La Polizia municipale in servizio a Fontana di Trevi (foto LaPresse)

Breve ricognizione intorno ai "controlli" che fa la polizia locale

Giuseppe De Filippi

Fontane e decoro, tavolini e abusivismo, parcheggi e doppie file. Per farvi un’idea bastano due passi la sera a scelta tra i vari quartieri di Roma

"La sindaca forse non sa quante sono le fontane di Roma”, buttano lì con laconico fastidio i vigili romani di fronte alla nuova iniziativa (come sempre presa al traino dei fatti di cronaca) intestata a Virginia Raggi. Qualcuno prova anche a sminuire il contesto, dicendo che alla fine è solo una stupida bravata quella di chi si è tuffato a Fontana di Trevi per una nuotatina, e che certamente ci sono problemi più stringenti. Perché appunto, di fronte a quella offesa al pubblico decoro, la decisione del Campidoglio è stata il posizionamento, a mo’ di guardia, di due vigili per ciascuna fontana. Iniziativa che, applicata all’intero patrimonio di mostre d’acqua, vasconi e zampilli vari della capitale, comporterebbe l’abbandono di altri avamposti non solo della decenza pubblica ma anche del traffico, del regolare commercio e di accoglienza e controllo delle comunità nomadi e dei migranti (vedi lettera al prefetto della sindaca). E che è stata caricata di prescrizioni super dettagliate, con la conseguenza che i due vigili preposti dovrebbero essere pronti a scattare e a multare anche per una semplice carezza all’acqua dalla mano di un bambino.

I vigili continuano a ripetere di essere addirittura tremila meno del necessario e poco serve contestare la presenza maggiore di loro tra uffici e distacchi di diversa specie, mentre sarebbe certamente più utile prendere atto della realtà. Per la quale anche i controlli sull’applicazione delle regole, in gran parte comunali, che sovrintendono al commercio, sono negletti, e diventano rarefatti nelle ore serali. La conseguenza è un distacco che nuoce alla stessa credibilità del comune tra le regole e la loro applicazione. Per farvi un’idea bastano due passi la sera a scelta tra Monti (forti dubbi su alcune installazioni esterne di bar e ristoranti), Testaccio (locali in cui forse una guardatina aiuterebbe), via dell’Anima/Arco della Pace/Governo Vecchio/Campo dei Fiori (aggressività dei buttadentro e sede stradale praticamente occupata dai clienti dei ristoranti), Trastevere (risse, rumore fuori norma, una distesa di bottiglie in terra ogni sera, tavolini e simili nella terra di nessuno), San Lorenzo o Pigneto (entrambi controllati più dai carabinieri che dai vigili, ma sempre con difficoltà). O anche Ponte Milvio (piazza invasa) o viale Parioli (forse la strada col record mondiale di virtuosismo della doppia fila sfociante nella terza). I controlli? I vigili rispondono che per loro è tuttora applicata la regola della rotazione voluta durante la giunta Marino, per cui non possono stare più di un periodo definito a tutela delle stesse strade. E quindi non possono creare quei rapporti stabili di scambio di favori che nascerebbero da eventuali forme di corruzione né provare a esercitare concussione per intimidire i controllati e ricavare denaro. E ci sono gruppi che rispondono direttamente al comando e che hanno competenze trasversali sulla città, in modo da poter intercettare i rapporti di collusione tra i vigili e gli esercenti da controllare. Allo stesso tempo sono ancora pendenti alcune denunce da parte di titolari di locali per interventi dei vigili ritenuti “troppo energici”.

Marco Milani, Ugl Roma, ci dice che “pur riconoscendo che in passato qualche episodio negativo ci può essere stato ora i casi di corruzione sono stati enormemente ridotti, ma è vero che, vista la carenza di personale, siamo costretti a concentrare le nostre attività di controllo del commercio su questioni che magari non sono così visibili per l’opinione pubblica, particolarmente le verifiche, con tanti casi in cui abbiamo scoperto comportamenti illegali, sulla sicurezza dei cibi, sulle scadenze, sulla merce in vendita. E certamente le occupazioni di suolo pubblico fuori dai perimetri assegnati sono gravi, ma non sono l’unico problema anche se appunto sono il più visibile e percepibile”. Ma anche quando gli sconfinamenti dei tavolini vengono verbalizzati e segnalati succede poco.

La regola, in teoria è molto chiara, e prevede che dopo tre verbali in un anno solare per occupazione eccessiva di marciapiedi o spazi interni delle piazze si perda completamente l’assegnazione di tutti i metri quadri cui si aveva diritto. Via tutto, insomma, niente più tavolini e sedie per chi sconfina tre volte. Regola draconiana ma, a memoria d’uomo, applicata forse due o tre volte e per situazioni marginali, mai comunque in tempi recenti. E’ come se la capacità di contare fino a tre si interrompesse quando i verbali arrivano negli uffici dei municipi. E lì non è più questione affidata alla responsabilità dei vigili. Loro devono solo accertare e verbalizzare. Il conteggio fino a tre, con un occhio al calendario per vedere che i tre casi siano avvenuti in uno stesso anni, spetta ad altri, ma misteriosamente si interrompe sempre sul due o non comincia proprio. Il rischio di corruzione, il giro di qualche mazzetta per poter proseguire con quelle pratiche evidentemente vietate, potrebbe allignare non necessariamente tra gli autori dei primi controlli. Una guardatina in uffici più lontani dalla strada potrebbe essere utile.

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