LaPresse/Alfredo Falcone

Gli Internazionali di tennis corrono

Gianluca De Rosa

Charme e denari: 67 milioni di indotto per la città di Roma, che li ospita fino al 21 maggio 

Non ci saranno i Giochi olimpici 2024, ma resteranno, si spera, gli Internazionali d’Italia, iniziati lunedì. La giunta che ha detto no alle “Olimpiadi del mattone”, ha, infatti, cementificato il rapporto tra la città e il più attraente torneo di tennis italiano: lo scorso 12 maggio, dopo anni di richieste, la Federtennis ha potuto estrarre il tabellone all’ombra del Colosseo (dentro l’anfiteatro, lo stesso giorno, Maria Sharapova e Tomas Berdych hanno palleggiato a favore di telecamera). Un gesto apprezzato dalla Fit, che in occasione del torneo, ha installato tre campi gratuiti nella periferia di Ponte di Nona.

    

Che l’amministrazione capitolina voglia tenersi stretti gli Internazionali è più che comprensibile, considerando che, mentre a Roma tutto è immobile, la manifestazione sportiva – da quando nel 2011 è diventata combined (con match maschili e femminili negli stessi giorni) – continua a crescere: se nel 2012 entravano al Foro italico 165.000 spettatori, nel 2016 è stato abbattuto il muro dei 200.000. Inoltre, secondo alcuni dati elaborati da X.Ite, il Centro di ricerca comportamenti e tecnologie della Luiss, tra il 2012 e il 2015 gli incassi sono passati da 6,2 milioni di euro a 10,5; mentre tra il 2013 e il 2016 il fatturato è quasi raddoppiato (da 18,5 a 30,4 milioni) e l’utile lordo triplicato (da 3,6 a oltre 10 milioni). Numeri raggiunti nonostante Federtennis avesse una relazione non proprio idilliaca con l’ex sindaco Ignazio Marino. Quando si dimise, il presidente Angelo Binaghi disse sarcasticamente: “Gioiamo per la Sanità di questo paese, che ritrova un chirurgo”.

   

Al culmine dei loro scontri, nell’ottobre 2015 (motivo del contendere, oltre al Colosseo, anche i parcheggi di fronte al Foro Italico e le navette per raggiungerlo), il numero uno della Federazione ha cominciato a minacciare il trasferimento del torneo a Milano. Effettivamente, se si guarda il Foro Italico dall’alto, ci si dimentica di essere a Roma e pare quasi di scorgere qualcosa del panorama meneghino: gru, cantieri, ogni anno una struttura nuova.

Ingegnere civile con un passato da tennista, Binaghi fa quadrare i conti, ma conserva l’audacia dell’atleta. Come presidente della Fit la sua più grande “follia, ben superiore rispetto a quella che sarebbe un eventuale spostamento a Milano” – parole sue – è stata la creazione nel 2008 di SuperTennis, un canale tv tematico, finanziato dalla Federazione. Un investimento rischioso, che ha però fatto appassionare, creando anche attesa intorno agli Internazionali. Attesa soprattutto per i campioni della racchetta, tutti presenti al Foro Italico. Quest’anno manca solo Federer, ma per lui Binaghi ha avuto la battuta pronta: “Tanto qui non ha mai vinto e io comunque sono da sempre tifoso di Rafa”, cioè Rafael Nadal.

    

Fa bene il presidente a non disperarsi: a Roma non è un campione a fare la differenza. “Quando si gioca a Madrid – commentano nell’ambiente – se non c’è Nadal in campo nessuno segue il match. A Roma, invece, ormai non c’è partita senza pubblico, numerosissimo e calorosissimo anche nelle arene minori”. Un successo che si misura anche in tweet: l’hastag IBI2016 ne ha prodotti 95.000, pochi rispetto al milione del Roland Garros, ma 30 volte superiori a quelli legati al 6 Nazioni.

 

Dalla ricerca condotta dalla Luiss emerge poi che la maggior parte dei contenuti che circolano sui social sono legati strettamente a Roma. “Eventi come questi possono generare un’enorme ricchezza – spiega il direttore del centro X.Ite, Michele Costabile – anche sul piano reputazionale, soprattutto se si considera che il pubblico del tennis è transnazionale e d’elitè”. Infatti chi si reca in maggio a Roma per un evento sportivo – secondo lo studio della Luiss – spende molto di più in città rispetto a un turista medio, generando un indotto complessivo di 67,3 milioni di euro.

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