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Cellulari e tumori, se un giudice di Ivrea batte l'Oms

Umberto Minopoli

Tutti gli studi scientifici effettuati ci dicono che la causa diretta non c'è, non è stata trovata, non si sa se mai si troverà. Una sentenza degrada tutto questo a semplici opinioni

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Ma come è possibile?  Un giudice di Ivrea batte sul tempo l'Organizzazione Mondiale della Sanità e i medici, i tecnici e gli specialisti di tutto il mondo. E stabilisce che l'uso dei telefonini è cancerogeno, che è causa diretta di insorgenza tumorale. Un magistrato, non contento di surrogare la politica, si spinge a surrogare pure la scienza. Come sui vaccini: le affermazioni dei medici e scienziati vengono degradate a opinioni, messe sullo stesso piano di validità delle opinioni interessate di avvocati o giornalisti in cerca di scoop. E si apre, grazie al protagonismo di un giudice di Ivrea, la voragine della corsa belluina ai risarcimenti. Cosa è insopportabile di questo caso? Che mentre la scienza su questo aspetto delicato - il rapporto di interferenza, in questo caso, tra esposizione alle onde elettromagnetiche a radiofrequenza (cellulari e altro) e funzionamento elettrico del cervello con possibili esiti degenerativi sulle nostre cellule (oncogenesi) - è prudente e non trae conclusioni, il giudice trae conclusioni.

 

La scienza e la medicina  sono prudenti in che senso? Nel senso che, per procedura, devono fare affermazioni su una possibile causa diretta di una malattia solo quando un ragionevole numero di casi studiati, di ricerche sul campo, di analisi di laboratorio e di verifiche confermate da più esperti (metodo della peer review) confermano un'ipotesi supposta. Nel caso delle onde elettromagnetiche a radiofrequenza tutti gli studi effettuati, da oltre dieci anni, non hanno confermato, in alcun modo, l'esistenza di una causa diretta di insorgenza tumorale. E questa conclusione è attestata dalla OMS e da tutti gli studi e ricerche che a vari livelli sono stati condotti: la causa diretta non c'è, non è stata trovata, non si sa se mai si troverà. Ma questo non vale per un giudice italiano. Lui, primo e unico nel mondo, stabilisce che la causa c'è. Che l'OMS e tutte le ricerche e studi scientifici effettuati nel mondo sono carta straccia: vale la sua opinione! E gli avvocati del risarcito, uno che si dice che stava all'Inail per quattro ore attaccato, ogni giorno,  al telefonino (ma che lavoro era?) fanno interviste per proporsi  (è ovvio) come cavalieri dei risarcimenti. Che pena.