La non Mafia Capitale mentre Roma brucia

Marianna Rizzini

Il processo sembra essere diventato la linea d’ombra tra l’età dell’inconsapevolezza e l’età della presa di coscienza dello sfacelo

Nel giorno della sentenza per Mafia Capitale, processo monstre che a Roma sembra essere diventato la linea d’ombra tra l’età dell’inconsapevolezza e l’età della presa di coscienza dello sfacelo (dopo Mafia Capitale anche i topi e i gabbiani, nell’immaginario collettivo, sembrano aver preso piede sugli umani, tra roghi e sacchi di monnezza). E dopo due anni, due sindaci e 230 udienze nell’aula bunker di Rebibbia, la sentenza è vista come tappa catartica, giorno del giudizio dopo il quale i romani saranno catapultati nella nuova epoca dei Buoni e dei Giusti. Ma coloro che Buoni e Giusti si proclamano (i Cinque Stelle) e che, proprio sulla scia di questo processo, hanno sempre accusato i partiti di essere “marci” e inefficienti, in questi giorni, in piena emergenza-incendi, sacrificano il sangue freddo alla litania dietrologa da web, twittando contro nemici evanescenti, menti sconosciute del cosiddetto “complotto” del fuoco (gli incendi, secondo la social-propaganda, sono parte di un piano anti-sindaco Virginia Raggi). Intanto Raggi appare nella foto del day-after dalla pineta di Castel Fusano, intenta a camminare impolverata, come spettro-viandante preso da “La strada”, il libro apocalittico di Cormac McCarthy, e poi nel video della sera dopo quando, con aria smarrita, si rianima leggermente per l’applauso flebile davanti alla torta del suo compleanno. E il problema è, sì, il rogo, tanto più che a Roma la Protezione Civile ancora non ha un capo (in arrivo in queste ore – si spera), ma soprattutto il rogo che lega Roma a Ostia, il municipio da duecentomila persone in cui si vota a ottobre, terra di frontiera (e clan) davanti al mare, e in alcuni punti teatro di vecchi e nuovi romanzi criminali. E i Cinque Stelle, Beppe Grillo in testa, attorno al fuoco di Ostia costruiscono via hashtag la battaglia politica (e di propaganda) in vista del voto d’autunno (Grillo stesso, nei giorni scorsi, aveva fatto notare ai consiglieri comunali di M5s considerati più promettenti che Ostia non va mollata, visto il forte significato simbolico). E l’intendenza esegue, tweet dopo tweet, pseudo notizia dopo pseudo notizia. Che fa Raggi mentre Ostia brucia, con un piano di emergenza “fermo al 2008”, ha chiesto polemicamente la spesso afasica opposizione? Raggi, da Castel Fusano, ha invocato “l’aiuto della regione e del governo”, mentre il presidente pd del Lazio, Nicola Zingaretti, chiedeva lo stato d’emergenza. Si scatenava allora tra regione e comune l’inutile polemica sulla “tempistica” di intervento dei canadair sugli alberi ormai ridotti a cenere. Poi però il sindaco, prima del compleanno, ci metteva la toppa (“stiamo lavorando insieme per risolvere l’emergenza”). Auguri. Anche a noi.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.