Perché quella di meningite non è “un'epidemia”. Parla il prof. Burioni

Luciano Capone

Pochi casi rispetto ad altri paesi, ma vaccinarsi è un bene

Roma. Negli ultimi giorni ci sono stati numerosi casi di meningite in Toscana, di di tipo B a Livorno e nel fiorentino, e uno da meningococco di tipo C che ha colpito una ragazza di Prato. Solo quattro giorni prima era morto all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze un bambino di 22 mesi che viveva in provincia di Lucca, non vaccinato e colpito da meningococco di tipo C. In Toscana quindi la conta delle morti sale a 7 nel 2016 e il bilancio di persone colpite da meningite di tipo C arriva a 30, più o meno come l’anno precedente (31). Il numero ravvicinato di casi con il loro tragico esito e la conseguente forte eco mediatica fanno pensare a un’epidemia di meningite. Ogni singolo caso è drammatico, soprattutto perché sarebbe evitabile con vaccinazioni massicce, e non bisogna sottovalutare il fenomeno ma in realtà i dati non parlano di un’emergenza. Secondo il report sulla “sorveglianza delle malattie batteriche” dell’Istituto superiore di sanità, nel 2015, ultimo anno con dati consolidati, sono stati segnalati 1256 casi di malattia invasiva da Streptococcus pneumoniae (pneumococco), 196 da Neisseria meningitidis (meningococco) e 131 da Haemophilus influenzae (emofilo).

 

I dati del 2016, aggiornati fino a novembre e non ancora consolidati, non segnalano variazioni significative. In generale c’è stato un aumento negli ultimi anni, che però, almeno per quanto riguarda lo pneumococco “potrebbe essere dovuto in parte anche a un aumento della sensibilità diagnostica e a una maggiore attenzione al problema”. Ciò che semmai può essere preoccupante è l’incremento del numero delle “infezioni invasive” da meningococco, che “è da attribuire all’aumento dei casi di meningococco C registrato in regione Toscana nel biennio 2015-2016”. Per Neisseria meningitidis (meningococco), il batterio al centro delle attenzioni, l’andamento è stabile in tutte le regioni (circa 200 casi l’anno) – con una maggiore incidenza della malattia tra i neonati e i bambini e un progressivo calo all’aumentare dell’età –, tranne appunto in Toscana dove l’aumento dei casi ha spinto la regione e il ministero a sviluppare una campagna straordinaria di vaccinazione. “Non c’è un’epidemia – dice al Foglio Roberto Burioni, medico e docente di virologia e microbiologia al San Raffaele – abbiamo un numero di casi inferiore a tanti altri paesi, in Toscana ci sono più casi rispetto alla norma e la cosa merita attenzione, soprattutto per il tipo di batterio che circola che è più ‘cattivo’, cioè più in grado di dare la malattia”.

 

Ma la cosa più importante, sottolinea l’autore del bestseller “Il vaccino non è un’opinione”, è che c’è una soluzione: “Dobbiamo vaccinarci – dice Burioni – il vaccino contro il meningococco di tipo C è estremamente efficace, lo confermano i numeri: dove è stato usato in maniera estesa ha praticamente fatto sparire la malattia: nel Regno Unito nel 1998 si verificarono circa 1.500 casi, dopo dieci anni di vaccinazioni a tappeto i casi sono scesi a 14. Stessa cosa in Olanda, dove in soli quattro anni i casi sono passati da circa 300 a 4. Ma la cosa più importante è che il calo c’è stato anche tra i non vaccinati, perché la vaccinazione a tappeto, soprattutto tra i giovani fra cui il numero di portatori sani è cospicuo, non fa girare il batterio creando la cosiddetta immunità di gregge”.

 

Chi ha dubbi sull’efficacia delle vaccinazioni fa però notare che tra le persone colpite capita di trovare anche quelle vaccinate. “L’esempio che faccio è quello del casco – dice Burioni – da quando è diventato obbligatorio per guidare la moto la mortalità dopo gli incidenti è crollata, tuttavia continuano a esserci morti e feriti tra coloro che sono muniti di casco. Ma nessuno si è mai sognato di dire che il casco sia inutile o addirittura dannoso. Semplicemente non protegge al cento per cento, ma la sua efficacia è indiscutibile. Allo stesso modo nessun vaccino funziona al cento per cento ma, a differenza del casco, se si vaccinano a tappeto neonati e bambini viene impedita la circolazione del batterio e si riesce a proteggere tutti”. 

Di più su questi argomenti:
  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali