una foto di Saturno inviata dalla sonda Cassini (foto LaPresse)

Qualche domanda da porsi sul tuffo a bomba di Cassini

Paolo Galati

Quanto manca davvero al "gran finale"? Perché lasciare due cd-rom a due miliardi di km da casa? Ci dobbiamo esaltare per la sonda su Saturno?

Una foto della Terra vista da lontano, la prima ecografia di Saturno e tanto clamore per nulla. Che è come dire: due fantastiche foto per Instagram e un ottimo “mood” per Twitter. Ne hanno parlato ovunque, siti, giornali e TG. Chiunque per strada diceva “hai visto Cassini? che sonda!”. E poi il titolo molto suggestivo: “Sonda Cassini, Il Gran Finale”. A parte il fatto che la sonda finirà la sua corsa nell’atmosfera di Saturno alla fine dell’estate del 2017, quando “Pasito a pasito suave, suavecito” sarà – finalmente – un lontano tormentone estivo.

 

E poi la missione (e quindi la sonda) si chiama Cassini-Huygens, perché composta da due elementi: l’Orbiter (Cassini) e il Lander (Huygens). Huygens nel 2005 ha toccato il suolo di Titano, portando con se – oltre a diversi sofisticati strumenti – anche un cd-rom. Cd-rom che al suo interno contiene circa 100000 europei che hanno voluto esserci su Titano con il proprio nome e cognome. Lo so non ci crederà nessuno ma c’è anche la mia firma: i nomi e cognomi italiani sono circa settemila. Oltre alle firme nel Cd-rom ci sono anche 14 minuti di musica in 4 tracce – senza parole, solo musica – di due artisti poco conosciuti in Francia, Julien Civange and Louis Haéri: i discutibili gusti musicali della NASA del 1997, anno di lancio della sonda. Anche Cassini porta con se un Cd-Rom, solo con nomi americani: i discutibili desideri di conquista dell’America. Del resto bisogna esaltarsi con quello che si ha tra le mani. E la NASA – per esperienza – fa così da almeno un trentennio. Perché lasciare due cd-rom a due miliardi di km da casa? Forse qualcuno potrà mai masterizzarli? Non lo so, non lo sa neanche la NASA.

Fonte NASA – La terra vista da Cassini


Se il 2016  è stato l’anno delle onde gravitazionali senza dubbio il 2017 sarà quello della sonda Cassini-Huygens. 400 anni fa Cassini si è tuffato nello studio di Saturno con un telescopio rudimentale. In 400 anni abbiamo messo il naso - e di tanto - oltre l’atmosfera. Solo 60 anni fa il primo satellite Sputnik 1 venne sparato nello spazio. I processori che si trovano nei nostri cellulari sono milioni di volte più potenti di quelli che si trovano a bordo di Cassini o del telescopio Hubble (lanciato nel 1990). Dei tuffi su Saturno, delle macchinine telecomandate su Marte, delle sonde pazzesche su Giove, della sonda su Plutone, “cosa ce ne facciamo? cosa ci guadagna l’umanità da questi viaggi lunghi e costosissimi?”. Non lo so. Ma è la domanda più in voga tra gli americani. Se iniziate a cercare su Google “why NASA”, attendete un attimo e guardate la prima previsione. Sorpresa: “why NASA should be funded” (“perché la NASA dovrebbe essere finanziata?”). Se lo scrivete in italiano la prima previsione è “perché la NASA non torna sulla Luna?”; certo che noi italiani siamo proprio Luna-dipendenti!

Comunque la ragione principale resta quella dell’esplorazione spaziale, delle nuove frontiere da superare. Grazie alla sonda Cassini sappiamo molto di più su Saturno, i suoi anelli, i suoi satelliti, la sua composizione chimica. A un miliardo e mezzo di chilometri dalla Terra c’è una sonda che prima di disintegrarsi avrà 4 mesi di tempo per acquisire il maggior numero di immagini e di dati dell’atmosfera mentre la fine già scritta si avvicina inesorabilmente. Quindi non ci dobbiamo esaltare o entusiasmare? Certo, fate pure, personalmente Saturno mi piace guardarlo da lontano.

La sonda darà il suo personale addio allo spazio il giorno 15 settembre 2017 con un bel tuffo a bomba, siamo tutti invitati, per il regalo abbiamo già raccolto le firme, sono sul cd-rom.

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