Quanto è messo male il Tevere a Roma

Nathalie Naim

Perché questo luogo unico non venga adibito ad attività sostenibili come in tutte le capitali europee

Mi pervengono da diversi cittadini lamentele e foto riguardo il Tevere e le sue banchine. Alcune scattate lunedì scorso nel tratto fra ponte Milvio e il Ponte della Musica ritraggono decine di pesci morti che galleggiano sull’acqua torbida, topi che nuotano, chiazze di liquami oleosi, bottiglie. Altre fatte nei pressi di Ponte Sisto, dove starebbero smontando i locali sulle banchine mostrano centinaia di bottiglie e confezioni vuote che formano una enorme massa al posto dell’acqua. Scrivono: “Un isola di rifiuti”, “una puzza incredibile” nel Sito Unesco. Dei corridori lamentano l’aria resa irrespirabile dai numerosi generatori di energia che l’estate occupano le banchine. Altri riferiscono che i generatori e la luce degli stand verrebbero lasciati accesi tutta la notte con un rumore continuo. Su quel lato del fiume si trova una delle poche piste ciclabili che attraversa Roma, ma chi si sposta in bicicletta dice di essere ostacolato dalle manifestazioni con stand commerciali che, una dopo l’altra, si susseguono, proprio nei pochi mesi in cui non vi è pericolo di esondazioni. Le manifestazioni si moltiplicano di anno in anno allettate dalle irrisorie tariffe delle concessioni. Il Comando dei Vigili per porre fine alle lamentele ha annullato la pista ciclabile in quei mesi. Avevo percorso le banchine del Tevere in primavera e le avevo trovate pulite, nell’acqua non vi erano rifiuti ma anatre che nuotavano, molte persone dall’aria felice in bicicletta o a piedi. Mi chiedo perché questo luogo unico non venga adibito ad attività sostenibili come in tutte le capitali europee dove, oltre alle piste ciclabili, sono attrezzati per prendere il sole, per garantire a chi rimane in città uno scorcio di natura, per i giochi dei bambini, per lo sport. Tutto nel rispetto del paesaggio e della biodiversità.

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