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Roma ha bisogno di una legge speciale (e va commissariata)

Salvatore Merlo

Intervista col blogger più discusso della città, Romafaschifo. “Raggi cadrà, ma per mano giudiziaria. E sarà la sua salvezza”

Il Pd dovrebbe ripartire da Roma”, dice. “Questa città sbandata dovrebbe essere oggetto di un racconto nazionale. E’ qui il paradigma del fallimento grillino e del tradimento degli elettori. E invece Matteo Renzi è disinteressato, e qua a Roma il Pd è il nulla, i dirigenti romani del Pd sono delle mezze figure e fanno un’opposizione vergognosa. La loro strategia è chiara: lasciano fare a Virginia Raggi e al gruppo di potere del M5s le cose più stupide del mondo. E quasi senza fiatare. Anzi. Si fregano le mani e si danno gomito: ‘Ah, bene. Adesso i cinque stelle vanno a sbattere’. Ma è un modo di ragionare medievale”.

 

E Massimiliano Tonelli, trentotto anni, è “uno dei fondatori di romafaschifo.com”, come dice lui stesso, il blog fondato nel 2008 che in città spesso detta l’agenda, “un lavoro collettivo e gratuito che fa novemila contatti al giorno sul sito – che non sono grandi numeri – ma fa un milione e mezzo di condivisioni ai post su Facebook”. Il linguaggio è diretto, forse proto-grillino in alcuni casi. Almeno sui social. E infatti qualcuno, più d’uno, considera un po’ becero questo modo di comunicare. “E’ volutamente provocatorio”, risponde Tonelli. “Quando abbiamo cominciato eravamo gli unici a dire che Roma faceva schifo. C’era ancora Walter Veltroni, e il racconto di una città che doveva esse il ‘modello Roma’. E invece c’erano già tutti i segni di una involuzione che di lì a poco si sarebbe fatta drammatica con Alemanno”. E alla fine sono arrivati i cinque stelle, che romafaschifo ha sostenuto in campagna elettorale. “E mi sono pentito. Ma il Pd per me era invotabile. Pensavo sarebbe stato un brutto segnale se avessero vinto loro, dopo la cacciata di Ignazio Marino. Dovevano cambiare”. E sono cambiati. “No, sono spariti”.

 

E Tonelli descrive la situazione, dal suo punto di vista. “Roma è in piena involuzione economica e civile, sta scomparendo il tessuto produttivo migliore e rimane l’economia di risulta, semi illegale, di rapina, l’economia in ciabatte dei minimarket e degli ambulanti, dei centurioni e dei risciò, l’economia parassitaria della sovvenzione pubblica. Insomma l’orrore. E poi non è vero che i cinque stelle non stanno facendo niente, e non è vero che andranno a sbattere. E’ tutto il contrario. E qualcuno a Renzi glielo dovrebbe spiegare. Sarà la città a sbattere. La politica grillina a Roma è chiara, punta al consenso, e lo mantiene nei gruppi di interesse più organizzati e capaci di mobilitarsi: loro difendono le lobby costituite della città”. Chi? “I bancarellari, alcuni gruppi di tassisti, il sindacalismo peggiore dei trasporti pubblici, dell’Ama. E dovunque stanno agguantando il potere come piovre, hanno occupato militarmente le municipalizzate cacciando anche quelli che stavano provando ad aggiustarle”.

 

E Tonelli si lancia così in una revisionistica apologia di Marino. Che quasi svetta, paragonato alla Raggi. “Marino aveva avviato una riorganizzazione delle municipalizzate. Aveva azzerato i Cda, e li aveva sostituiti con degli amministratori unici. Erano operazione giuste, sensate. Adesso la Raggi ha ripristinato i Cda, un sistema sbardelliano, direi. Ma non solo. Ha silenziato tutte le figure di qualità, da Fortini a Rettighieri, che amministravano Atac e Ama. E questo in virtù di un pernicioso, e tacito, accordo con i sindacati delle partecipate”. L’assessore chiamato dal Veneto, l’imprenditore Massimo Colomban, ha annunciato che a settembre andrà via. “Ma certo. Ha capito che non poteva lavorare”.

 

E infatti in città c’è la pace sociale assoluta con i sindacati, dice Tonelli . “Nessuno protesta, gli scioperi sono diminuiti rispetto al periodo Marino e Tronca. Sono molto preoccupato perché Raggi non cadrà per aver mal governato, ma cadrà per effetto di questa inchiesta bagatellare sulle nomine, il cosiddetto processo Marra”. Pochi giorni fa la sindaca è stata ascoltata in procura. Potrebbero rinviarla a giudizio. Forse condannarla. A quel punto è verosimile che il M5s le tolga il simbolo. “E questa sarà la salvezza del M5s”, dice Tonelli. “Tutti gli orrori che hanno avallato in questi anni saranno dimenticati, coperti da questa sciocchezza giudiziaria. Un reato da nulla. A me dispiacerebbe molto che un sindaco come Raggi, che ha fatto così tanti errori e con così tanta mala fede, cadesse per una bagatella sulle nomine. Per un errore da codicillo amministrativo. Come se il problema dell’amministrazione Raggi sia che la sindaca ha nominato Marra. Fa ridere, o piangere. Fate voi”.

 

Insomma la condanna giudiziaria di Raggi, se mai arriverà, sarà una specie di assoluzione politica, dice Tonelli. Ma un sindaco che dovrebbe fare a Roma? “Nessun sindaco ormai può gestire la città. Ci vuole un commissario mandato dal governo centrale. E per un periodo lungo, lunghissimo. Il governo si deve far carico della capitale. Ci sono incrostazioni e disfunzioni nella macchina amministrativa che la politica non può più aggiustare. Anche perché un intervento vero, serio, provocherebbe malumori. Persino tensioni sociali. Forse anche problemi di ordine pubblico. Qui ci vuole un commissario che abbia i poteri di agire liberamente sul personale, sui dipendenti pubblici, a tutti i livelli. Faccio un esempio sciocco: i cittadini non pagano il biglietto dell’autobus. E il biglietto non lo pagano anche perché l’autista si rifiuta di controllare che la gente abbia il biglietto”. E perché si rifiuta? “Perché i sindacati si occupano di far lavorare il meno possibile e il peggio possibile i loro iscritti. E questo vale per tutto il comparto pubblico, per ogni cosa. L’amministrazione della città va completamente rimodulata su modello delle altre città europee. Queste non sono cose che può fare un sindaco. E poi va messo a reddito quel suolo pubblico che è una risorsa enorme per le casse comunali, e che adesso è in mano a un’economia illegale e parassitaria: cartelloni, tavolini, licenze. Roma ha potenzialità economiche e civili enormi. Basta guardare alle spiagge di Ostia, che sono in mano a delle lobby per così dire ‘discutibili’. Niente viene messo a gara. Il comune e lo stato non guadagnano abbastanza, e i servizi peggiorano. Gli investitori stranieri vengono scoraggiati. Tenuti lontano. E’ assurdo. Così, alla fine, quella che prospera, in una situazione anche d’incertezza nei controlli, con una macchina amministrativa impantanata, è l’economia meno sana di questa città. Chi sopravvive sono solo gli squali”.

 

Il M5s, con il presidente della commissione commercio, Andrea Coia, ha approvato un nuovo regolamento sul commercio. “Coia è una figura inquietante”, dice Tonelli. “E ha fatto un regalo alla lobby degli ambulanti, che non a caso porta voti ed è sempre stata corteggiata da certa politica. In passato dalla destra”. I famosi Tredicine. Ma gli ambulanti hanno protestato contro il regolamento scritto da Coia. “Erano proteste finte, erano d’accordo. Si sono accorti che la stavano facendo troppo grossa, che i giornali avevano capito. E allora hanno orchestrato un teatro per allocchi al quale fortunatamente non ha creduto quasi nessuno. In realtà non s’è mai visto a memoria d’uomo un regolamento che favorisce così tanto la parte peggiore dell’economia cittadina, quella dei mutandari in stile suk maghrebino e dei camion bar posteggiati di fronte ai monumenti. Tutto un meccanismo cencioso che strozza ogni ipotesi di crescita, di libero mercato, e di investimenti veri. Ci sono gruppi che non mollano, e che hanno straordinarie capacità di mobilitarsi. Anche in modo violento. Vi ricordate le proteste per la discarica del Divino Amore?”.

 

A ogni elezione qualcuno vuole candidare Tonelli sindaco. Anche i giornali lo scrivono da anni. Ma è vero? “A Roma non ci vogliono le elezioni. Lo ripeto: ci vuole un commissario. Temo che il governo, e i partiti, non abbiano capito quanto è grave la situazione”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.