l’anestesiologo Stuart Hameroff (Università dell’Arizona) ha scoperto la causa dell’attività di svariati anestetici nel loro bloccare, nei microtubuli, le frequenze di terahertz (mille miliardi di vibrazioni al secondo).

 

Individuare, proteggere e armonizzare tutte queste frequenze risulta, quindi, secondo questi scienziati, la chiave per migliorare la qualità della vita sul nostro pianeta. Da qui il titolo piuttosto curioso del nuovo istituto (i ritmi invincibili). Non sono persuaso che l’aggettivo “invincibile” sia ben trovato. Forse “inalterabili” o “ineludibili” sarebbe stato più chiaro. Chiedo ad Anirban che cosa si ripromette di fare nell’istituto. Risponde laconicamente e non in modo modesto: “Il nostro gruppo cerca prodotti innovativi, per cambiare in meglio la società”. Il respiro mondiale è esplicito: “Creeremo un archivio centrale delle ricerche su ritmi e vibrazioni svolte in tutto il mondo. Da sempre molte culture tribali, su tutto il globo, hanno ben convissuto con la natura e hanno compilato musica e vibrazioni. Dobbiamo raccogliere, studiare e preservare questo materiale, per meglio capire l’umanità”. Quanto al nuovo istituto, Anirban mi dice: “L’istituto accoglie a braccia aperte ogni singolo individuo che condivide gli scopi esposti nella nostra costituzione. Il fondamento di ogni tematica che svilupperemo è che la Terra intera è una forma di vita e così l’intero universo. Per promuovere questa causa occorre integrare arte, cultura, musica e scienza”. La sua visione quasi messianica viene da lui così riassunta: “Dobbiamo dare un’opportunità a tutti, nel mondo, di lavorare insieme, rompendo le barriere nazionalistiche, pensando alla vita in modo armonioso, sviluppando unicamente prodotti che non danneggiano alcuna forma di vita nell’universo”. Vedremo se, in questa luminosa St.Moritz d’oriente, il nuovo campus e il nuovo istituto potranno realizzare questo tipo di sogni. Mi sovviene una certa cultura californiana dei figli dei fiori, anni addietro, poi scioltasi nel nulla. Per ora, mi limito ad ammirare le sue microsonde, le sue vibrazioni entro vibrazioni e anticipo una notevole svolta delle neuroscienze verso il microscopico. Il ridente campus (ancora da completare) è certo lastricato di buone intenzioni. Auguriamogli di contraddire un vecchio proverbio.