Andrea Casu. Foto LaPresse/Fabrizio Corradetti

Il Pd va un po' a Casu

Valerio Valentini

“Il Piano Calenda ci riguarda. Com’è che non abbiamo mezza idea?”, dice Valentina Baglio

Roma. “Un invito, un appello, una sveglia: chiamiamolo un po’ come ci pare”. La sostanza in fondo non cambia. Ciò che Valeria Baglio chiede al suo Pd, quello romano, “è un cambio di passo sulla discussione dei problemi di Roma”. Già presidente dell’Assemblea capitolina durante l’èra Marino, candidata all’ultimo congresso cittadino, la consigliera comunale dice: “Non può valere il tanto peggio, tanto meglio. Non fa bene a Roma e non fa bene al Pd”.

  

Cos’è che la allarma?

L’attendismo di fronte al Piano Calenda. Che potrebbe essere una opportunità sia per la città, sia per il nostro partito.

E invece?

E invece finora vedo molto attendismo, da parte dei vertici del Pd romano.

Lasciare che la Raggi si faccia male da sola: è questa la strategia?

Spero non sia così.

Lo spera, ma non ne è certa?

Mi auguro che arrivino presto delle risposte. Siamo la principale forza di opposizione, non possiamo inabissarci aspettando di riprenderci il Campidoglio.

E non è detto che poi, in ogni caso, toccherebbe a voi anziché alla destra.

E’ proprio l’idea di governare sulle macerie che non mi appartiene. Chi come noi si vuole candidare a vincere in futuro a Roma, deve capire come vorrebbe governarla.

Che c’entra il Piano Calenda?

C’entra, perché anche noi siamo investiti dalla responsabilità di fare proposte sulla Roma che vogliamo, che non è quella amministrata, malissimo, dai Cinque stelle.

Cosa propone?

Un’assemblea aperta ai cittadini iscritti al Pd, che affronti la questione del piano Calenda anziché lasciarla ai quadri del partito. Costruiamo un progetto che sia la base del nostro piano di rilancio della Capitale.

Il tavolo è convocato per il 17 ottobre.

Tempi strettissimi, lo so. Ma è per questo che, se vogliamo essere parte attiva, dobbiamo fare presto.

E l’assemblea è la soluzione più adatta?

Sì, anche come antidoto all’atrofizzazione della militanza. Il Pd a Roma deve un po’ rinascere: ricominciare a dare voce agli iscritti, farli sentire protagonisti di un dibattito sul futuro della città è fondamentale. Ma non è ciò che si sta facendo.

Ne ha parlato col segretario Andrea Casu?

No, non ho avuto la possibilità.

Non c’è un gran dialogo.

Non so cosa stia facendo, su questo tema. E non so cosa abbia in mente di fare. Provate a chiederglielo voi.

Abbiamo tentato, ma non ci ha risposto.

Ultimamente non rispondono neanche a me. E non mi sembra il momento più opportuno per temporeggiare.

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